Il Ddl Sicurezza, approvato a settembre dalla Camera e arenato da mesi all’esame del Senato, sarebbe dovuto tornare alla Camera grazie ai dubbi del Quirinale su alcuni punti controversi, come i “superpoteri” agli 007 e il vincolo del permesso di soggiorno per la sim card ai migranti. Con un colpo di coda, un vero e proprio blitz del governo, approvato in Consiglio dei ministri il 4 aprile, il Ddl cambia pelle, diventando decreto legge. La sua trasformazione lo rende subito applicabile, seppur poi da convertire in legge entro 60 giorni.
Nei giorni precedenti alla scorciatoia del governo, Milano proroga le zone rosse per altri sei mesi estendendole anche in via Padova, San Lorenzo e Rozzano. Una città sempre più militarizzata. Tutto questo alla vigilia di una mobilitazione cittadina contro una politica securitaria, convocata nei giorni precedenti da associazioni e movimenti:
Il DDL sicurezza colpisce tante persone in Italia, in particolare le più marginalizzate: famiglie indigenti, persone senza fissa dimora, persone migranti e transitanti, soprattutto se prive di documenti, persone razzializzate e private della libertà. Inoltre, criminalizza chi pratica conflitto e solidarietà, colpendo lavoratori e lavoratrici in lotta per i diritti, movimenti per il clima e transfemministi. “Sicurezza” è diventata una vuota parola d’ordine per giustificare la violenza della legge; le nostre parole di contrordine sono comunità, collettività, cura, mutualismo, solidarietà, internazionalismo. Parole forti, radicate in anni di pratiche per una sicurezza dal basso, basata sulla giustizia sociale e non sulla paura.
Sabato 5 aprile si è svolta una mobilitazione diffusa in varie zone di Milano, partendo dal primo pomeriggio, per poi convergere alle 18 in piazza San Babila.
“In zona rossa i diritti sono fuori gioco”. Piazza Duca D’Aosta (Stazione Centrale), 14.30, luogo di una delle diverse iniziative. Continuamente rappresentata come un posto insicuro, fatto di tensioni e paure, non lo è per chi questa piazza la vive da sempre. Per Naga, Rete Milano e Lambretta, la Stazione Centrale rappresenta innanzitutto un luogo di cura e di socialità. Una partita di calcio che ha coinvolto non solo gli organizzatori, ma anche gli astanti, bambini e adulti, sotto gli occhi incuriositi e divertiti delle persone che transitavano. La musica della Fonc ha riempito l’aria, aiutando a riprendersi dalle fatiche agonistiche. Per questo il nostro presidio sarà una festa con musica e attività per divertirsi insieme, con la presenza anche del camper dell’unità mobile di Medicina di Strada del Naga: vogliamo dimostrare che socialità e solidarietà possono vincere la paura, e che i luoghi sono tanto più sicuri quanto più sono frequentati e animati.
Alle 18.00 Piazza San Babila è gremita. Poco dopo gli interventi, il corteo parte verso la Prefettura di Milano. Arrivato a destinazione, una delegazione chiede di poter lasciare uno striscione davanti all’entrata. Seguono una carica da parte delle forze dell’ordine e scontri. Unica nota negativa di una mobilitazione pacifica realizzata da molte realtà, unendo le forze contro la deriva autoritaria nel nostro Paese. Una mobilitazione per costruire oggi un argine, domani un’alternativa.








