E’ partita dalla Germania una petizione contro la privatizzazione dell’acqua in Grecia. Si può firmare online sulla piattaforma di Wemove in inglese, francese, greco e tedesco ai link sottostanti. Chiediamo la massima diffusione. Si tratta di un tentativo per cominciare il nuovo anno con un’azione che mostri che non ci arrendiamo e che siamo solidali con i nostri amici greci.
DE: https://weact.campact.de/petit
Il testo della petizione in italiano
A Wolfgang Schäuble, ministro delle finanze del Repubblica Federale Tedesca,
A Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione Europea
Non privatizzate l’acqua della Grecia
Chiediamo alla Commissione europea di mantenere la promessa di non privatizzare i servizi idrici.
Alla Commissione europea e al Governo federale tedesco chiediamo di non imporre alla Grecia di privatizzare l’acqua nell’interesse dei grandi gruppi economici e contro la volontà del popolo greco.
Chiediamo la pubblicazione e la diffusione di tutti i rapporti scritti e dei verbali relativi alle trattative orali tra il governo greco e le istituzioni europee riguardo al trasferimento ai superfondi di EYDAP e EYATH le due grandi aziende idriche di Salonicco e di Atene.
La gente è indignata e il movimento di lotta sta crescendo. “L’acqua è un diritto umano. L’acqua è un bene comune, non una merce”: di fronte a questo appello firmato da 2 milioni di cittadini nel 2013, l’UE aveva escluso l’acqua dai suoi progetti di privatizzazione, ma non nei Paesi del sud dove la troika preme sui poteri pubblici perché privatizzino comunque i servizi idrici. Così il parlamento greco, per poter ricevere i prossimi aiuti, ha dovuto accettare il trasferimento delle grandi aziende idriche EYDAP e EYATH al nuovo superfondo per le privatizzazioni controllato dai creditori. Ciò significa che le istituzioni europee tentano nuovamente di privatizzare l’acqua in Grecia.
Nel 2014, il popolo greco era riuscito a fermare quel progetto. A Salonicco, un Referendum contro la privatizzazione del servizio idrico aveva ottenuto 213.508 voti, oltre il 98% dei votanti. A seguito di un ricorso, il Consiglio di Stato greco aveva dichiarato incostituzionale la privatizzazione dell’acqua, in quanto il servizio idrico risponde ai bisogni vitali del cittadino, che lo Stato deve tutelare. Ma questo diventa impossibile se il servizio di approvvigionamento idrico diventa di proprietà delle multinazionali. Lo dimostrano i numerosi esempi in tutta Europa dove la privatizzazione ha comportato il peggioramento dei servizi e l’aumento delle bollette.
Un aumento delle bollette in Grecia significherebbe che gran parte della popolazione non avrebbe più, o non abbastanza, accesso all’acqua. A tutt’oggi le tariffe sono ancora scaglionate secondo criteri sociali e tengono conto della situazione economica degli utenti. E l’acqua non viene tolta alle persone che hanno perso tutto a causa della crisi e della radicale politica di austerità, perché l’acqua è un bisogno vitale. I grandi gruppi come Suez e Veolia interessati all’acqua in Grecia, hanno già denunciato che il suo prezzo è troppo basso.
Il deterioramento dei servizi, unito all’aumento delle tariffe dell’acqua in seguito alla privatizzazione, sono la ragione che ha mosso molti Comuni in Paesi diversi a compiere ogni sforzo per rimunicipalizzare i servizi idrici. Gli esempi più recenti sono quelli di molte città di Francia e Spagna che erano state anch’esse costrette dalla troika ad applicare questa politica disastrosa e avevano subìto aumenti fino al 400% dei prezzi. La Slovenia, a sua volta, si è premunita inserendo l’acqua come bene pubblico nella sua Costituzione, mettendola così al riparo dalla privatizzazione.
Berlino è stata una delle prime città europee ad essere obbligata a rinunciare alla privatizzazione su pressione dei suoi abitanti. A Berlino, i poteri pubblici erano rimasti proprietari del 51% del capitale, ma accordi segreti garantivano ai soci privati profitti enormi per 30 anni. Risultato: aumento delle tariffe.
Berlino è un buon esempio del successo che si può ottenere con la lotta.
Sosteniamo la lotta del popolo greco.
In adesione alla Rete di solidarietà con la Grecia
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