L’elettorato statunitense si sta riallineando: da democratici-repubblicani a establishment-outsider. Comunque vadano le elezioni, l’elite dominante non potrà più ignorare la fetta crescente della popolazione che vuole uscire dalla globalizzazione.
Molti osservatori statunitensi, perfino dichiaratamente democratici, non riescono a digerire Hillary Clinton, guerrafondaia dichiarata e impenitente, ribattezzata Killary (da killer – sicario). Alcuni, più o meno esplicitamente, ammettono di temere che una sua eventuale presidenza possa stroncare definitivamente ogni illusione di riformismo democratico: “Dopo aver bruciato un presidente nero e una presidentessa donna sull’altare della guerra e del mercato, non avremmo più alibi“, ammette sconcertato uno di loro.
Un altro, più cinicamente, auspica una vittoria della Clinton “perché così sarebbero smascherate definitivamente le elite di potere che finora sono riuscite a propinare all’elettore americano la falsa alternativa repubblicani-democratici“. E continua: “Se un bel giorno si vede dal mattino… Hillary aveva spudoratamente fatto campagna contro il Brexit!”.
Insomma, Sanders e Trump hanno raccolto molto più consenso del previsto perché, ciascuno nel proprio schieramento, rappresent(av)ano un’alternativa, vera o presunta, all’elite dominante.
Su questa linea è anche il libro appena uscito per i tipi di Mimesis “Perché vince Trump. La rivolta degli elettori e il futuro dell’America” di Andrew Spanners, analista americano che conosce bene anche l’Italia.
Spanners spiega le vere motivazioni dietro al successo di Donald Trump e l’opportunità offerta da questa rivolta degli elettori. L’atteggiamento dei media è stato superficiale, tant’è che nessuno credeva che Trump potesse davvero vincere la nomina. In questo libro si indaga sulle correnti profonde della società americana che hanno spinto il candidato repubblicano – e anche il “socialista” Bernie Sanders – a stravolgere la politica americana.
È in atto un riallineamento dell’elettorato statunitense: la divisione sta andando da democratici-repubblicani a establishment-outsider.
Parafrasando Montanelli si può dire che molti elettori non sono più disposti a votare turandosi il naso.
Dopo quest’anno l’America non sarà più la stessa: l’establishment dovrà tenere conto dei rischi di ignorare la fetta crescente della popolazione lasciata indietro dalla globalizzazione dell’economia. Si tratta di una grande opportunità per rivedere certi errori da entrambe le sponde dell’Atlantico, dalla deindustrializzazione alle guerre continue col pretesto di “esportare la democrazia”.
Speriamo bene… e lavoriamo sia per arieggiare le stanze puzzolenti sia per evitare rischiosi salti nel buio.