L’Europa dovrebbe sostenere la pace, non dare sussidi all’industria delle armi!
Finora, i beni di natura militari sono stati esclusi dalle linee di bilancio dell’UE. Una situazione che sta per cambiare: l’obiettivo a lungo termine è quello di configurare una vera e propria programma europeo di ricerca per la Difesa del valore 3,5 miliardi di euro nel periodo 2021-2027.
Poiché il Bilancio dell’UE è rigido ciò comporterà in automatico drastici tagli a scapito di altre linee di finanziamento di natura civile. Inoltre il primo obiettivo dichiarato di queste sovvenzioni è quello di preservare la competitività dell’industria delle armi e la sua capacità di esportare all’estero, anche in Paesi che contribuiscono all’instabilità e prendono parte a conflitti armati come ad esempio l’Arabia Saudita.
È possibile interrompere questo processo ora!
Ci rivolgiamo ai Parlamentari Europei chiedendo di fermare l’inclusione della ricerca dell’industria bellica nel bilancio dell’UE. I fondi comunitari non dovrebbero in alcun modo andare all’industria degli armamenti ma piuttosto a progetti di sviluppo di metodi nonviolenti di risoluzione e prevenzione dei conflitti, in particolare affrontando le cause basilari dell’instabilità mondiale come il cambiamento climatico.
Durante il voto in prima lettura plenaria sul Budget UE in programma il 26 ottobre ai Parlamentari Europei verrà chiesto di decidere su un cambiamento di paradigma fondamentale che potrebbe modificare il percorso storico dell’Unione: accettare o rifiutare una militarizzazione del bilancio dell’UE.
Due numeri illustrano concretamente questo cambiamento alle porte:
1) la proposta di trasferire entro il 2020 circa 100 milioni di euro dallo “Strumento di cooperazione allo sviluppo”(DCI) allo “Strumento per la stabilità e la pace” a supporto di azioni di “Capacity Building a sostegno della sicurezza e lo sviluppo”; in pratica ciò significa utilizzare fondi prima destinati allo sviluppo per attività di natura militare in paesi del Sud del mondo
2) la proposta di un’azione preparatoria per la ricerca della difesa per un finanziamento diretto alla ricerca dell’industria delle armi (90 milioni di euro per 2017-2019), aprendo la strada ad un programma di ricerca complessivo di 3,5 miliardi nel periodo 2021-2027
Non c’è dubbio che la sicurezza oggi sia una sfida importante e che l’UE abbia un ruolo fondamentale da svolgere in merito. Ma le minacce alla sicurezza sono multi-fattoriali e le soluzioni che l’UE può proporre devono essere chiaramente la missione fondamentali di Pace dell’UE (in coerenza con il budget a disposizione e la quota di competenze tra l’UE e gli Stati membri)
In altre parole, la questione si dovrà rispondere con il vostro voto è la seguente: la militarizzazione del bilancio dell’UE, senza alcun aumento della dotazione globale né alcuna strategia di difesa comune concordata, è una buona risposta alle sfide della sicurezza?
In particolare la proposta di un’azione preparatoria sulla ricerca di difesa (tecnicamente voce 02 04 77 03 in fase di progetto di bilancio per il 2017 25 milioni di euro) solleva una serie di problemi gravi. In particolare i sostenitori di questa proposta hanno ripetutamente dichiarato che non ci sarà una parallela riduzione dei bilanci nazionali per la ricerca militare, e gli Stati membri sono ancora vincolati dai loro impegni a livello NATO; in tali condizioni, non vi è alcuna garanzia su come saranno spesi i soldi e che i progetti da finanziare avranno un vero e proprio valore aggiunto per l’UE.
Noi ne dubitiamo molto e riteniamo invece che occupazione e crescita possano essere ugualmente sostenuti investendo in settori cruciali quali l’ambiente e le energie rinnovabili, con soluzioni concrete per la riconversione di posti di lavoro e impianti di produzione oggi connessi al militare. Non può quindi essere sensata una giustificazione economica alla sovvenzionare dell’industria degli armamenti, che non è considerabile come una “normale attività” industriale.
Normalmente il Parlamento Europeo non ha alcuna voce sulla politica di sicurezza, ma il voto di oggi è invece una grande opportunità per influenzare il dibattito sulle questioni di difesa comune.
Tutte le nostre organizzazioni per la pace invitano dunque a non firmare un assegno in bianco per una militarizzazione del bilancio dell’UE, in particolare vista l’assenza di un approfondito dibattito politico vero e proprio a riguardo.
Pertanto chiediamo di respingere la proposta di un’Azione Preparatoria sulla ricerca della difesa nel voto del 26 ottobre, perché riteniamo che tale scelta non contribuirebbe ad aumentare la sicurezza dei cittadini dell’UE né a migliorare le capacità militari dell’Unione europea, ma sarà semplicemente una forma di sovvenzione industria delle armi al di fuori di ogni strategia coerente.