I motivi della morte di Giulio Regeni, articolista del Manifesto, testata con la quale noi di Pressenza collaboriamo, sono da ricercarsi tra le pieghe di quello che in Egitto, nel totale silenzio, sta accadendo. Vanno ricercati tra i perché della morte di una giovane donna di 32 anni, ammazzata dalla polizia, sotto gli occhi del marito, con un colpo di fucile, uccisa con un proiettile che le ha trapassato il cuore mentre stava lasciando un fiore… sì… un semplice fiore… in Piazza Tahir, per ricordare i morti della protesta. Vanno ricercati nel perché un paese come l’Egitto, che si stava avviando seppur faticosamente verso una fase di maggiore apertura d’idee e di confronto politico e sociale, sia adesso precipitato nel baratro della peggiore repressione. Il motivo della morte di Giulio è da trovare fra gli oltre 600 Desaparecidos che conta attualmente l’Egitto, centinaia di uomini, donne e ragazzi scomparsi senza lasciare traccia, come tristemente accadeva in Argentina 30 anni fa o come accadeva da noi durante il ventennio prima della guerra. I motivi sono da ricercarsi nell’assordante silenzio da parte dei media occidentali, in particolar modo quelli italiani, che finora hanno quasi del tutto taciuto quello che sta accadendo in Egitto da oltre un anno. I motivi della morte di questo ragazzo solare sono da cercarsi nell’ipocrisia dei nostri politici, che fino a poco fa, pur sapendo benissimo da tempo cosa stia accadendo in Egitto, tacevano vergognosamente perché l’Egitto per l’Italia è un partner economico di fondamentale importanza oltre che militarmente strategico sia per l’Italia ma soprattutto per quell’organizzazione ormai diventata paramilitare e mercenaria che si fa chiamare NATO e che, a seconda del caso ma soprattutto dell’interesse, sostiene oppure contrasta differenti regimi, sostiene oppure contrasta differenti opposizioni, mina la stabilità sociale e di convivenza più o meno pacifica d’interi popoli, fa scoppiare guerre, è indifferente oppure “sensibile” a differenti catastrofi umanitarie.
I motivi del perché della paura di questo ragazzo, più volte dichiarata da lui stesso prima della sua morte, vanno cercati nella doppiezza di un ministro degli esteri che taceva e non denunciava niente fino al giorno prima e adesso fa la voce forte e decisa chiedendo chiarezza, chiedendo che l’Italia sia completamente coinvolta nelle indagini. Indagini che saranno condotte dalla polizia egiziana, la stessa che è diventata espressione e braccio violento di uno dei tanti regimi che mettono in atto forme piùo meno forti di repressione, la stessa polizia egiziana a cui è stato dato potere e permesso di sparare sulle persone, mentre queste depositano un semplice fiore… Con questi presupposti, come sia possibile indagare, “qualcuno” lo dovrebbe spiegare bene, invece che andare in televisione a fare finta di fare la voce grossa, per calmare l’opinione pubblica, chiedendo chiarezza alle autorità egiziane, come se già non lo si sapesse, come stanno realmente le cose.
I motivi della morte di Giulio, vanno ricercati nel perché gli interessi economici e strategici vengono sempre avanti a tutto, avanti alle vite delle persone, avanti alla salvaguardia della stabilità sociale, avanti ai sottili equilibri che ci separano da nuovi disordini, nuovi morti, nuovi catastrofi umanitarie e ambientali.
I motivi della morte di Giulio vanno ricercati nel perché alcuni regimi che si vantano di esser democratici, appoggiano e coprono altri regimi che si mostrano con il loro vero volto, attuando politiche di repressione e controllo in forma aperta e violenta. I motivi del perché della morte di questo giovane ricercatore sono da comprendere all’interno di un fondamentale aspetto che ci sfugge: i regimi sono sempre regimi, non esistono regimi buoni e regimi cattivi, non ci sono regimi amici e regimi nemici, alcuni si mostrano per quello che sono perché devono fronteggiare una forte opposizione interna, altri invece, come quello in cui noi viviamo, possono permettersi di mostrare un volto un po’ più “democratico” (parola di cui ora come ora abbiamo scordato e confuso il vero significato). Regimi che possono permettersi di mostrare un volto un po’ più buono, un po’ più “democratico” ma solo per il fatto che non devono fronteggiare più nessuna forma di opposizione, né interna, né esterna.
I motivi della morte di Giulio sono da ricercarsi nel perché i tracciati ECG (ElettroCardioGramma) e EEG (ElettroEncefaloGramma) di questa nostra società, siano ormai quasi del tutto piatti. I motivi della morte di Giulio andrebbero indagati domandandosi il perché nella nostra società, da tempo ormai, non ci siano più né cuore, né testa, socialmente, culturalmente e politicamente parlando. Le motivazioni, vanno ricercate nel perché adesso ultimamente non ci sia nemmeno più cuore, che forse fino a non molto tempo fa ancora avevamo. Vanno ricercati bene nel perché di un appiattimento totale, nell’assuefazione conclamata ad ogni cosa, ad ogni avvenimento, ad ogni concetto espresso, ad ogni sentimento manifestato.
Se prima non comprendiamo tutto questo, non ci potrà essere nessuna risposta alla morte di Giulio, alla quale adesso, è vero, ci sentiamo vicini e solidali ma che presto, molto presto, sarà dimenticato, fino alla prossima. Fino al prossimo avvenimento che potrebbe scuoterci la coscienza ma che di certo, non lo farà, o almeno non tanto da decidere d’imboccare una strada diversa. Non lo farà, non fino a che noi accetteremo comunque di pagare il prezzo di questo stato di cose, per continuare a mantenere ossessivamente un certo stile di vita, un prezzo da pagare, al cui interno, ci va necessariamente messo tutto, le guerre che ci circondano, le catastrofi umanitarie, l’appropriazione delle risorse degli altri invece che condividerle insieme, la disintegrazione sociale, le tensioni interne mosse dalle più che lecite richieste, provenienti dalle classi più deboli e dagli immigrati che chiedono solo il diritto a vivere, la distruzione e lo sfruttamento intensivo del pianeta, la depauperazione di tutte le risorse, comprese quelle delle generazioni future e fra le tante cose da pagare. Fra queste, va messa anche la morte di una giovane donna, pochi giorni fa, mentre lasciava un semplice fiore in Piazza Tahir e molto presumibilmente, adesso, anche la morte di Giulio che si era schierato apertamente e senza paura, dalla parte degli attivisti che fanno opposizione nonviolenta, opposizione ad uno dei tanti regimi più o meno violenti che da troppo tempo ormai e col nostro consenso, ci stanno governando.