“Se la verità per Giulio Regeni significasse incriminare le più alte cariche dello Stato egiziano lo si faccia”. È quanto dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Antigone e CILD, a seguito delle rivelazioni riportate oggi dal quotidiano “la Repubblica”, provenienti da una fonte anonima.
“Ci fidiamo delle autorità giurisdizionali italiane” prosegue Gonnella. “In vista dell’incontro di domani e venerdì con gli investigatori del Cairo, chiediamo determinazione nella ricerca della verità contro depistaggi e capri espiatori”.
Sul caso Regeni – ed in particolare sulle torture subite dal giovane ricercatore – si è soffermato anche il presidente della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, Guido Raimondi, in un’intervista pubblicata anche in questo caso da “Repubblica”. Tra le varie risposte Raimondi fa notare come nonostante le condanne per le violenze nella scuola Diaz e per il caso Abu Omar, con il relativo invito ad intervenire per integrare un apparato giuridico insufficiente, il nostro paese ancora non abbia provveduto ad approvare una legge che punisca la tortura.
“Nell’attuale quadro normativo non può sfuggire il paradosso per il quale, se le autorità egiziane ci consegnassero i responsabili della morte di Regeni, con le nostre leggi potremo processarli per l’omicidio del ricercatore ma non per le torture da lui subite. Per questo – conclude Patrizio Gonnella – invitiamo il governo e il Parlamento ad introdurre il prima possibile il reato di tortura nel nostro codice penale”.