Esistono realtà femminili molto distanti da quelle che vorremmo concepire, soprattutto in un’epoca in cui la donna vive alla continua ricerca di una stabilità e di un senso di riconoscimento nella società che la circonda. In Sri Lanka la figura femminile è ancora oggi fragile e continuamente vittima di abusi non solo da parte di aguzzini, ma soprattutto a causa di leggi che non rappresentano ancora una tutela reale.
Nella guerra del 2004, che vede queste zone sottoposte non solo a massacri ma anche a stupri e rapimenti, soprattutto a danno di minori, molte sono state le donne abusate: come accade spesso nelle guerre, donne e bambini sono alla mercè dei peggiori individui. Thayalini era una di queste donne, una donna coraggiosa, che ha dato alla luce, scappando e nascondendosi da tutti, la piccola Monalisa. Thayalini ha trovato rifugio all’ interno di un centro crisi di fondazione cattolica sostenuta dall’ associazione italiana @uxilia. E’ iniziato così il progetto per proteggerle e impedire che la bambina finisse nella ragnatela del mercato nero di esseri umani. A causa di leggi ancora antiquate, al raggiungimento del nono anno di età della bambina, Thayalini sarebbe stata costretta a tornare nel paese natio dal padre.
E’ bene chiarire che nella cultura maschilista di quelle zone, madre e figlia in questa situazione vengono rifiutate dai parenti, trovandosi quindi in una posizione alquanto disagiata. Monalisa continua gli studi nella scuola elementare dell’associazione, e contemporaneamente anche la madre riusciva a frequentare il corso per il diploma di maestra. La donna, dichiarata impura e considerata sporca dal resto della popolazione, viene isolata e per legge è punibile con altri atti di violenza. Massimiliano Fanni Canelles, medico che ha seguito la vicenda, ha sollecitamente cercato una mediazione con il governo italiano per ottenere un permesso di soggiorno umanitario, proposta subito rifiutata perché il conflitto armato cessato dal 2009 evidenziava la totale assenza di pericolo per la donna.
Thayalini viene trovata morta nel suo alloggio il 24 Novembre 2014, dopo avere confidato agli operatori del centro le insistenti richieste di alcuni conoscenti di cedere la piccola Monalisa, oramai vicina all’adolescenza, al mercato della prostituzione minorile.
Massimiliano, insieme alla moglie Cristina ed i loro bambini, chiedono l’adozione di Monalisa e attendono ancora l’arrivo della piccola per poterla accogliere: la procedura di adozione – basata sull’ ex articolo 44 – viene bloccata per mancanza dei requisiti. Il motivo è che il bambino adottato, al momento della domanda, deve essere l’unico minore all’interno del nucleo familiare.
L’associazione @uxilia si è trovata così costretta ad allertare il tribunale dei minori di Roma e Trieste denunciando il pericolo per la minore, ma ad oggi non vi è ancora alcuna risposta. La bambina, sin dal primo momento, ha stabilito con Massimo un profondo e importante legame, riconoscendolo come un padre. Urge, in questa situazione, una procedura diplomatica di alto livello al di fuori dell’ambasciata e diretta al Governo dello Srilanka e al Ministero dei Minorenni locale, affinchè venga rilasciato il visto di Monalisa. Tale procedura è stata avviata dal Ministero degli Esteri Italiano e dall’alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Purtroppo Monalisa, anche a causa della progressiva malattia invalidante (diabete e cardiopatia ischemica) di Anton Stanislaus, responsabile del centro che la accoglieva, è stata affidata al Tribunale dei Minorenni di Batticaloa, e ad oggi si trova senza alcuna figura di riferimento che la possa sostenere lungo questo suo terribile percorso.