Nel 2014 il Prodotto Interno Lordo (PIL) dell’Italia è stato calcolato in 1.542 miliardi di euro. Nello stesso anno il debito pubblico italiano è arrivato a 2.136 miliardi di euro. Togliendo i 60 miliardi di prestiti al fondo “salva Stati” e i 46 miliardi di liquidità del Tesoro, il debito netto nel 2014 era di 2.030 miliardi di euro. Di conseguenza il rapporto debito/PIL nel 2014 ha superato il 132%.
Nel 2015 il PIL italiano, secondo le stime ISTAT, è aumentato dello 0,7%, il che significa che dovrebbe aver raggiunto la cifra di 1.553 miliardi di euro, con un incremento di 11 miliardi. Nello stesso anno il debito lordo è salito a quota 2.170 miliardi di euro. Tolti i 58 miliardi di prestiti agli altri Stati e i 36 miliardi di liquidità della Tesoreria di Stato, il debito netto dell’Italia nel 2015 è salito a 2.076 miliardi di euro, con un incremento di 46 miliardi. Di conseguenza, nel 2015 il rapporto debito/PIL dovrebbe aver raggiunto il 134%.
A fronte di questi dati (forniti da ISTAT e da Bankitalia), sapendo che la legge di stabilità per il 2016 è finanziata per 15 miliardi in deficit e che – per evitare che nel 2017 scattino le clausole di salvaguardia con l’aumento dell’IVA – servono altri 15 miliardi, pare alquanto difficile evitare che anche nel 2016 il debito pubblico aumenti. Per non parlare dell’obiettivo del pareggio di bilancio vigente nella Costituzione da oltre 2 anni e che finora è rimasto lettera morta.
A sentire i proclami e le promesse di molti esponenti politici di rilievo, l’Italia si sta avviando verso luminosi orizzonti, ma i dati economici continuano a mostrarci un prevalere di nuvole e ombre. Per precauzione preferiamo fidarci dei dati effettivi, che di fatto smascherano alcune loquaci e insistenti “cicale”…
Le “cicale” del debito pubblico
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