I veri illegali sono i dominanti

 

Gli « immigrati » sono una opportunità (dichiarazione recente del sindaco di Danzica). I « migranti » sono una risorsa (sindaco di Machelen, Belgio). Il che è vero. Eppure, la grande maggioranza delle classi dirigenti dell‘UE (Unione europea) non li vuole. Anzi i nostri responsabili politici fanno a gara per  rinviare nei loro  paesi d’origine o altrove tutti coloro che ( li chiamano « illegali ») sono riusciti ad entrare in Europa in  questi ultimi anni. A tal fine, stanno spendendo miliardi di euro (vedi  l‘accordo infame con la Turchia) !

Perché  l’Europa non è più una terra di accoglienza, una società aperta ai movimenti delle persone allorché oggi ancora i dominanti europei non fanno che esaltare i valori faro cristiani, socialisti, liberali e solidaristici della civiltà europea ? Il razzismo, il classismo, la xenofobia non sono la causa del rigetto massiccio degli (im)migranti, ma il risultato? Come spiegare che in un mondo che si dice globalizzato in tutti i campi e accetta, indipendentemente  dalla diversità delle classi sociali e dei popoli, una globalizzaione delle condizioni di vita (si pensi all’automobile, al computer, al cellulare, alla tablette, alla TV, all’anglomaericano,  all’aereo, ai medicinali, ai droni, ai centri commerciali di Dubai, di Shangai, alle saghe di Harry Potter, delle Stars Wars….) ci sia un tale rigetto dell’altro ?

Quali sono le cause del rigetto dell’altro ed in particolare degli (im)migranti ? 

Il fatto è che le due ultime generazioni dei gruppi sociali al potere nei paesi occidentali ed occidentalizzati non credono più ( a differenza di quelli della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dell’ONU, 1948) che tutti gli esseri umani sono uguali in dignità e rispetto al diritto di e della vita. Da una quarantina di anni hanno teorizzato ed imposto una visione  e pratiche sociali collettive del mondo presente e del divenire dell’umanità articolate sui seguenti « principi » :

  • Il livello di benessere e modo di vita raggiunto dalle società occidentali è irriversibile e irrevocabile. Si tratta di un grande progresso umano sotto tutti i punti di vista. Il suo mantenimento e miglioramento deve restare il principale obiettivo della crescita economica e dell’innovazione del XXI° secolo;
  • detto obiettivo deve però fare i conti con il carattere finito, limitato, delle risorse naturali disponibili della Terra. Se tutti gli abitanti del pianeta dovessero raggiungere il livello di benessere degli occidentali, ci sarebbe bisogno delle risorse di 5-6 pianeti Terra, il che è impossibile. Allo stato attuale delle risorse, il tentativo della universalizzazione del benessere e del modo di vita occidentali porterebbe ad una grande catastrofe ambientale planetaria. La soluzione mirante a ridurre il benessere è «inaccetabile », perché non si può, dicono,  fare marcia indietro ed andare contro il progresso. Si può, invece, tentare  di ridurre l’intensità dell’impatto ambientale negativo della crescita economica,  grazie soprattutto alle nuove tecnoscienze, in particolare nel campo della produzione, distribuzione, consumo e riciclaggio dei beni e servizi e della gestione della finanza, la cosidetta « governanza ». Da qui le tesi sullo « sviluppo sostenibile » di cui, però,  i dominanti sono riusciti ad imporre che la crescita economica  (detta « verde ») resta la condizione necessaria ed indispensabile;
  • la soluzione sopraddetta comporta dei costi notevoli sul piano economico-finanziario e non elimina la corsa e la competitività per l’accaparramento, il controllo e l’uso delle risorse disponibili che vedono  soprattutto in rivalità fra loro i gruppi sociali dotati delle risorse cognitive, finanziarie e di potere necessarie per partecipare alla inevitabile  lotta per la sopravvivenza e la propria sicurezza. « Only the strong will survive », è il motto più diffsuo negli Stati uniti. Inevitabilmente ci saranno i vincitori (in numero ristretto) ed i perdenti (grandi numeri).Ed i vincitori non potranno prendere sulle loro spalle tutte le pene dei perdenti. A quest’ultimi toccherà la responsabilità di battersi per uscire dalla sconfitta;
  • più la vita si tecnologicizza più essa si trasforma soprattutto in dominio delle cose. Ogni forma di vita (l’acqua, l’energia, i semi, la conoscezna….) è merce. Pertanto, l’obiettivo della sopravvivenza e della propria sicurezza passa dalla disponibilità di un forte potere d’acquisto. La vita si acquista comprandola.

In linea con queste concezioni, non è sorprendente che nel tempo di due generazioni, i dominanti siano riusciti a far accettare dai più l’idea che i diritti umani, concretamente, non sono gratuiti né universali. I diritti si meritano.

Essi comportano dei costi, sovente elevati a causa della complessità degli strumenti tecnologici, e tocca quindi ai beneficiari dell’accesso ai beni e servizi strumentali ai diritti, di coprirli, pagarli, in funzione della utilità che ne ricevono e della quantità/qualità usate. Inevitabilmente, la mercificazione della vita conduce all’esclusione dei perdenti cioé di coloro che non sono riusciti nella loro vita ad acquisire  un adeguato potere d’acquisto. Così, « non ce la fanno », e  « cadono » nei processi d’impoverimento, sono esclusi.

L’esclusione significa che coloro che non ce l’hanno fatta  diventano « migranti » nel loro stesso paese, sono messi fuori dalla società, espulsi, dal campo di vita e di partecipazione delle loro stesse « comunità » in uno stato di incertezza, di precarietà e di insicurezza e « migrano » alla ricerca di soluzioni forzatamente aleatorie, provvisorie. Prima di diventare immigranti sono già migranti.

Da perdenti ad esclusi e poi  migranti  ed espulsi dal presente e dal futuro i migranti diventati immigranti sulla Terra, sono trattati come degli  « illegali » perché i vincitori non esitano a creare attorno a loro muri, frontiere, separazioni di ogni genere  per «proteggersi » dal contatto con gli esclusi e gli espulsi. Si pensi alle migliaia di « gated cities » create dai vincitori in tutte le grandi città del mondo.

In verità, la legalizzazione della brevettabilità del vivente,  la privatizzazione  di tutti i beni comuni e servizi pubblici essenziali ed insostituibili per la vita ed il vivere insieme e la libertà totale accordata alla finanza speculativa (paradisi  fiscali, segreto bancario, scandali e  criminalità finanziaria nel commercio delle armi…) imposte dalle due ultime generazioni di dominanti hanno « legalizzato » il furto della vita e l’espulsione di centinaia di milioni di contadini e di operai dalla cittadinanza effettiva nel quadro di un sistema economico che, per definizione, esclude ed uccide i perdenti, non solo  socialmente.

I veri illegali sono i dominanti. Essi sono dei fuorilegge.

Siamo entrati in una fase storica di inevitabile resistenza e ribellione contro i dominanti,  come dimostrato per l’ennesima volta in questi giorni dal rinnovato accanimento della troika europea, in nome del denaro (dei creditori),  contro lo « sconfitto » popolo greco.

In Italia, «  illegali » sono tutti coloro che, al vertice del potere politico  oggi, come da cinque anni a proposito dei referendum sull’acqua nel 2011, non hanno rispettato i risultati del referendum costituzionale riportando al potere, indegnamente, un governo già spergiuro nei confronti della Costituzione italiana e  fondato su basi « illegali » perché incostituzionali  secondo la Consulta.

I dominanti sanno rubare il tempo e lo spazio  della vita degli altri. A noi cittadini spetta  riconquistare il tempo e lo spazio della vita per tutti gli abitanti della Terra, in  tutti i luoghi,  con una lotta chiara, nonviolenta e senza compromessi.