Pochi giorni fa 172 parlamentari laburisti hanno votato la sfiducia al leader del partito Jeremy Corbyn e venti ministri del suo governo ombra si sono dimessi. Un ulteriore capitolo della guerra intrapresa dall’”establishment laburista” contro un leader eletto nel settembre 2015 con quasi il 60% dei voti e accusato di non essere adatto a guidare il partito verso probabili elezioni anticipate.
Corbyn però ha dichiarato che non ha intenzione di tradire la fiducia accordatagli da 250.000 sostenitori, molti dei quali giovani e ha ribadito che non si dimetterà. Nella sua pagina Facebook si susseguono notizie che dimostrano come le accuse nei suoi confronti siano pretestuose. In una settimana ci sono stati 60.000 nuovi iscritti al Partito Laburista e 35.000 nuovi “Mi piace” e il governo ombra si sta ricostituendo, smentendo l’immagine di leader isolato e incapace cucitagli addosso dai suoi avversari.
Vengono anche mostrate le foto dei nuovi ministri ombra, con l’invito a inviare messaggi di sostegno e ringraziamento. “La pressione perché si mettano contro Jeremy è enorme e va contrastata con la solidarietà” dice uno dei post.
E in effetti la pagina si riempie di messaggi di sostenitori, semplici militanti, ma anche esponenti di importanti sindacati, che se la prendono con la martellante campagna di denigrazione di Corbyn da parte dei media ed esprimono in modi diversi lo stesso concetto: “Un gruppo di parlamentari pensa di poter ribaltare la volontà espressa da 250.000 membri del partito. Non se ne parla neanche!”