Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo intervento di Roberto Pavesi, candidato per la lista “Milano in Comune” al Consiglio Comunale di Milano e al Municipio 3 e attivista del Partito Umanista, che promuove la Democrazia Reale e la nonviolenza attiva come scelta personale, sociale e politica.
Faccio parte da sette anni nella Commissione Mensa della scuola di mio figlio e nel 2015 sono stato eletto nella Rappresentanza Cittadina delle Commissioni Mensa per la Zona 3 (che tra poco, come tutte le zone di Milano, in base al nuovo regolamento si trasformerà in Municipio 3).
Vorrei esprimere le mie considerazioni specifiche sulla ristorazione scolastica, la partecipazione dei genitori nei controlli dei cibi nelle scuole, la partecipazione attiva alle scelte dei cibi proposti e le varie criticità emerse in zona e a livello cittadino rispetto al servizio di Milano Ristorazione.
Da più parti e per anni si è cercato di sviluppare il concetto di partecipazione, con risultati inadeguati sia nel rapporto con la Milano Ristorazione (Azienda di Proprietà azionaria del Comune di Milano), sia a livello politico, dimostrando l’incapacità di applicarlo a una situazione molto concreta come i servizi di ristorazione per i bambini di Milano.
E’ certo che le Commissioni Mensa nei vari municipi devono riuscire a essere più rappresentative; questo però non si può delegare al volontarismo dei genitori, ma deve essere adeguatamente sostenuto dall’azione istituzionale. Pertanto i prossimi municipi devono meglio informare e favorire la presenza di un maggior numero di genitori nelle elezioni delle rappresentanze, considerando anche la forte presenza di famiglie di immigrati e utilizzando tra gli altri gli ormai diffusi strumenti digitali.
Qualunque sia la rappresentatività accertata, il compito dei rappresentanti istituzionali è quello di fare in modo che le istanze legittime che provengono dai genitori siano trattate adeguatamente da chi ha il mandato direzionale di gestire il servizio.
So che la macchina della ristorazione comunale è molto complessa, ma ritengo che sia stata impostata come un “muro di gomma” rispetto alle richieste dei genitori e che queste siano state poco sostenute dai rappresentanti politici.
Infatti non si riesce a capire perché, quando esistono larghissime e documentate lamentele su alcuni piatti (come il piatto unico, le polpette, ma anche le pizze), la dirigenza di Milano Ristorazione si sia sempre trincerata in posizioni rigidamente difensive. Ritengo inoltre che quando si introducono nuovi piatti questi debbano essere più attentamente sperimentati, prima di creare esagerati rigetti.
Più in generale su un insieme di questioni la direzione di Milano Ristorazione dovrebbe vivere il rapporto con le istanze provenienti dalle Commissioni Mensa con maggior spirito di collaborazione, invece di considerarle una seccatura e ostacolarle in tutti i modi possibili, appellandosi a un uso dirigista del regolamento.
Mi riferisco alla programmazione delle modifiche dei menù con un coinvolgimento prima della definizione dei bandi; a un maggior accesso alla tracciabilità dei prodotti per un controllo sulla qualità; alla possibilità di pesare e assaggiare i piatti, pratica ampiamente ostacolata; a una maggior attenzione ai bambini celiaci; al dimenticato impegno di formare le Commissioni Mense e a una maggiore circolarità informativa sulle non conformità. Tutte attenzioni possibili, che creano appunto la famosa partecipazione.
Se la direzione di Milano Ristorazione non è abituata a questo, lo riconosciamo, faticoso lavoro democratico, la parte politica non deve lavarsene le mani come Ponzio Pilato, ma insistere affinché la partecipazione diventi realtà.