Amnesty International ha chiesto ai capi di stato e di governo dell’Unione europea di impegnarsi ad agire concretamente per salvare vite umane e ridare valore alla dignità delle persone. L’appello è stato lanciato alla vigilia del vertice di Bruxelles, mentre l’accordo con la Turchia tende a sfumare e oltre 16.000 rifugiati languono in condizioni agghiaccianti sulle isole greche.
L’organizzazione per i diritti umani ha proposto ai leader dell’Unione europea sei azioni pratiche, a partire dal trasferimento dei richiedenti asilo dalle isole greche verso la terraferma, dove le loro richieste d’asilo possano essere esaminate in vista di un’ulteriore ricollocazione all’interno dell’Unione europea.
“I leader europei vogliono tenere migranti e rifugiati sulle isole greche, lontano dagli occhi e dunque dalle preoccupazioni. Ma con l’arrivo dell’inverno, ignorarli significherà mettere a rischio la loro dignità e le loro stesse vite” – ha dichiarato Iverna McGowan, direttrice dell’ufficio di Amnesty International presso le istituzioni europee.
“Le misure per alleviare la loro sofferenza sono di fronte a noi, ma ciò che manca è la volontà politica. Se i leader europei non cambieranno atteggiamento, il pessimo approccio al numero, assolutamente gestibile, delle persone arrivate alla frontiera europea sarà ricordato nella storia come una macchia sulla nostra coscienza collettiva” – ha aggiunto McGowan.
Le condizioni di accoglienza sulle isole greche sono pericolose, a tal punto che recentemente una donna e un bambino sono morti per l’esplosione di una bombola a gas. Migranti e rifugiati, inclusi bambini e famiglie vulnerabili, dormono in tende esposte al freddo e alla pioggia, senza servizi igienico-sanitari adeguati a disposizione e nella costante paura di attacchi razzisti o di altre forme di violenza, compresa quella di genere.
Alcuni rifugiati si trovano sulle isole greche da parecchi mesi senza avere accesso a una procedura d’asilo. Altri hanno optato per il ritorno “volontario” solo per porre fine alla situazione in cui si trovavano e all’incertezza sul loro futuro. Amnesty International ha anche documentato casi di rifugiati rimandati indietro contro la loro volontà, nonostante avessero espresso l’intenzione di chiedere asilo.
Sebbene secondo la legislazione europea abbiano diritto alla riunificazione familiare, alcuni rifugiati non riescono a riunirsi alle loro famiglie che si trovano già in altri paesi dell’Unione europea. La Commissione europea sta spingendo perché queste persone siano rimandate in Turchia e da lì cerchino la riunificazione familiare allo scopo apparente di aumentare il numero delle persone rimandate in Turchia sulla base dell’accordo tra questo paese e l’Unione europea.
Queste sono le sei proposte di Amnesty International ai leader dell’Unione europea:
1. trasferire immediatamente migranti e richiedenti asilo dalle isole greche alla terraferma;
2. accelerare le ricollocazioni e le riunificazioni familiari in modo da favorire i trasferimenti verso altri paesi dell’Unione europea;
3. assicurare la rapida registrazione dei richiedenti asilo bloccati sulle isole greche;
4. istituire percorsi legali e sicuri, compreso un programma su ampia scala di reinsediamenti dalla Turchia;
5. aiutare la Turchia a sviluppare un sistema d’asilo;
6. porre fine ai ritorni in Turchia sulla base dell’accordo tra questo paese e l’Unione europea.
“Il costo umano dell’accordo tra Unione europea e Turchia è un monito contro futuri accordi con altri paesi. Eppure ne vengono firmati di nuovi ogni settimana, con scarsa attenzione per i costi in termini di vite umane e per gli stessi valori dell’Unione europea” – ha commentato McGowan.
“Rimandare i richiedenti asilo oltre la frontiera europea e delegare ad altri paesi le responsabilità producono un solo risultato: mettere a rischio i diritti umani e ignorare volutamente le ragioni per cui le persone fuggono dai loro paesi” – ha concluso McGowan.
La cattiva gestione degli arrivi di migranti e rifugiati si ripete anche in Italia, dove migliaia di persone sopravvissute a viaggi pericolosissimi vengono registrate attraverso l’approccio hotspot, portando a una serie di violazioni di diritti umani, documentate nel rapporto di Amnesty International “Hotspot Italia: come le politiche dell’Unione europea portano a violazioni dei diritti di rifugiati e migranti”. Tra le violazioni di questo approccio, la progressiva erosione del diritto a chiedere asilo e le espulsioni senza che le istanze individuali siano state debitamente valutate. Questo mette le persone a rischio concreto di persecuzione, come nel caso del rimpatrio forzato di 40 sudanesi ad agosto.