In Afghanistan la battaglia per l’uguaglianza si gioca sul terreno dell’energia elettrica
In questi giorni migliaia di persone sono scese per le strade di Bamiyan per manifestare contro la politica discriminatoria del governo di Kabul nei confronti di questa città, ritenuta essere la capitale culturale del popolo Hazara.
Da anni infatti Bamiyan è lasciata volontariamente senza energia elettrica e ora che sta per essere attuato un progetto multimiliardario per la fornitura di energia dell’intero Afghanistan (finanziato dalla Banca Asiatica per lo Sviluppo e dalla Banca Mondiale) migliaia di persone hanno deciso di rivendicare i propri diritti. Questo progetto, chiamato TUTAP, (Turkmenistan-Uzbekistan-Tajikistan-Afghanistan-Pakistan) è stato elaborato con l’intento di collegare l’Asia centrale e meridionale attraverso una rete elettrica.
L’Afghanistan rappresenterebbe il centro nevralgico di questo progetto. Nel suo disegno originario era previsto che la linea elettrica passasse anche da Bamiyan (anche in perché questa scelta sarebbe risultata più economica rispetto alle altre) ma il governo di Ashraf Ghani ha deciso di estromettere questa città dalla fornitura di energia elettrica.
È nata così la “rivoluzione per l’illuminazione” (The Enlightment Revolution) di cui la manifestazione di oggi rappresenta solo l’inizio. L’energia è indispensabile per vivere: illuminazione, trasporti, riscaldamento, elettrodomestici ecc. tutto oggi richiede energia elettrica. Energia significa anche progresso ed è forse proprio per questo che i vari governi dell’Afghanistan hanno sempre cercato di evitare che Bamiyan potesse essere dotata di energia elettrica.
È da molti anni ormai che gli abitanti di Bamiyan hanno fatto della rivendicazione di questo diritto una vera e propria battaglia civile e politica; non a caso nel centro di Bamiyan è stata posta una lanterna gigante, come simbolo, non privo di una certa ironia, di questo diritto negato. La situazione ora risulta però ancora più delicata e la tensione è altissima, perché per la prima volta un enorme piano finanziato dall’estero promette di portare energia elettrica in tutto il Paese (che ora è costretto a comprarla dall’estero), ad eccezione di Bamiyan, esclusa come sempre per motivi etnici e politici. In risposta a ciò, alcuni parlamentari Hazara hanno minacciato di uscire dal governo e di chiudere tutti gli uffici del governo di Kabul in tutto l’Hazaristan, se le cose non cambieranno. La manifestazione di Bamiyan è stata solo l’inizio, staremo a vedere cosa accadrà in questi giorni.