Il primo anno di Mauricio Macri come presidente ha confermato il rafforzamento dell’agrobusiness. Più transgenici, benefici per gli imprenditori e strangolamento per i contadini e le popolazioni indigene. Le lotte si moltiplicano.
Esenzione di imposte a settori dell’agrobusiness. Disintegrazione dell’area dell’agricoltura familiare e mancanza di dotazioni di bilancio per i contadini. Approvazione di nuovi transgenici, promozione di una nuova legge sulle sementi (in linea con l’agrobusiness) e repressione. Il governo di Mauricio Macri ha impresso continuità e rafforzamenti rispetto al kirchnerismo e al modello agricolo. Ma contadini, popolazioni indigene e assemblee resistono.
Cinque giorni dopo aver assunto la presidenza, Mauricio Macri si è recato a Pergamino (Pampa Húmeda, la terra più sottoposta a tributi del paese) e ha annunciato l’eliminazione dei prelievi fiscali (imposta sull’esportazione) per i prodotti agricoli e la riduzione di cinque punti per la soia (scesa dal 35 al 30 per cento). Un beneficio miliardario per l’agrobusiness.
A capo della Segreteria dell’Agricoltura Familiare (SAF) è stato nominato Oscar Alloatti. È iniziato subito un processo di aggiustamento e di licenziamenti. Il sindacato (Associazione dei Lavoratori dello Stato, ATE) ha denunciato che sono stati licenziati oltre 250 tecnici che lavoravano nel settore dell’agricoltura familiare. Alla fine del 2016 il sindacato (ATE-SAF) ha dichiarato: “Il governo sta attaccando le politiche e i diritti dell’agricoltura familiare mediante la chiusura di programmi e di unità amministrative, tagli di bilancio, licenziamento di lavoratori e contenzioso”.
“Il glifosato è come acqua con sale”, ha affermato il ministro della Scienza, Lino Barañao nel 2009, in pieno kirchnerismo. Strenuo difensore dei transgenici, è stato confermato nel suo incarico dal presidente Macri. È stato confermato anche Martín Lema, direttore del settore Biotecnologia del Ministero dell’Agrobusiness, area chiave nell’approvazione dei transgenici. Nel 2016 il governo ha approvato sei nuovi transgenici di soia e di mais. Le imprese che ne hanno beneficiato sono state Syngenta, DrowAgroSciences, Pioneer e Monsanto.
In Argentina i transgenici si approvano sulla base di studi riservati effettuati dalle imprese che li producono.
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Foto ANRedCi sono state novità anche per quanto riguarda le sementi. Le imprese dell’industria agricola chiedono da anni una nuova legge sulle sementi che preveda le cosiddette “regalie estese” (non vogliono solo riscuotere nel momento della vendita, ma anche ogni volta che le sementi vengono riutilizzate). Ciò implica limitare “l’uso proprio” (pratica millenaria che consiste nel seminare, raccogliere e seminare nuovamente con le sementi ottenute).
Nell’aprile del 2016, Brett Begemann, massimo esponente di Monsanto, si è recato dagli Stati Uniti a Buenos Aires per incontrare il ministro dell’Agrobusiness, Ricardo Buryaile. Ha chiesto la riscossione delle regalie. L’agenzia ufficiale Telam ha segnalato che i punti fondamentali della riunione sono stati “la necessità di rendere trasparente il mercato delle sementi e il pagamento di quello che si deve pagare per la tecnologia”.
In ottobre, il Ministero dell’Agribusiness ha annunciato: “Il progetto di legge sulle sementi è stato presentato al Congresso Nazionale”. Ha affermato che si è cercato “di garantire la ricerca, la tecnologia e la produttività”. Il Ministero ha sottolineato che “a partire dallo Stato Nazionale si è lavorato con tutti gli attori del settore pubblico e privato per ottenere i consensi necessari, con l’obiettivo di regolarizzare il mercato delle sementi”.
Non sono stati convocati le organizzazioni di contadini, le popolazioni indigene, gli accademici critici verso il modello, i consumatori, né si è sentito il loro parere. Una cinquantina di organizzazioni sociali, contadine e ambientaliste e settori accademici forma la Multisettoriale contro la legge Monsanto sulle sementi. “Esprimiamo nuovamente il nostro energico rifiuto di qualsiasi modifica della legge vigente”, segnala il documento emesso il 18 ottobre. Per coloro che credono che si tratti solo di un dibattito tra imprese e settori dell’agrobusiness, la Multisettoriale ha ricordato un fatto basilare: “Chi controlla le sementi, controlla l’alimentazione”.
Infine, il progetto di legge non è stato discusso nel Congresso Nazionale, ma il governo ha annunciato che nel 2017 proverà ad approvarlo.
Dal 10 dicembre del 2015, quando è stato eletto Macri, è cambiato il contesto per alcune organizzazioni di contadini. Il Movimento Nazionale Contadino Indigeno (MNCI) e l’Assemblea Contadina Indigena del Nord Argentina (ACINA) facevano parte della gestione della Segreteria dell’Agricoltura Familiare del kirchnerismo. C’erano anche buon dialogo e raccordo con il Fronte Nazionale Contadino (FNC) e con settori del Movimento Agroecologico dell’America Latina e dei Caraibi (Maela).
“Le decisioni politiche del governo stanno danneggiando gravemente il settore”, si afferma nel documento firmato, tra gli altri, da ACINA, MNCI, Forum Nazionale dell’Agricoltura Familiare (Fonaf), Movimento Contadino Liberazione (MCL), Unione Argentina dei Pescatori Artigianali (UAPA) e Maela, lo scorso settembre.
Hanno messo in discussione la riduzione dei prelievi fiscali per i prodotti dell’agrobusiness (come la soia e il mais) e hanno denunciato la mancanza di politiche per il settore contadino. Le organizzazioni hanno chiesto la regolamentazione urgente della Legge 27.118 (dell’agricoltura familiare). “È di estrema urgenza che si prendano misure con fondi specifici per far fronte alle necessità dei nostri produttori”, hanno dichiarato i contadini.
Il governo nazionale, come il kirchnerismo, promuove l’avanzamento dell’agrobusiness su nuovi territori (oggi in mano a contadini e a popolazioni indigene). I tentativi di sfratto e la violenza si ripetono in tutto il paese. In Province come Misiones, Salta, Formosa, Chaco, Santiago del Estero, Santa Fe, Tucumán e Mendoza, tra le altre, vi sono continue situazioni violente causate da imprenditori del settore dei transgenici.
Le resistenze nei confronti dell’avanzamento delle attività estrattive (agrobusiness, minerarie, petrolifere, forestali) in Argentina sono quotidiane. Due risultati fondamentali: nella provincia di Córdoba (nel centro del paese), dopo quattro anni di lotte, Monsanto, che cercava di costruire il suo maggior impianto di mais transgenico del continente, è stata espulsa. Con un blocco comunitario di oltre due anni (che ha impedito il passaggio dei veicoli dell’impresa) mezza dozzina di repressioni e contenziosi, alla fine la multinazionale ha venduto il suo fondo agricolo e ha subito la sua sconfitta maggiore nel paese.
L’altro risultato: nel maggio del 2016 ha preso forma la Rete Nazionale dei Municipi e delle Comunità che promuovono l’agroecologia (Renama), uno spazio che riunisce esperienze agroecologiche (da quelle piccole a quelle di grandi dimensioni), produttori, organizzazioni sociali e accademici. Eduardo Cerdá, uno dei promotori, ha manifestato la propria soddisfazione per il passo in avanti: “I produttori sono coscienti dei limiti dell’agrobusiness, degli alti costi, dei problemi che genera, sia per la salute sia per l’ambiente. L’agroecologia è un modello vincente che ha fornito numerose prove del fatto che produce più alimenti, migliori, e a un costo inferiore”.
Traduzione dallo spagnolo di Gabriella Broccoli tramite la piattaforma Trommons