Dopo le prime ore del tentativo di un colpo di stato la Turchia ha vissuto dei momenti drammatici.
Il Presidente della Repubblica, Recep Tayyip Erdogan, attraverso un collegamento telefonico presso il canale televisivo Cnn Turk da Marmaris, ha specificato che il tentativo era opera di un piccolo gruppo comandato dallo “stato parallelo”. Questa definizione viene utilizzata per la comunità religiosa guidata dal leader spirituale Fettullah Gulen, l’ex alleato storico di Erdogan e l’attuale nemico numero uno a causa di una serie di conflitti sorti in questi ultimi tre anni. Nella conclusione del suo intervento Erdogan ha invitato le popolazioni a scendere in piazza per respingere il tentativo di colpo di stato.
Con il passare del tempo ciò che accadeva non sembrava proprio l’opera di un piccolo gruppo. Nella città di Istanbul sui ponti che collegano la parte asiatica con quella europea i soldati hanno sparato contro i civili che volevano scavalcare il check point. Sono morte due persone. Sempre ad Istanbul, in zona Harbiye, dove si trova la sede centrale del canale radiofonico statale Trt Radyo, ci sono stati scontri tra la polizia ed i soldati. Invece ad Ankara i golpisti hanno bombardato una parte del Parlamento Nazionale, ferendo più di 10 persone. Mentre i soldati occupanti venivano respinti dalla sede centrale del canale televisivo statale TRT alcuni occupavano la sede centrale di un altro canale, Cnn Turk. In pochi minuti sono arrivati i primi dati dagli ospedali. Nella città di Istanbul presso l’ospedale di Haydarpasa si contavano 6 morti e più di 100 feriti, risultato degli scontri avvenuti tra i civili ed i soldati.
In diverse piazze del paese la gente è scesa in piazza rispondendo all’appello del Ministero degli Affari Religiosi e della Polizia dello Stato e a sms firmati Recep Tayyip Erdogan. In varie occasioni le popolazioni civili si sono scontrate con la polizia.
Mentre si diffondevano voci sull’eventuale sequestro del Capo dello Stato Maggiore, è arrivato un comunicato stampa da parte dei servizi segreti che comunicava la sua liberazione. Contemporaneamente è stata confermata la notizia del bombardamento di una caserma appartenente alla polizia in missione speciale di Ankara da parte dei golpisti, che ha causato la morte di 12 poliziotti. Alle notizie sugli scontri si è aggiunta anche quella sul bombardamento della sede centrale del partito politico al governo, AKP, dive si registrano diversi feriti.
Mentre le piazze si popolavano e gli scontri tra i civili, i soldati e la polizia aumentavano, il Primo Ministro Binali Yildirim ha dato l’ordine di colpire qualsiasi aereo militare che volasse sopra Ankara. In quei momenti quasi in tutte le moschee del paese gli imam hanno preso i microfoni e hanno lanciato l’appello per la preghiera, anche se non si trattava di una delle cinque volte regolari come previsto dall’Islam.
Mentre sto concludendo questo articolo arrivano le notizie dei bombardamenti verso la sede centrale della polizia dello stato ad Ankara. Si divulgano le immagini degli scontri avvenuti davanti alla sede centrale dello Stato Maggiore.