Venerdì 26 febbraio 2016, oltre 33 milioni di iraniani rappresentanti il 60% del potenziale elettorato, si sono recati alle urne per rinnovare il Parlamento e l’Assemblea degli Esperti.
Per il nuovo Parlamento quasi tutti i 290 seggi hanno già un eletto, ma, tenuto conto che per alcuni seggi non si è ancora raggiunta la quota minima del 25% dei voti, occorrerà attendere un secondo turno di ballottaggio in aprile per conoscere la sua composizione definitiva e per avere dei risultati finali sulla importante tornata elettorale che segue la fine delle sanzioni occidentali.
Ciò che risulta evidente è che nelle maggiori città, come Teheran, moderati e riformisti hanno trionfato, apparentemente anche grazie alla partecipazione dei giovani e delle donne mentre il fronte conservatore resiste nella aree rurali.
Il partito moderato-riformista del presidente Hassan Rohani che intende aprire il paese alla modernità, al dialogo e a scenari economici internazionale ha ottenuto 96 seggi sui 290, superando in questa maniera la formazione conservatrice fermatasi a 91 seggi. Nel nuovo Parlamento iraniano sono state elette anche 13 donne.
D’altro canto, l’aera moderata-riformista è in testa anche nel conteggio delle elezioni per l’Assemblea degli Esperti nella maggiore circoscrizione del Paese, quella della capitale iraniana
Questo dato è già significativo, soprattutto qualora si confermasse in maniera definitiva, perchè l’Assemblea degli Esperti è l’organo istituzionale constituito da religiosi che è poi destinato a eleggere il successore dell’attuale Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, leader dal 1989.