Fachile (ASGI ) : “Un accordo dalla controversa natura giuridica, posto in essere in palese contrasto con il diritto d’asilo e i principi democratici dell’Unione Europea”
Promiscuità tra adulti e minori, detenzione, mancato accesso a servizi primari e pochissima informazione.E’ quanto è stato rilevato dal gruppo di quaranta persone (avvocati, operatori legali e mediatori) coordinate da A.S.G.I., si è recato in sei differenti zone della Grecia lo scorso giugno.
Nei centri governativi apprestati dal Governo greco in cui vivono i richiedenti asilo risulta quasi del tutto violato il diritto di informazione e si sopravvive privi di servizi in luoghi incapaci di rispondere alle esigenze primarie degli ospiti. Sulle isole e sulla terraferma esistono differenti tipologie di centri detentivi, ossia luoghi chiusi in cui sono costretti a vivere i cittadini stranieri a fini identificativi o propedeutici alla espulsione.
Nel rapporto si legge che “Nonostante il divieto sancito dalla legge greca, molti sono i minori stranieri non accompagnati che vivono in stato di detenzione. Spesso in promiscuità con i maggiorenni. Sia i minori che gli adulti, in molte occasioni vengono detenuti per periodi più lunghi di quelli sanciti dalla normativa nazionale, ma risulta di fatto estremamente complesso riuscire ad esercitare il diritto di difesa astrattamente previsto contro queste forme di abuso.“.
Giulia Virdis, avvocato e membro dell’équipe legale di CIAC, ha partecipato al sopralluogo nell’area di Salonicco. “E’ apparso evidente è che la Grecia non era dotata di un proprio sistema di accoglienza strutturato ed era pertanto del tutto impreparata ad un arrivo di massa come quello dell’estate scorsa. Il governo greco, incapace di gestire la situazione, ha chiesto e, ricevuto, supporto da EASO e UNHCR” si legge nel suo contributo pubblicato sul sito del CIAC. E per cercare di comprendere meglio la situazione all’interno dei campi il CIAC pubblica alcune fotografie scattate durante un sopralluogo presso il campo denominato “Softex”, situato in un’area industriale dismessa della periferia di Salonicco.
“Al momento l’Easo sta puntando tutto sul ricollocamento dei profughi in altri paesi europei, anche se il sistema europeo che prevede delle quote finora non ha funzionato”, racconta ad Annalisa Camilli di Internazionale Liana Vita, che ha partecipato alla missione dell’ASGI in Grecia. “Il ricongiungimento familiare non viene favorito, mentre si preferisce dare la priorità al ricollocamento, perciò per gli afgani sarà un processo lungo e con scarsa possibilità di ottenere risultati positivi. Potranno chiedere l’asilo in Grecia, ma chissà se sarà accettato e quanto dovranno aspettare in ogni caso per avere un responso”, continua.
Purtroppo, però, gli Stati europei sono ben lontani dal rispettare gli impegni assunti relativamente al programma di relocation europeo, come rivela il fact-checking realizzato da OpenMigration in collaborazione con Carta di Roma e UNHCR : delle 160mila le persone da ricollocare da Italia e Grecia verso altri Stati europei entro settembre 2017; 3056 i richiedenti asilo effettivamente trasferiti stando agli ultimi dati, ad oggi meno del 2% del totale delle quote di ricollocazione è stato realizzato.