Consiglio comunale di Milano del 21 marzo 2016
Signor Presidente,
sono costretta a riprendere un argomento già trattato e cioè l’accordo stipulato da MM con la compagnia Mekorot.
Tempo fa ho presentato un’interrogazione in proposito a cui mi è stato risposto con due paginette scritte da MM, in cui si sostiene che l’accordo tra la nostra partecipata e l’azienda israeliana dell’acqua ha la caratteristica di scambio reciproco di conoscenze e tecnologie.
Ma io, presidente, non chiedevo informazioni solo sulla tipologia di quell’accordo, ma interrogavo il sindaco e la giunta per sapere se fossero a conoscenza dell’accordo e soprattutto quale fosse il loro giudizio politico al riguardo.
Infatti, a livello internazionale, è assodato che Mekorot sia responsabile della crisi idrica dei palestinesi.
Posso dire che sono rimasta allibita di fronte alla risposta ricevuta?
Ai tempi di Dante si sarebbe giudicato questa paginetta come scritta dagli “ignavi”, quelli che il poeta ha collocato addirittura nell’anti inferno perché “a Dio spiacenti e agli inimici sui”.
Qui fuori è in corso una manifestazione del Comitato Milanese per l’acqua pubblica che, oltre a ricordare la giornata mondiale dell’acqua quale diritto universale, chiede non solo che venga rispettato il referendum che minaccia di essere disatteso dal nostro governo, ma che questa amministrazione prenda posizione sull’accordo MM-Mekorot.
In piazza Scala ci sono anche i rappresentanti del Comitato La Goccia che festeggiano una prima vittoria! Sì, perché il Ministero dell’Ambiente ha giudicato fondato il ricorso da loro presentato al Consiglio di Stato contro le procedura di bonifica dell’area 1A della zona ex Gasometri della Bovisa. Tale intervento non ha rispettato, infatti, l’obbligatorietà dell’analisi di rischio necessaria prima di procedere a una bonifica che ha distrutto il patrimonio arboreo presente, spendendo 5 milioni di fondi pubblici. Il comitato ha sempre chiesto che venisse usata una metodologia (già sperimentata in molti paesi europei) meno invasiva.
La nostra amministrazione, scegliendo un tipo di bonifica profonda dai tre ai quattro metri, ha ovviamente dovuto sradicare decine e decine di piante. I cittadini hanno perciò credibili dubbi che una bonifica tanto radicale sia stata funzionale a preparare il campo per una cementificazione dell’area, andando così ad intaccare un polmone verde di tanta importanza per la vivibilità dei milanesi.