Nel mezzo della crisi globale che ha costretto un numero senza precedenti di persone a lasciare le loro case, i cittadini chiedono al governo britannico di aprire le porte a chi ha bisogno di aiuto.
Di Jon Queally, autore per Common Dreams
In contrasto con l’ondata di xenofobia che negli ultimi anni ha sconvolto parti dell’Europa, sabato 17 settembre migliaia di persone hanno manifestato nel centro di Londra per chiedere al governo di fare di più per aiutare chi è costretto a lasciare la propria terra a causa delle guerre infinite in Medio Oriente e delle crisi economiche in Africa e non solo.
Con il messaggio generale di “Refugees Welcome,” molti dei 30.000 partecipanti portavano cartelli che dicevano “Siamo con voi”, “No all’islamofobia, no alla guerra”, “La sicurezza è un diritto umano” e “Nessun essere umano è illegale”.
Nonostante un fervore xenofobo e nazionalista sia stato in alcuni luoghi la risposta al flusso di rifugiati, Kate Allen, direttrice di Amnesty International Regno Unito, ha spiegato che lo scopo della marcia di sabato, oltre ad applicare una pressione politica, era quello di “mostrare che la gente comune in Gran Bretagna ha a cuore la sorte dei rifugiati.”
Organizzata da Amnesty, Refugee Action e altri gruppi, la manifestazione si è svolta due giorni prima del summit in programma alle Nazioni Unite a New York per affrontare la crisi umanitaria che vede masse di rifugiati giunte in Europa per fuggire alle guerre in Medio Oriente, con una grande percentuale di siriani, oltre a tutti quelli che compiono la pericolosa traversata del Mediterraneo dal Nordafrica.
Secondo le stime dell’agenzia ONU per i rifugiati, solo quest’anno 300.000 persone hanno attraversato il Mediterraneo dirette in Europa. Di queste oltre 3.200 sono morte o disperse e decine di migliaia rimangono bloccate in Grecia in condizioni terribili.
Secondo Allen la risposta del governo conservatore è stata assolutamente inadeguata, ma molti cittadini britannici si sono impegnati attivamente per aiutare chi ne aveva bisogno. “Nonostante l’inerzia del governo rispetto alla crisi dei rifugiati, le comunità locali hanno preso in mano la situazione e fatto il possibile per sostenere i profughi. Alcuni hanno organizzato campagne perché i loro consigli accogliessero i rifugiati, raccolto fondi e tenuto corsi di inglese, altri hanno portato provviste a Calais o sono partiti come volontari per i campi profughi in Grecia.”
Come mostra questo video realizzato dagli organizzatori della manifestazione, l’appello alla solidarietà verso i rifugiati arriva da ogni parte:
https://www.youtube.com/watch?list=UULrRKar9IJI__n5Rtbhagsw&v=MpVFLQrniW0
Secondo quanto riferito dall’Indipendent, la manifestazione si è tenuta un anno dopo che 100.000 persone erano scese in strada a Londra per chiedere al governo di accogliere un maggior numero di richiedenti asilo, dopo l’ondata internazionale di indignazione per la morte di Alan Kurdi, un bimbo siriano di tre anni affogato nel tentativo di raggiungere la Grecia.
Il gruppo Solidarity With Refugees ha dichiarato che la manifestazione di sabato aveva l’obiettivo di “mostrare al nostro governo e al mondo che la Gran Bretagna è pronta ad accogliere più rifugiati.”
“Il Regno Unito dovrebbe dare l’esempio e lavorare con altri stati per fornire ai rifugiati vie sicure e legali per ottenere l’asilo, mettendo fine agli affari dei trafficanti di esseri umani” ha detto un portavoce.
“A partire dalla campagna per il referendum e dal voto, una retorica che crea divisioni è stata portata avanti da una minoranza piccola ma aggressiva. Alla luce di tutto questo, il bisogno di unirsi in uno spirito di accoglienza è diventato ancora più forte.”
Freshta Sharif, la cui famiglia è fuggita dall’Afghanistan nel 1993, ha partecipato alla manifestazione e spiegato: “Come profuga so quant’è importante che i paesi accolgano e offrano protezione a gente che fugge dalla violenza e dalle persecuzioni. Se il Regno Unito non avesse concesso l’asilo alla mia famiglia dopo che rimanere in Afghanistan era diventato troppo pericoloso per noi, forse oggi non sarei qui. Siamo nel mezzo di un’enorme crisi e vorrei vedere i politici inglesi impegnati a offrire la stessa salvezza a molta più gente che ne ha bisogno”.
I gruppi di aiuto internazionali respingono l’etichetta di “crisi dei rifugiati” applicata alla situazione. Come riferito da Common Dreams nel maggio di quest’anno, secondo gruppi come Global Justice Now il mondo sta assistendo a “una crisi di ingiustizia globale causata dalla guerra, dalla povertà e dalla disuguaglianza.”
“Demonizzare chi compie una scelta razionale per se stesso, la sua famiglia e la sua comunità oscura la verità” ha spiegato il gruppo in un documento informativo. “La migrazione sta mettendo noi europei davanti alla realtà del mondo brutale e ingiusto costruito dai nostri leader.”
Traduzione dall’inglese di Anna Polo