Una proposta per i leader delle coalizioni e dei partiti politici impegnati nelle Elezioni di Febbraio 2013

In occasione delle prossime elezioni politiche, la Rete Italiana per il Disarmo e il Tavolo Interventi Civili di Pace intendono stimolare un percorso di disarmo e Pace presentando questo documento di proposta che chiediamo ai partiti e alle coalizioni di sottoscrivere.

Riteniamo che i seguenti impegni siano in piena sintonia con il dettato costituzionale (in particolare l’Articolo 11 della nostra Costituzione), permettano all’Italia di svolgere il proprio ruolo internazionale secondo la Carta delle Nazioni Unite e rappresentino un contributo effettivo e sostenibile per una maggior sicurezza reale di tutti i cittadini e le cittadine del nostro Paese.

Gli organismi che rappresentiamo si sono resi protagonisti nel corso degli ultimi anni – in maniera concreta, propositiva e documentata – di numerose campagne e mobilitazioni su tutti gli aspetti di queste complesse tematiche. Sempre ritenendo che la costruzione della Pace e di una maggiore giustizia sociale potesse discendere solo da cammini reali di disarmo e nonviolenza, in un’ottica che possa prevedere l’eliminazione futura di tutte le armi. Lo spirito della nostra azione si può riassumere con la frase “Se vuoi la Pace prepara

la Pace”.

Non vogliamo però fermarci alla nostra prospettiva ideale, che riteniamo sia comunque la più sensata per rispondere alle sfide del mondo di oggi, ma proporre a tutti i partiti e coalizioni dei punti tematici di natura politica che siano realmente concretizzabili. A noi interessa davvero poter costruire un futuro disarmato e riteniamo che le scelte che la prossima Legislatura dovrà operare saranno in tal senso cruciali.

Una seria azione di disarmo potrebbe davvero partire con il nuovo Governo, con un positivo processo di crescita per il nostro paese nel solco di una tradizione di Pace che spesso ha dato esempi illuminanti e che oggi si sostanzia ad esempio nell’avanzata legislazione che possediamo sull’export militare. Soprattutto è nostra convinzione che questa serie di scelte non costituisca solo un vantaggio per un percorso ed una politica di

disarmo, cioè il nostro esplicito obiettivo, ma sarebbe anche davvero utile e vantaggiosa per la cittadinanza italiana nel suo complesso: in termini di maggiore sicurezza, di crescita in un ruolo positivo per l’Italia nella politica internazionale e soprattutto di più consono e vantaggioso utilizzo di ingenti risorse che a nostro parere andrebbero destinate a programmi sociali piuttosto che ad usi militari e di crescita dell’industria bellica. Infine si segnerebbe un’inversione di tendenza rispetto al flusso di denaro che nel commercio di armi viene dirottato per la corruzione e che oggi costituisce un ulteriore spesa nera a carico dei cittadini.

Per questi motivi sottoponiamo alle forze politiche le proposte seguenti (suddivise per area tematica), chiedendo un esplicito impegno all’inserimento delle stesse nei programmi elettorali e all’attuazione fin dalle prime settimane di Legislatura.

Per ricevere un riscontro non solo formale, chiediamo ai leader di coalizione e partiti un incontro diretto in cui discutere insieme delle nostre proposte di contenuto, che possono anche essere adottate da singoli candidati come piattaforma minima ed indivisibile di una vera ed articolata politica di disarmo.

 

PROSPETTIVE NONVIOLENTE DI COSTRUZIONE DELLA PACE E GESTIONE DELLE CRISI

Nell’ottica di costruire alternative all’uso della forza in particolare durante le crisi  internazionali chiediamo il riconoscimento dell’impegno civile e la valorizzazione del patrimonio di esperienze maturato dalla società civile italiana in situazioni di conflitto, ammettendo il Peacebuilding civile (interposizione, mediazione, riconciliazione,…) tra le attività proprie della cooperazione internazionale come da linee guida OECD-DAC.

Chiediamo la riapertura di un confronto sistematico tra Ministro per la Cooperazione Internazionale, Ministero Affari Esteri e Tavolo Interventi Civili di Pace per la definizione delle linee politiche e proposte legislative a supporto degli Interventi Civili di Pace e l’avvio di progetti pilota, in collaborazione con il Servizio Civile Italiano e con i nuovi European Voluntary Humanitarian Aid Corps; a tal fine è utile riattivare il Comitato Consultivo per la Difesa civile non armata e nonviolenta presso l’Ufficio Nazionale del Servizio Civile, anche per coordinare e finanziare la formazione per operatori di pace.

Sollecitiamo la creazione di un Istituto Italiano di Studi sulla Pace, il Disarmo e la Prevenzione dei Conflitti in grado di collegare in modo organico le attività di ricerca, di formazione e di intervento su tutti questi aspetti

Chiediamo di rendere effettiva la possibilità che il Servizio Civile nazionale concorra “in alternativa al servizio militare, alla difesa della Patria, con mezzi e attività non militari”, come previsto dalle legge istitutiva dello stesso. Allo scopo è fondamentale definire un parametro chiaro dell’impegno finanziario nel bilancio dello Stato per la difesa civile, attività specifica del SCN, rispetto a quello del finanziamento per la difesa militare, attività specifica delle FFAA. I fondi per garantire la concreta crescita di tale scelta potrebbero derivare dal trasferimento di risorse dalla difesa armata a quella non armata, entrambe previste dal nostro ordinamento.

Con forza chiediamo che si garantisca l’esercizio del servizio civile come diritto universale, ossia accessibile a tutti coloro che chiedono di parteciparvi, inizialmente partendo da un contingente minimo annuo di 40.000 giovani in servizio civile.

Ripudiare tutte le forme di promozione delle attività militari all’interno delle scuole di ogni ordine e grado, avviate dai governi precedenti, e lanciare altresì un programma formativo nazionale di educazione alla pace ed alla nonviolenza, come parte integrante delle attività curricolari per la cittadinanza e la convivenza civile.

SPESE MILITARI E RINNOVAMENTO DEL MODELLO DI DIFESA

A nostro avviso è fondamentale introdurre a livello legislativo e di procedure amministrative un maggiore controllo sull’acquisizione di sistemi d’arma da parte del nostro Paese, rimettendo al centro delle dinamiche di scelta il Parlamento come espressione della sovranità popolare

Chiediamo di ridurre le risorse pubbliche destinate all’acquisto di nuove armi, a partire dalla sospensione e poi cancellazione del programma aeronautico F-35, ma senza dimenticare tutta una serie di altri acquisti militari altrettanto problematici e dispendiosi.

Richiediamo con forza di non concretizzare la delega sulla riforma dello strumento militare che il Governo ha recentemente ricevuto come ultimo atto della precedente legislatura; occorre far precedere qualsiasi ipotesi di riforma delle Forze Armate e di riordino del sistema degli acquisti di armamenti a una revisione del Modello di difesa, fatta con una ampia partecipazione sia in Parlamento che nella società civile.

Proponiamo di ridurre la spesa militare italiana non solo intervenendo sulla contrazione degli organici ma riducendo le enormi sacche di privilegio che ancora esistono nel comparto militare italiano (ausiliaria, previdenza, spese eccessive di rappresentanza, moltiplicazione degli uffici e cariche con annessi sostegni economici).

PRODUZIONE E COMMERCIO DI ARMI

Chiediamo di portare a compimento una legislazione sul divieto di sostegno finanziario, anche internazionale, alla produzione di cluster bombs.

Ribadiamo la necessità, da noi esplicitata nel corso degli ultimi anni, di rispettare rigorosamente i divieti all’esportazione di sistemi militari e di armi leggere previsti dalla legge n. 185 del 1990 e dalla Posizione Comune dell’Unione Europea; a tale scopo è necessario ripristinare la piena trasparenza e completezza di informazioni nella Relazione annuale della Presidenza del Consiglio andata deteriorandosi negli ultimi anni.

Chiediamo un impegno formale a sostenere l’approvazione e la ratifica di un Trattato internazionale sui trasferimenti di armi rafforzato da controlli rigorosi, sulla scia delle proposte in tal senso avanzate dalla campagna internazionale Control Arms (di cui anche Rete Disarmo è parte).

Suggeriamo la determinazione e il sostegno di politiche economiche volte alla conversione a fini civili delle industrie militari (come peraltro già richiesto e previsto dalla Legge 185 del 1990). Il Governo dovrebbe predisporre “misure idonee ad assecondare la graduale differenziazione produttiva e la conversione a fini civili delle industrie nel settore” attraverso la necessaria riorganizzazione delle industrie militari nazionali in ambito europeo.

Chiediamo un impegno effettivo nell’ambito del disarmo nucleare, procedendo alla rimozione delle testate di questo tipo ancora presenti sul territorio nazionale italiano. E’ necessario inoltre impegnare inoltre il nostro paese a livello di diplomazia internazionale per costruire una Zona Libera da Armi di Distruzione di Massa in Medio Oriente: uno dei punti principali concordati alla Conferenza di Riesame dell’NPT del 2010.

Proponiamo l’avvio di un’inchiesta ufficiale sulla diffusione delle Agenzie Militari e di Sicurezza Private in Italia e sull’uso di queste agenzie da parte di aziende, esercito e servizi segreti italiani in territori di conflitto, al fine di sviluppare iniziative legislative per regolamentarne la condotta e sanzionare violazioni dei diritti umani da parte degli agenti.

Documenti allegati: https://www.dropbox.com/s/7lu863orw96gnoj/documenti_allegati.zip

Rete Italiana per il Disarmo –   http://www.disarmo.org/

Tavolo Interventi Civili di Pace –   http://www.interventicivilidipace.org