Da Oxfam International – L’incremento esponenziale di immense ricchezze e crescenti profitti sta esacerbando le diseguaglianze, ostacolando inoltre la possibilità di affrontare il problema della povertà a livello mondiale, si legge nel rapporto reso pubblico da Oxfam il 19 gennaio, alla vigilia del Forum Economico Mondiale di Davos.
Basterebbe un quarto del reddito netto di 240 miliardi di dollari nel 2012 dei 100 più ricchi miliardari mondiali per rendere la povertà più estrema un fatto del passato, stando a questo rapporto: Il prezzo delle diseguaglianze: come gli eccessi di ricchezza e di reddito colpiscono tutti noi.
Un rapporto che lancia un appello ai leader mondiali perché mettano un freno alle eccessive ricchezze attuali e si impegnino a ridurre le diseguaglianze, portandole almeno al livello del 1990.
I più ricchi, che sono l’1 %, hanno incrementato i propri guadagni del 60% negli ultimi 20 anni, con la crisi finanziaria che ha accelerato anziché rallentare il processo.
Ricchezza eccessiva, politicamente corrosiva
Oxfam avverte: ricchezza e guadagni eccessivi non sono solo eticamente scorretti, sono anche economicamente inefficienti, politicamente corrosivi, destabilizzanti per la società, distruttivi per l’ambiente.
Il direttore di Oxfam International, Jeremy Hobbs, dichiara tra l’altro: “Non possiamo più fingere di credere che la creazione di ricchezza per pochi possa inevitabilmente portare benefici a molti: troppo spesso, è vero il contrario.
“La concentrazione di risorse nelle mani di quell’un per cento che è al vertice deprime l’attività economica e rende la vita più dura per tutti gli altri, e in particolare per quanti si trovano al primo gradino della scala economica.
In un mondo dove persino risorse primarie come la terra e l’acqua sono sempre più scarse, non possiamo permetterci questa concentrazione di beni nelle mani di pochi, lasciando la maggioranza a combattere per quel che rimane.
Il direttore di Oxfam International, Jeremy Hobbs, dichiara tra l’altro: “Non possiamo più fingere che la creazione di ricchezza per pochi possa inevitabilmente portare benefici a molti: troppo spesso, è vero il contrario.
Si calcola che quel “ricco 1%” produca fino a 10.000 volte più anidride carbonica rispetto al cittadino medio USA.
Oxfam sostiene che i leader mondiali dovrebbero imparare dai successi attuali di paesi come il Brasile, cresciuto rapidamente mentre riduceva le diseguaglianze, ma anche da successi storici, come quello del New Deal del presidente statunitense Roosevelt che, negli anni trenta, permise di ridurre le diseguaglianze e allo stesso tempo contrastare gli interessi costituiti. Rimane famoso l’avvertimento di Roosevelt, secondo il quale: “l’uguaglianza politica che avevamo conquistato rimaneva senza senso di fronte alle diseguaglianze economiche”.”
Serve un Nuovo Patto Globale
Sostiene Hobbs: “Ci vuole un Nuovo Patto Globale per invertire gli effetti di decenni di diseguaglianze crescenti. Come primo passo, i leader mondiali dovrebbero impegnarsi per la loro riduzione, almeno ai livelli del 1990.
Tra paradisi fiscali e leggi sul lavoro poco incisive, i più ricchi beneficiano di un sistema economico globale allestito a loro favore. È ora che i nostri leader riformino il sistema in modo che esso funzioni nell’interesse dell’intera umanità e non per una élite globale”.
Chiudere i paradisi fiscali, che detengono qualcosa come 32.000 miliardi di dollari, pari a un terzo della ricchezza mondiale, potrebbe portare 189 miliardi di dollari in nuove entrate fiscali. Oltre all’eliminazione dei paradisi fiscali, altri elementi di un nuovo patto globale potrebbero essere:
- una inversione dell’attuale tendenza ad imporre forme di tassazioni regressive (che colpiscono i redditi più deboli);
- una tassa societaria minima a livello globale;
- misure per l’aumento degli stipendi legato alla remunerazione del capitale;
- maggiori investimenti in servizi pubblici gratuiti e reti di sicurezza sociale;
*Fonte: Oxfam International Vai a Originale . Oxfam è una federazione internazionale di 17 organizzazioni collegate tra loro attraverso oltre 90 paesi, parte di un movimento globale per il cambiamento e per un futuro libero dall’ingiustizia della povertà. Lavora a stretto contatto con le comunità, e cerca di influenzare i potenti del mondo per fare in modo che i poveri possano migliorare la propria vita e avere diritto di parola nelle decisioni che li riguardano.
Traduzione dall’inglese di Giuseppina Vecchia