Dominic, Emiliano, Francesco, Hillary, Luca e Maxwell hanno vinto tutte le sfide, percorrendo oltre 8000 chilometri a bordo di un pulmino (appunto il Matatu) attraverso 9 paesi, dal Kenya al Sudafrica, e tenendo come filo conduttore del viaggio il calcio, quello spontaneo, genuino, inclusivo.

La partita dal Matatu è iniziata il 29 maggio a Mathare, baraccopoli di Nairobi, con un torneo di calcio di strada, e si è conclusa a Philippi, town ship di Cape Town, con un torneo di calcio a 5 e con due nuovi passeggeri: Sara Ferrari, antropologa del calcio africano, e Stefano Piazza, giornalista. Prima di ripartire per il Kenya, il Matatu ha fatto quindi una breve tappa a Johannesburg, per la finalissima Olanda-Spagna.

Ma più che i risultati delle nazionali, ad Altrimondiali sono interessate le partite di calcio spontanee organizzate dal Matatu durante il suo lungo viaggio: sulle colline dei pastori Masai, nei villaggi isolati, nelle periferie delle grandi città, vicino alle spiagge. Grazie al contributo di Guna Spa e Coop Lombardia, aziende amiche e non solo semplici sponsor, ad ogni tappa il Matatu ha potuto aprire il baule, per tirarne fuori palloni, pettorine, porte pieghevoli. In Tanzania, per Altrimondiali sono scesi in campo gli “Albino United”, squadra composta solo da africani albini, e la squadra di Hagepa, associazione per disabili, per sfidare insieme i pregiudizi. A Kafue, in Zambia, e ad Harare, in Zimbabwe, ragazzi e ragazze si sono lasciati coinvolgere nei tornei di calcio improvvisati lungo la strada o organizzati dalle Ong di CoLomba, che hanno ospitato il Matatu durante il viaggio. In Malawi il Matatu ha sfidato a calcio l’Aids, a Lusaka sono scesi in campo gli ex ragazzi di strada; in alcuni villaggi del Mozambico Altrimondiali ha portato per la prima volta un pallone.

*”L’abbiamo verificato: il calcio è lo sport globale più popolare”*. Afferma Dominic, educatore di street soccer. *”Giovani e vecchi, poveri e ricchi, uomini e donne, abili e disabili: il calcio mette insieme le persone più di ogni altro sport. E può diventare uno strumento di successo per l’integrazione”*. *”Dopo aver visto giocare a calcio persone con solo una gamba, ora davvero credo che la disabilità non è inabilità”* conferma Hillary, allenatore di calcio di strada. Con le foto, i video, il diario del viaggio pubblicati sul sito di Altrimondiali (www.altrimondiali.it), i ragazzi del Matatu hanno fatto conoscere a tutti il vero vincitore di questi mondiali: l’Africa che scende in campo tutti i giorni contro i pregiudizi; quell’Africa che gioca le sue partite fino al 90° minuto. È un’Africa che vince sempre, perché non si perde mai d’animo, nemmeno quando parte in svantaggio.

Ma gli *”altrimondiali”* si sono giocati anche in Italia, grazie ai tornei di calcio multietnici organizzati al Parco Nord di Milano, a Lumezzane, a Cinisello Balsamo, o gli eventi , le feste, gli incontri culturali a Sesto San Giovanni, a Milano, a Firenze…per parlare di calcio, ma anche di Sudafrica e di cooperazione.

A differenza dei Mondiali della Fifa, la sfida degli Altrimondiali non si è chiusa con la finale dell’11 luglio: il viaggio del Matatu diventerà un film-documentario, e sarà presentato ai festival del cinema italiani. Ma di restare in garage il Matatu non ne vuole proprio sapere, e già si prepara per la prossima sfida: gli *”Altrieuropei”* in Polonia e Ucraina nel 2012, per dimostrare come il calcio possa essere strumento di coesione sociale e integrazione anche nelle metropoli europee. Non solo: già guarda a Brasile 2014 per i prossimi Altrimondiali!