Domenica mattina molto presto, 100 imbarcazioni da pesca addobbate con bandiere palestinesi e altre bandiere dei paesi di origine degli attivisti stavano aspettando di dare il benvenuto, lunedì, a sei barche Flotilla nel porto di Gaza.
Sempre quella mattina, più tardi, mentre la Freedom Flotilla stava solcando le acque internazionali, 90 miglie nautiche al largo di Gaza, navi da guerra israeliane hanno abbordato le imbarcazioni Flotilla, hanno richiesto che si identificassero e hanno intimato loro di non continuare il viaggio, per non rischiare di mettere a repentaglio la vita dei passeggeri e la stessa incolumità della nave. A mezzanotte, due navi da guerra israeliane si avvicinarono molto ad entrambi i lati della Flotilla. All’alba, senza alcuna provocazione manifesta, membri del commando navale israeliano scesero sul Mavi Marmara, la nave turca. Le agenzie stampa hanno parlato di un bilancio che varia tra i 16 e i 20 morti e oltre 50 feriti.
Chiunque nella Striscia di Gaza è scioccato e scoraggiato dalla morte di 16 o più cittadini nel massacro della Freedom Flotilla nel porto di Gaza. Il Community Mental Health Programme ha considerato queste azioni violente come un modo per mettere alle strette, in una condizione di subordinazione e controllo asfissiante le persone a Gaza. Detto ciò, quest’azione rivela il vero lato dell’occupazione, il bisogno di lavorare insieme per denunciare l’oppressione e raggiungere la pace e la giustizia per tutti. E il bisogno di invocare la comunità internazionale per appellarsi al suo coraggio e portare Israele di fronte alla Corte Internazionale di Giustizia a causa dei suoi ricorrenti crimini di guerra e manifeste violazioni dei diritti umani. I giornalisti in Palestina esprimono vigorosamente le loro condanne attraverso la Conferenza di Gaza contro i più efferati crimini, riaffermando che questo attacco contro navi che trasportavano civili e aiuti umanitari può essere descritta solo come un atto di pirateria e una grave violazione del diritto internazionale e dei diritti umani. E’ considerata una violazione della sovranità degli stati sotto le cui bandiere, questo gruppo di attivisti stava navigando.
(Traduzione dall’inglese di Margherita Kochi)