Circa 500 sfratti al giorno in tutto il Paese, diversi casi di suicidio legati all’impossibilità di pagare il mutuo per la casa, file chilometriche fuori ai locali delle associazioni per il diritto all’abitare. Si presenta così ai nostri occhi il dramma abitativo e umano che vivono gli spagnoli in questo momento. Aggiungiamo poi che la legge sull’ipoteca è sempre la stessa dal 1909 e prevede che nel momento in cui il cittadino non riesce a pagare le rate del mutuo non solo è cacciato via dalla casa che occupa, ma continua ad essere debitore della banca che ha concesso l’ipoteca. Un paradosso che moltiplica il debito delle singole famiglie, il più delle volte già scosse da disoccupazione e tagli a salari, servizi e pensioni, e conduce direttamente alla disperazione. Soprattutto se parliamo delle fasce più deboli della società, come ad esempio i tanti immigrati perlopiù latinoamericani. Un mix esplosivo di crisi economica e speculazione immobiliare sta rendendo la vita impossibile a migliaia di persone.
Crisi: istruzioni per l’abuso
La crisi economica che sta attanagliando la Spagna lascia sul terreno ogni giorno cifre mostruose. Si è passati da 370.251 persone sotto la soglia di povertà nel 2007 fino a quota 1.015.276 nel 2011 secondo la Cáritas España, che paragona la situazione di indigenza attuale della Spagna a quella del post ‘45. Per il giornale delle assemblee “indignate” Madrid 15M sono addirittura 2.200.000 i “superpoveri”. Se guardiamo poi i dati percentuali sui bambini in condizioni di povertà assoluta, siamo davanti ad un allarmante 13,7% nel 2011 (a fronte di un 9% del 2008, sempre dati Cáritas). Non è una guerra convenzionale quella che affama la penisola iberica e l’Europa in generale, è una guerra che si combatte a colpi di numeri, di debito e tagli indiscriminati allo Stato sociale. Una guerra di cui vediamo con chiarezza le vittime in carne e ossa, ossia gente comune, lavoratori, pensionati, immigrati; mentre i carnefici sembrano impercettibili. Eppure esistono, e sono facilmente individuabili: è solo che si nascondono dietro una nebbia di giustificazioni, disinformazione e retorica della paura.
Ci dicono che il debito è una realtà naturale e necessaria e bisogna conviverci, come se spinto ed alimentato da poteri soprannaturali che sembrano non dipendere dagli stessi governanti. Ci incutono terrore e ci fanno accettare i sacrifici più duri — se non ripaghiamo il debito sarà la fine! Tuttavia la complessità dell’indebitamento degli Stati parte da lontano e le cause sono perfettamente rintracciabili nel sistema capitalistico neoliberista. È stato permesso ad un’intera élite di banchieri, affaristi e capi di Stato di espropriare il valore dei beni e del lavoro dall’economia reale e trasporlo, tramite la sua «finanziarizzazione», su un piano etereo, sfuggente, in cui il capitale diviene sovrano incontrastato e sganciato dai vincoli della territorialità degli stessi Stati, che ora fanno la corsa per trattenerlo. L’espropriazione del valore degli assets (beni come immobili, oro, petrolio, cereali ecc…) ed il loro asservimento non più a chi ne può beneficiare nel concreto, ma a chi vi può speculare con facilità, grazie all’utilizzo di strumenti finanziari complessi e assolutamente poco trasparenti, è la vera questione che non è mai messa in crisi dal sistema politico europeo.
La «bolla immobiliare»
Da circa quattro anni a questa parte è scoppiata la cosiddetta burbuja inmobiliaria, come la chiamano da queste parti. Detto in parole povere, significa: prezzi delle case incredibilmente più alti del reale valore, con pesanti conseguenze su mutui e affitti, che diventano insostenibili. A ciò si è arrivati dopo più di 20 anni di speculazione. Bankia, CaixaBank, Santander, BBVA e altri istituti di credito iberici (e non) hanno giocato alle scommesse, ma con i risparmi di una vita di milioni di persone. I titoli azionari legati a case e altri immobili sono stati “spacchettati” attraverso escamotage che a stento gli economisti comprendono — «è la cartolarizzazione, bellezza!». Le banche, basandosi su questi meccanismi, hanno così potuto elargire prestiti a pioggia a chiunque richiedesse un’ipoteca per l’acquisto di una casa, anche senza garanzie. Poi, trovata geniale: si è deciso di “rivendere” il debito (cosa che solo nel magico mondo della borsa si può fare), facendo profitti sugli enormi interessi. Come se non bastasse, i titoli tossici basati su questo debito del debito sono stati venduti a banche nazionali ed inconsapevoli azionisti.
Un altro modo molto redditizio per le banche è stato raggruppare questi titoli-basura (spazzatura) in società di gestioni con sede nei paradisi fiscali, con due vantaggi: lauti compensi dagli Stati ospiti e sostanziale irreperibilità dei movimenti azionari. Così è avvenuto lo scollamento tra il mondo onirico della borsa e l’economia reale, ma non finisce qui: perché poi questi giochetti si sono riversati eccome sulla vita delle persone. Le banche speculatrici, sull’orlo della bancarotta, hanno attinto alle risorse degli Stati (che indirettamente o meno controllano) per appianare i loro debiti. Questo particolarmente in Spagna, dove ad esempio Bankia (ex Caja Madrid) — too big to fail, troppo grande per fallire — è stata di fatto nazionalizzata dal governo, ma col solo scopo di usare i soldi dei contribuenti per poter arginare le perdite ed ottenere i fondi europei salva-banche. Risultato finale: le rate e gli interessi sui mutui aumentano, le banche indebitate non fanno più credito alle imprese e nello stesso tempo lo Stato toglie risorse ai servizi pubblici (incoraggiato anche dai vertici europei) per coprire i buchi degli istituti di credito. Ecco che il mercato immobiliare, gonfiatosi a dismisura e basato sul nulla, dopo breve tempo è imploso. Per la gente comune questo significa crescente impoverimento, riduzione forzata dei consumi (anche quelli necessari) e perdita di posti di lavoro. E quindi anche grave compromissione del diritto a quella casa che si era stati invogliati a comprare dalla facilità di ottenere mutui.
«Genocidio finanziario» e diritto all’abitare
Tra il 2007 ed il 2011 in Spagna sono state prodotte più di 500.000 ordinanze di sfratto esecutivo. Ogni settimana da diverse zone del Paese giungono notizie di gente morta suicida perché stava per essere catapultata in mezzo ad una strada, perdipiù con debiti a più zeri che non sarebbe riuscita a estinguere nell’arco di una vita sola e magari senza lavoro né sussidi. Si è arrivati a tutto questo con la complicità e il lasciapassare dei governi sia del Partito Popolare (Aznar, e ora Rajoy) che del Partito Socialista (González, poi Zapatero), dalla parte di banchieri e “maghi” della finanza. Ecco perché le associazioni e i movimenti non ci stanno a sentir parlare di suicidi: «genocidio finanziario» è il termine che usano, perché si sa benissimo chi sono i responsabili e come hanno intenzionalmente agito.
La principale rete di lotta contro questo tragico scenario è la PAH, Plataforma de Afectados por la Hipoteca. Nata nel 2009 per riunire le persone “colpite dall’ipoteca”, già sfrattate o che hanno ricevuto l’ingiunzione di sfratto esecutivo, è diffusa in tutta la Spagna e porta avanti un’ampia serie di azioni. Da un lato dà supporto immediato alle vittime di questo dramma, sia assistendole con l’aiuto di psicologi e avvocati, sia attraverso la campagna #StopDesahucios (Stop Sfratti), fatta di volontari che quotidianamente si barricano sulle soglie delle case impedendo l’esecuzione degli sfratti. Dall’altro, organizza assemblee, gruppi di studio, manifestazioni e campagne per un’uscita alternativa dalla crisi degli sfratti, come quella per una proposta di legge di iniziativa popolare che modifichi la legge ipotecaria del 1909 e la regolazione del pagamento degli arretrati, introducendo inoltre la possibilità di affitti sociali (parleremo più in dettaglio della PAH in un’intervista di prossima uscita, ndr). La PAH ha trovato l’importante appoggio di gran parte dei cittadini ed anche dei cosiddetti indignados, le reti del movimento 15M che dal 15 maggio 2011 si fanno sentire in tutto il Paese e propongono modelli altri di società.
Ciò che è auspicabile è che anche da parte del resto dell’Europa e del mondo ci siano interesse e supporto rispetto a questa problematica che tocca nel profondo la vita di centinaia di migliaia di spagnoli. Non solo per umana solidarietà, ma anche, più egoisticamente, perché anche senza enormi manifestazioni di piazza o proteste la situazione nel continente (ma anche fuori) è molto vicina a quella della Spagna. A livello europeo governanti e banchieri si sono comportati nello stesso modo, in sinergia, e sono gli stessi che ora, tutti uniti, ci impongono l’austerità. Altrettanta coesione non c’è ancora dalla parte dei cittadini, che subiscono ogni giorno gravi lesioni di un diritto umano fondamentale: quello all’abitazione. Un diritto che, per quanto possa contar poco allo stato attuale, è anche tutelato dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo all’articolo 25.
Domenico Musella @nico_musella
Si ringrazia per il prezioso aiuto Chiara Rainaldi
FirstLine Press continuerà a occuparsi del tema. Sono in preparazione un servizio e un’intervista realizzati di recente a Madrid, per informarvi e approfondire dalla prima linea, come piace a noi.
Nel frattempo, vi segnaliamo qualche fonte da cui approfondire:
Su twitter potete seguire @LA_PAH, @OccupyBankia e l’hashtag #StopDesahucios
Su facebook varie pagine tra cui: PAH Afectados por la Hipoteca, StopDesahucios
Siti internet: PAH e il giornale delle assemblee degli indignados: madrid 15m
Consigliamo inoltre la fotogallery su eldiario.es “Vittime degli sfratti”, di Olmo Calvo
Fonte: FirstLine Press