La mattina di sabato 23 luglio più di 500 persone convocate dalla “Carovana per la Grecia. Aprire le Frontiere” hanno manifestato davanti all’ambasciata spagnola ad Atene, ai piedi della mitica Acropoli, per esprimere il loro ripudio delle politiche sull’immigrazione e l’asilo del governo spagnolo e la delusione per l’atteggiamento sprezzante del console Sáenz de Heredia, che venerdì ha rifiutato di ricevere una delegazione della carovana.
La manifestazione ha percorso circa 500 metri sotto gli occhi di decine di turisti e ha avuto lo stesso carattere pacifico di tutti gli eventi, visite e azioni realizzati durante il soggiorno in Grecia.
Il grido “Aprite l’ambasciata!” ha simbolizzato in un certo senso la distanza tra i cittadini coinvolti nella situazione dei rifugiati e la squallida cecità delle autorità spagnole ed europee.
“Io non voglio appartenere a questa Europa”, si è dichiarato in diverse occasioni, una posizione rispecchiata da uno spettacolare atto di ribellione, quando decine di passaporti spagnoli sono stati strappati e bruciati.
Gli attivisti hanno anche realizzato una performance che ha emozionato tutti i presenti e riempito la mattinata di proclami e canti, mentre mani rosse di sangue hanno coperto il selciato, al grido di “le politiche dell’Unione Europea uccidono”.
Questa manifestazione ha concluso le attività della “Carovana per la Grecia. Aprire le Frontiere”, un’iniziativa considerata solo un inizio. Il giro per città europee e greche è servito a conoscere e denunciare la realtà che i rifugiati vivono in Grecia e a collegare le diverse iniziative cittadine in Spagna.
L’obiettivo è quello di unire le forze e aumentare l’efficacia nella lotta a favore dei diritti di rifugiati e migranti e contro le frontiere.
La Carovana non è giunta a destinazione, ma prosegue nel cammino della lotta.