L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) si è rivolta all’Alto Commissario per i Rifugiati dell’ONU Filippo Grandi affinché si adoperi con il Primo ministro indiano Narendra Modi per l’accoglienza e la tutela di tre profughi uiguri fuggiti dalla Cina. Arrestati nel giugno 2013 nelle montagne del Kashmir, i tre Uiguri sono stati accusati di essere entrati illegalmente nel paese e di spionaggio e sono stati condannati a 18 mesi di carcere. La maggior parte degli Uiguri non riesce a ottenere il passaporto dalle autorità cinesi per cui non hanno alcuna possibilità di entrare legalmente in un altro paese. Dopo aver scontato la loro pena Abdul Khaliq, Abdul Salam e Adil hanno trascorso altri due anni in carcere sulla base della discussa legge sulla sicurezza indiana (Public Safety Act). Nel maggio 2016 il Ministero degli interni indiano ha ordinato la loro espulsione verso la Cina senza peraltro aspettare che fosse valutata la loro richiesta di asilo inoltrata presso il tribunale dello stato indiano di Jammu e Kashmir.
L’APM chiede che i tre profughi vengano accolti per motivi umanitari. La situazione di molti profughi uiguri è drammatica, soprattutto in Asia. Per motivi politici ed economici molti paesi asiatici rifiutano l’asilo politico agli Uiguri oppure hanno iniziato ad espellere i profughi già presenti sul loro territorio. La Tailandia per esempio, ha annunciato l’espulsione di 70 profughi uiguri. Tornati in Cina i profughi uiguri sono in pericolo di vita.
Per l’APM è scandaloso che nonostante le massicce persecuzioni in atto in Cina contro gli Uiguri i profughi vengano espulsi e rimandati a casa.
Nel giugno 2015 la Tailandia ha rimpatriato 109 Uiguri in Cina. Molti di questi sono stati arrestati all’arrivo, diversi sono stati torturati in carcere e costretti a “confessare” davanti a delle telecamere e qualcuno è stato condannato a morte.