Il governo sta preparando una deroga per ricominciare a uccidere i lupi. Se ministero dell’Ambiente e Regioni dovessero approvare il piano di gestione della specie in cui si prevede una deroga alla direttiva europea che protegge in modo particolare il lupo, ogni abbattimento dovrà essere valutato. L’Unione zoologica italiana sta scrivendo il piano per conto del Ministero. Ci sarebbero tra i mille e i duemila capi in Appennino e 150 esemplari sulle Alpi.
di Martino Danielli – 28 Gennaio 2016
Il lupo è un animale leggendario e misterioso, un predatore eccellente che realizza tattiche di caccia di gruppo, è una “belva” che incute paura da secoli, era un animale totemico e sacro per molte tribù della vecchia Europa, è un animale in pericolo di estinzione perché perseguitato fino allo sterminio, e un potenziale problema per gli allevatori.
Il lupo è tutto questo e molto altro.
Si tratta di un canide, Canis lupus, che si è adattato perfettamente nei millenni alla dura vita nelle foreste. Si procaccia il cibo (prevalentemente mammiferi di media stazza come i caprioli e i cinghiali) con tattiche di predazione di gruppo, e proprio lo sviluppo di branchi più o meno grandi e la forte collaborazione tra individui lo rendono uno dei predatori più intelligenti e temuti.
Ma la vita del lupo non è stata facile e non lo è tuttora. Nel corso dei secoli (in particolare dal basso medioevo ad oggi) è stato oggetto di caccia spietata fino ad arrivare allo sterminio, perché ritenuto un forte competitore dai cacciatori e un danno per gli allevatori, inoltre per la paura creata da una cultura di demonizzazione dei predatori e della natura selvaggia. Con il passare del tempo anche il suo ambiente di vita è andato scomparendo, e le vaste foreste delle pianure hanno lasciato il posto a campi, strade, centri abitati. Così decimato e assediato dall’uomo, ne erano rimasti solo pochi esemplari confinati sulle aspre montagne dell’Appennino centrale e meridionale, in alcune aree protette dove, al sicuro dai cacciatori, ha vissuto fino agli anni ’70. Da allora lo spopolamento della montagna, l’abbandono della pastorizia e la sempre più attenta protezione della specie in pericolo hanno permesso il progressivo e naturale ripopolamento delle montagne e delle colline più interne, fino a che le due popolazioni del lupo appenninico e del lupo balcanico (che nel frattempo, venendo dalla Slovenia, aveva colonizzato le Alpi italiane) si sono incontrate, in un ricongiungimento storico avvenuto nel nostro paese.
Oggi si contano molti esemplari di lupo in Italia. Le stime sono divergenti ma si parla comunque di un numero compreso tra i 1200 e i 1800 individui che abitano e percorrono le aree più interne e naturali del nostro paese.
Ma con l’aumento del numero di lupi sono arrivati i problemi o presunti tali. Un problema effettivo è quello dell’ibridazione dovuta alla possibilità che i cani (i loro discendenti domestici) si accoppino con i lupi. E in questo ci sono le colpe di una parte degli italiani e della loro aberrante concezione del rapporto con gli altri animali, con la criminale abitudine di abbandonarli quando diventano faticosi o fastidiosi: migliaia di cani randagi hanno potuto incontrarsi con i lupi e procreare individui ibridi che non hanno più le caratteristiche né del lupo né del cane e si avvicinano più facilmente alle abitazioni, spesso non possedendo l’abilità del lupo nella caccia.
Molti danni agli allevamenti fatti da questi animali sono spesso attribuiti ai lupi.
L’altro grosso problema è dovuto alla moderna concezione dell’allevamento al pascolo, che prevede di lasciare incustodite le mandrie e le greggi, magari per settimane o mesi, nei periodi estivi. Si tratta di prede facili per i lupi ma al contempo sarebbe facile ovviare a questo inconveniente con adeguate recinzioni elettrificate e l’uso di cani da difesa del gregge (sterilizzati!).
Vero è che gli allevatori tradizionali in questo paese, quelli che ancora tengono i loro animali all’aperto, al pascolo, sono vessati da leggi e tasse, schiacciati dalla concorrenza degli allevamenti intensivi, e quindi estremamente fragili economicamente e spesso non in grado di sostenere le spese di tali misure di protezione del bestiame.
La politica e la società trovano perciò il perfetto capro espiatorio nel predatore. Il lupo, la belva feroce che uccide l’agnello. La natura selvaggia che esce dal controllo umano.
La possibilità di addossare tutti i problemi e le colpe ai predatori è troppo allettante per lasciarsela sfuggire e così, negli ultimi anni, al bracconaggio contro i lupi si sono accompagnati tentativi di realizzare leggi che ne rendessero legale l’assassinio.
E del resto l’Europa è spaccata. Se in alcuni paesi i lupi sono rigidamente protetti, in altri la campagna lupofobica è scatenata e terribile e ha ottenuto la possibilità di cacciarli, anche in situazioni in cui i lupi non rappresentano un danno per nessuno.
Il WWF Italia ha già criticato aspramente l’intenzione di amministrazioni e governo di valutare la possibilità di abbattimenti di lupi. Il duro comunicato dice: “concedere alle Regioni la possibilità di abbattere alcuni esemplari, anche se a certe condizioni, al solo scopo di assecondare le istanze di una parte del mondo agricolo e venatorio, non solo è inaccettabile da un punto di vista di conservazione della specie ma è pericoloso anche per l’economia degli allevatori e per il contrasto al bracconaggio. D’altro canto anche gli zoologi redattori del Piano parlano di intervento senza fondamento scientifico ma, forse, socialmente utile. Infatti, diversi recenti studi internazionali, condotti in aree dove il lupo è cacciato, confermano che uccidere degli esemplari può comportare per i sopravvissuti, oltre alla destrutturazione del branco a cui appartengono, anche la perdita della capacità di predare in gruppo la fauna selvatica, specie il cinghiale, con conseguente rischio di aumento degli attacchi alla fauna domestica. E’ invece indispensabile incrementare e migliorare l’attività di comunicazione sul lupo rivolta all’opinione pubblica in generale e alle comunità rurali interessate, per accrescere il grado di conoscenza e ridurre la circolazione dei tanti luoghi comuni e falsità sulla specie, che spesso godono della eco di qualche media….
….il WWF segnala che è altamente probabile che gli eventuali abbattimenti leciti possano sommarsi a quelli illegali con fucili, lacci e veleno, già ampiamente praticati, fuori controllo, e di cui non si conosce la reale consistenza, con il rischio aggiuntivo che questi ultimi crescano in numero e diffusione, stante la legittimazione che il piano d’azione conferisce al metodo e alla posizione secondo cui il lupo è comunque un predatore nocivo.”
È necessario affrontare i “nuovi” problemi, la convivenza con i grandi predatori, con una “nuova” cultura e con l’informazione e la conoscenza, solo così si possono trovare valide soluzioni. I lupi, questi splendidi animali, hanno un’importanza biologica fondamentale; essi mantengono l’equilibrio predando i grossi erbivori, attuano una selezione naturale abbattendo gli individui più deboli, vecchi o malati. Aggiungono ricchezza e fascino alle nostre foreste.