Tre anni dopo il terremoto ad Haiti, la situazione degli alloggi nel paese resta devastante, con centinaia di migliaia di persone che si trovano ancora in rifugi precari. Amnesty International ha chiesto alle autorita’ haitiane e alla comunita’ internazionale di considerare la questione degli alloggi in via prioritaria.
Il terremoto del 12 gennaio 2010 causo’ 200.000 vittime e rese senza tetto 2,3 milioni di haitiani. Attualmente, 350.000 persone vivono nei 496 campi distribuiti su tutto il paese.
Secondo le testimonianze raccolte da Amnesty International ad Haiti, le condizioni di vita nelle tendopoli stanno peggiorando: si registra una forte difficolta’ di accedere all’acqua, ai servizi igienici e ai sistemi di raccolta dei rifiuti, circostanze che hanno contribuito alla diffusione di malattie infettive, come il colera. Le donne e le ragazze rischiano stupri e altre forme di violenza sessuale.
Come se non bastasse essere esposti all’insicurezza, alle malattie e agli uragani, molte persone che vivono nelle tendopoli sono costantemente a rischio di essere sgomberate con la forza.
Dopo il terremoto, oltre 60.000 persone hanno subito sgomberi forzati dalle tendopoli. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, oltre 80.000 haitiani che vivono in campi allestiti prevalentemente su terreni privati rischiano lo sgombero.
Nell’aprile 2012, le autorita’ haitiane hanno annunciato un Piano nazionale sugli alloggi, che individua una serie di priorita’ per la costruzione di nuove abitazioni senza specificare in che modo i piu’ poveri potranno avere accesso ad alloggi adeguati e in condizioni economicamente sostenibili. Il piano non prevede alcun impegno contro gli sgomberi forzati.
Mesi prima, nell’agosto 2011, grazie al sostegno dei donatori internazionali, il governo haitiano aveva lanciato un programma per trasferire i residenti di 50 tendopoli in 16 nuove strutture residenziali, attraverso un incentivo per famiglia di 500 dollari per 12 mesi e 25 dollari per i trasporti. Le famiglie avrebbero dovuto fare una trattativa privata coi proprietari.
Il progetto ha aiutato alcune famiglie ma gli incentivi troppo bassi hanno impedito a molte altre di trasferirsi e accedere a una soluzione abitativa di lungo termine. Anche le famiglie che ne hanno beneficiato temono cosa potra’ accadere alla fine degli incentivi, poiche’ non saranno in grado di pagare l’affitto. Gia’ oggi, sono a malapena in grado di dar da mangiare ai figli, per non parlare delle cure mediche, dell’istruzione e dell’abbigliamento.
Secondo Amnesty International, le iniziative del governo di Haiti sembrano piu’ interessate a impedire alle vittime del terremoto di vivere in luoghi pubblici piuttosto che a fornire loro alloggi sicuri. La partenza degli attori umanitari da Haiti, nel 2011, e la diminuzione dei finanziamenti hanno peggiorato le condizioni di vita nelle tendopoli. Solo una piccola parte dei fondi promessi dai donatori e’ stata assegnata a progetti edilizi.