La Dichiarazione del vertice del G20 di Hangzhou che chiede una maggiore “condivisione degli oneri” per affrontare la crisi dei rifugiati rivela quanto poco la maggior parte dei paesi del G20 abbia fatto finora per condividere la responsabilità.
Ci sono attualmente 27 paesi del mondo con programmi regolari per il reinsediamento dei rifugiati. Solo 9 di loro fanno parte del G20. Nel G20 solo il Canada ha dimostrato vera apertura sul reinsediamento, accogliendo 25.000 rifugiati dalla Siria dalla fine del 2015 e indicando che ne prenderà ancora. La posizione forte della Germania, che ha accettato più di un milione di rifugiati, è ineguagliata da altri membri europei del G20.
“La dichiarazione del G20 che l’ ‘onere’ rifugiato deve essere condiviso suona molto ipocrita, dal momento che molti paesi del G20 non si assumono la loro giusta parte di responsabilità globale per i rifugiati e un vertice delle Nazioni Unite alla fine del mese è destinato a fallire nel trovare un accordo. Meno della metà del G20 attualmente procede al reinsediamento di rifugiati su base regolare” ha dichiarato Audrey Gaughran, direttrice del programma Temi globali di Amnesty International.
“In questo momento molti paesi del G20 stanno attivamente bloccando piani globali di condivisione della responsabilità per i rifugiati di tutto il mondo. Nei colloqui delle Nazioni Unite, invece di sostenere una proposta di soluzione globale per la crisi dei rifugiati, l’Unione Europea, la Russia e la Cina hanno deciso di continuare a far parte del problema, dando priorità ai loro ristretti interessi nazionali e rifiutando misure concrete. Sembra che alcuni membri del G20 hanno da dire una cosa in pubblico e un’altra a porte chiuse”.
“I paesi del G20 devono fare molto di più per aiutare i rifugiati prima che questa dichiarazione possa essere vista come qualcosa di diverso da insensibile ipocrisia”.