Mercoledì pomeriggio 5 ottobre 2016, la Marina militare israeliana ha intercettato e abbordato la Women’s Boat to Gaza, la barca al-Zaytouna-Oliva diretta a Gaza per rompere un ingiusto e illegale assedio contro 1,8 milioni di Palestinesi che vivono nella Striscia, e la sta portando nel porto di Ashdod.
La barca era composta soltanto da donne, 13 pacifiste tra attiviste, parlamentari europee e arabe, intellettuali e artiste di tutto il mondo – comprese una ex colonnello e diplomatica Usa, Ann Wright, e la premio Nobel Mairead Corrigan Maguire.
La missione, la quarta della coalizione internazionale della Freedom Flotilla per Gaza, era partita da Barcellona, aveva fatto sosta in Corsica e in Sicilia, dove aveva raccolto un vasto sostegno internazionale, e avrebbe dovuto arrivare al porto di Gaza questa sera, mercoledì.
Secondo i tweet della Women’s Boat to Gaza, la barca è stata circondata dalle forze navali israeliane, e il capitano, l’ex col. USA Ann Wright, è stato costretto a virare di bordo prima di entrare nelle acque di Gaza occupate da Israele.
Le 13 attiviste sono state sequestrate dai soldati israeliani e verranno trattate come clandestine ed espulse.
Come tutte le missioni della Freedom Flotilla, anche questa ha tentato di rompere l’assedio alla Striscia di Gaza, che dura ormai da 10 lunghi anni, cioè da quando, nel gennaio 2006, il movimento Hamas vinse regolari e democratiche elezioni. Israele impose il blocco totale alla Striscia per punire la popolazione palestinese per la scelta elettorale.
Da allora, i Palestinesi gazawi vivono in una prigione a cielo aperto, la più grande al mondo, senza poter uscire dai propri confini, ridotti alla fame e a morire per le malattie e le ferite inflitte da ben tre guerre israeliane – Piombo Fuso, 2008-2009, Colonna di Nuvole, 2012, Margine Protettivo, 2014 – che provocarono migliaia di morti, feriti e disabili permanenti.
Va sottolineato che, secondo le ultime statistiche ONU, l’80% della popolazione dipende totalmente dagli aiuti umanitari e la disoccupazione ha superato il 43%.
Pertanto, condanniamo fermamente questo nuovo atto di pirateria internazionale perpetrato da Israele al largo delle coste di Gaza,
chiediamo al governo e ai parlamentari italiani e a quelli europei di intervenire immediatamente per fermare tali politiche e azioni illegali,
chiediamo la fine dell’embargo, del blocco e la riapertura di tutti i valichi, compreso quello egiziano di Rafah, e l’ingresso di materiali per la ricostruzione, alimenti, medicine e strumentazioni mediche.
Roma, 5 ottobre 2016
Associazione dei Palestinesi in Italia – API