Ci rivolgiamo a voi per portare all’attenzione pubblica una situazione di profonda ingiustizia che colpisce centinaia di persone che, confidando nella normativa vigente, hanno intrapreso il percorso di riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis.
Siamo donne e uomini che hanno lasciato i propri Paesi d’origine, venduto i loro beni, investito i loro risparmi e riorganizzato le loro vite con la speranza di essere riconosciuti come parte della nazione a cui apparteniamo per diritto di sangue. Abbiamo seguito ogni passaggio burocratico richiesto, nel pieno rispetto delle norme italiane.
Tuttavia, il Decreto-Legge del 28 marzo 2025, n. 36, ha improvvisamente cambiato le regole, senza prevedere misure transitorie per coloro che si trovavano già in Italia e stavano seguendo l’iter in modo legale e trasparente. Molti di noi avevano fissato il proprio appuntamento mesi fa e, per ragioni amministrative indipendenti dalla nostra volontà, lo hanno ottenuto dopo l’entrata in vigore del decreto. Altri, avendo già stabilito la residenza secondo la normativa precedente, ora si trovano in una condizione di incertezza assoluta.
Dall’oggi al domani, ci troviamo senza risposte e senza alternative, in un limbo giuridico ed emotivo devastante.
Un impatto umano ed economico drammatico
Questa misura non è solo una questione burocratica: ha stravolto la vita di persone che hanno investito tutto in questo percorso, nella certezza di rispettare le regole esistenti.
Alcuni hanno venduto le proprie case nei Paesi d’origine, lasciato il lavoro, investito ogni risorsa per questo cammino e ora si trovano senza alcuna certezza. Molti stanno affrontando difficoltà abitative perché i proprietari di casa, vista l’incertezza normativa, non vogliono più affittare a chi potrebbe essere costretto a lasciare il Paese.
Ma c’è qualcosa che va oltre la questione economica: quello che ci muove è un profondo senso di appartenenza all’Italia. Indipendentemente dal numero di generazioni che ci separano dai nostri antenati italiani, la cultura, la lingua e i valori italiani hanno forgiato la nostra identità. Abbiamo scelto di venire qui non per interesse personale, ma per onorare le nostre radici, per contribuire con il nostro lavoro e il nostro impegno a un futuro in questo Paese che sentiamo nostro.
Un appello alla società italiana e alla Chiesa
Sappiamo che il Vaticano è uno Stato indipendente, ma facciamo appello ai principi e ai valori cristiani che hanno segnato la storia d’Italia. La dottrina sociale della Chiesa ha sempre difeso la giustizia, la dignità delle persone e il rispetto per chi ha agito in buona fede.
Chiediamo che la nostra situazione venga considerata da una prospettiva umanitaria e che la Santa Sede possa intervenire moralmente affinché questo decreto non colpisca ingiustamente chi aveva già avviato il proprio iter secondo le norme stabilite.
Allo stesso tempo, esortiamo i parlamentari, i partiti politici e la società italiana a prendere coscienza dell’impatto devastante che questa misura sta avendo su famiglie che condividono un legame innegabile con l’Italia. Non chiediamo privilegi né eccezioni arbitrarie: chiediamo equità e il rispetto del principio di certezza del diritto.
Facciamo appello ai media affinché questa realtà non venga ignorata. La nostra storia non è solo quella di un gruppo di persone colpite da una misura amministrativa, ma quella di una comunità che condivide la storia italiana e che oggi si vede privata del diritto a un procedimento equo.
L’Italia è una nazione con una profonda tradizione di accoglienza e di rispetto per le proprie radici. Non permettiamo che questa decisione calpesti i valori che hanno reso grande questo Paese.
La Comunità dei Discendenti di Italiani in Italia