Seguendo a ruota la Camera, con una celerità inedita anche il Senato in un solo giorno ha votato una normativa che limita i poteri della magistratura in tutta Italia. Da ora in poi le procure non potranno più porre sotto sequestro gli impianti inquinanti degli stabilimenti di “interesse strategico nazionale”. Da ora in poi il profitto e la ragion di Stato prevalgono sul diritto alla vita e alla salute, violando la Costituzione.
La Corte Costituzionale farà giustizia di tutto questo.
Nel frattempo questa violazione della Costituzione sarà inserita con oggettività nelle schede di Wikipedia dei parlamentari. Sarà un’inedita operazione di mediattivismo che stiamo proponendo sui social network.
Questa macchia rimarrà per sempre sul curriculum dei parlamentari implicati in questo voto dannoso per l’ambiente e la salute. A giudicare saranno in futuro gli elettori.
Un drappello di parlamentari radicali e dell’Italia dei Valori ha difeso le ragioni per cui abbiamo lottato.
Vogliamo ricordare come e perché si è arrivati a questo strappo alla Costituzione.
Il voto parlamentare serviva infatti a dissequestrare gli impianti che la Procura di Taranto aveva posto sotto sequestro in quanto reputati dannosi per la salute dei cittadini e dei lavoratori e per l’ambiente, sulla base di perizie della magistratura e di un incidente probatorio a cui avevano potuto partecipare anche i periti dell’Ilva. Sulla base di queste ricerche ambientali ed epidemiologiche si è appurato un eccesso di mortalità pari a trenta decessi annui, che gli esperti della Procura attribuiscono alle emissioni industriali.
Pertanto la Procura della Repubblica di Taranto aveva posto i sigilli sull’area a caldo dell’Ilva.
I risultati della perizia degli epidemiologi della Procura hanno fornito dati allarmanti, prima di tutto per i lavoratori dell’Ilva. Attesta fra gli operai un eccesso di mortalità per tumore allo stomaco (+107%), alla pleura (+71%), alla vescica (+69%), alla prostata (+50%). Per malattie non tumorali, registra un eccesso di malattie neurologiche (+64%) e cardiache (+14%). Fra gli impiegati vi sono eccessi di mortalità per tumore alla pleura (+135%) e dell’encefalo (+111%).
I periti traggono queste conclusioni: “Il quadro di compromissione dello stato di salute degli operai dell’industria siderurgica è confermato dall’analisi dei ricoveri ospedalieri con eccessi di ricoveri per cause tumorali, cardiovascolari e respiratorie”.
La perizia epidemiologica commissionata dalla Procura di Taranto si conclude così: “L’esposizione continuata agli inquinanti dell’atmosfera emessi dall’impianto siderurgico ha causato e causa nella popolazione fenomeni degenerativi di apparati diversi dell’organismo umano che si traducono in eventi di malattia e di morte”.
L’indifferenza morale di chi ha votato per il decreto del governo (e il comportamento dello stesso Presidente della Repubblica che lo ha firmato) costituiscono per noi motivo di grande sofferenza democratica.
Chi ha approvato norme contro la vita e la salute ha violato l’articolo 32 della Costituzione.
Ed è stato violato anche l’articolo 104 della Costituzione che garantisce l’autonomia e l’indipendenza della Magistratura.
Le Procure non potranno tuttavia non applicare il codice penale e il codice di procedura penale che non è stato modificato e che pertanto dovrà essere applicato in situazioni di pericolo per la salute pubblica.
Pertanto da ora in poi si verificheranno a ripetizione conflitti fra la magistratura e una legge incostituzionale che serve ai poteri forti come scudo per difendere in tutta Italia impianti inquinanti oltre ogni ragionevole evidenza.
Si apre un conflitto fra poteri dello stato dalle proporzioni incalcolabili.
Lotteremo perché questa normativa venga al più presto cancellata. Non sarà invece cancellata la macchia morale sul curriculum politico dei parlamentari che sono stati accondiscendenti. Questa macchia se la ritroveranno presto nella loro pagina di Wikipedia e già ora sui social network si stanno diffondendo con rapidità i loro nomi e le loro facce, a futura memoria, per gli elettori più attenti.
Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink