“Le punizioni non possono contraddire i valori della nostra società. Nella famiglia tradizionale russa le relazioni genitore-figli sono costruite sull’autorità dei genitori, quindi le leggi devono adattarsi”. Dopo queste parole, mercoledì scorso la Duma ha votato in prima lettura con 368 sì, un no e un’astensione, un disegno di legge che decriminalizza la violenza domestica, rendendola solo un illecito amministrativo. Provvedimenti penali sarebbero previsti solo nel caso in cui un abuso fosse ripetuto almeno due volte nel giro di un anno, e ovviamente solo nel caso in cui la persona che ha commesso l’abuso venisse ritenuta colpevole. Se dovesse passare anche la seconda lettura, il testo diventerà legge.
Chi è l’autrice della legge
A presentare il ddl è una figura politica ben nota alla comunità arcobaleno russa. Si tratta di Yelena Mizulina, legislatrice di stampo ultra-conservatore nota non solo per aver presentato ed introdotto la famigerata legge “anti-propaganda gay” pochi anni fa, ma anche per aver accusato diversi oppositori della suddetta legge di essere “membri di lobby pedofile”. Ufficialmente deputata di un partito di opposizione, Mizulina è a capo della Commissione Parlamentare sulla Famiglia, le Donne e i Bambini e non sembra avere problemi con il premier Putin, con cui ha lavorato moltissimo negli ultimi anni, riuscendo a portare a termine molti dei suoi progetti.
Tra questi l’approvazione di una legge che limita l’uso di internet impedendo l’accesso a siti critici con il governo bollati come pedofili e/o che trattano di droga e/o illegali. La sessantaduenne, madre di due figli, antidivorzista e antiabortista, si è più volte schierata contro l’aborto, dicendo che gli unici casi in cui lo ritiene ”comprensibile” e ”non tassabile” sono quelli terapeutico o successivi a uno stupro. Yelena Mizulina, inoltre, auspica la messa al bando della gestazione per altri e nel 2012 ha proposto una tassa sul divorzio, incoraggiato la crescita delle famiglie multigenerazionali e nel 2014 ha cercato di fare in modo che tutte le donne fertili non potessero accedere agli studi universitari senza prima aver concepito. Tutto questo per far fronte ad una futura crisi demografica.A presentare il ddl è una figura politica ben nota alla comunità arcobaleno russa. Si tratta di Yelena Mizulina, legislatrice di stampo ultra-conservatore nota non solo per aver presentato ed introdotto la famigerata legge “anti-propaganda gay” pochi anni fa, ma anche per aver accusato diversi oppositori della suddetta legge di essere “membri di lobby pedofile”. Ufficialmente deputata di un partito di opposizione, Mizulina è a capo della Commissione Parlamentare sulla Famiglia, le Donne e i Bambini e non sembra avere problemi con il premier Putin, con cui ha lavorato moltissimo negli ultimi anni, riuscendo a portare a termine molti dei suoi progetti.
La reazione delle associazioni femministe e per i diritti umani
Tornando alla depenalizzazione della violenza domestica, Mizulina ha spiegato così la sua motivazione: “Non si può sbattere qualcuno in galera per due anni e marchiarlo a vita come un criminale per un ceffone”. Immediata la reazione da parte di femministe ed attivisti per i diritti umani. “I nostri politici credono davvero che una semplice multa possa funzionare da deterrente e rimettere a posto le statistiche? Saranno responsabili di ancora più vittime!” ha dichiarato l’attivista Alyona Popova. I numeri sono sconvolgenti. Secondo fonti del governo russo, il 40 per cento dei crimini violenti avvengono in famiglia. Sono ben 36000 le donne picchiate ogni giorno dal loro partner e 26000 i bambini aggrediti o abusati dai loro genitori ogni anno.