Secondo il JP Salary Outlook 2025 dell’Osservatorio JobPricing, in Italia la Retribuzione Annua Lorda (RAL) media è aumentata del 3,3%, mentre l’inflazione si è fermata all’1,0%, determinando il primo incremento del potere di acquisto degli stipendi negli ultimi dieci anni.

Tuttavia, il bilancio a lungo termine resta negativo: dal 2015 la crescita della RAL è stata dell’11,0%, mentre l’inflazione ha raggiunto il 20,8%, causando una perdita considerevole in termini di potere d’acquisto.

L’aumento salariale è stato principalmente guidato dai rinnovi dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL), che hanno favorito soprattutto le fasce di reddito più basse, con gli operai che hanno registrato un incremento della RAL del 4,6%, portando la crescita decennale a 13,9%, il dato più alto tra tutte le categorie professionali.

Particolarmente significativo è stato il rinnovo del contratto dei metalmeccanici, che ha influito su una vasta platea di lavoratori.

I settori con retribuzioni mediamente più basse hanno mostrato in generale incrementi superiori alla media.

Questo indica che le dinamiche di aggiustamento salariale hanno maggiormente impattato le categorie meno retribuite, contribuendo a una riduzione – seppur contenuta – delle disparità interne al mercato del lavoro italiano.

Tuttavia, a livello internazionale, l’Italia continua a collocarsi nelle ultime posizioni dell’OCSE per crescita salariale e perdita di potere d’acquisto.

Il paese si posiziona al 22° posto su 34 per livello di salario medio annuo, mentre la differenza tra i più pagati e i meno pagati resta significativa: un CEO del 9° decile guadagna circa 9 volte un operaio del 1° decile.

E restano purtroppo ancora marcate le differenze territoriali: il divario tra Nord e Sud rimane significativo, con una differenza di oltre 3.500 euro nella RAL media.

Tuttavia, nel 2024 il Sud e Isole ha registrato una crescita retributiva superiore a quella del Nord Italia, proseguendo nella tendenza di progressivo “catching up” rispetto al Nord.

Secondo l’analisi territoriale del rapporto, Trentino-Alto Adige, Lombardia, Lazio e Liguria continuano a registrare le retribuzioni più alte, mentre Basilicata, Calabria e Molise si trovano agli ultimi posti della classifica.

Nonostante la crescente attenzione al Total Reward, la quota di retribuzione variabile e i benefit restano marginali per gran parte dei lavoratori italiani: solo il 37% dei dipendenti percepisce una componente variabile nella propria retribuzione, mentre l’accesso ai piani di welfare aziendale è ancora limitato, con una media di 759 euro annui per chi ne beneficia.

I benefit risultano più diffusi tra i dirigenti (l’80% ne beneficia) e meno tra gli operai (solo il 24% ha accesso a qualche forma di benefit).

Le misure più comuni includono il rimborso delle spese mediche, i buoni pasto e l’auto aziendale: nel tempo sono aumentate in particolare le tutele assicurative, sanitarie e previdenziali “on-top” rispetto a quelle già previste dai CCNL.

Dal Rapporto emerge come il recupero del potere d’acquisto sia di fatto ancora parziale e come il mercato del lavoro sia sempre più competitivo.

Un mercato in cui la capacità di attrarre e trattenere talenti dipenderà non solo dalla crescita delle retribuzioni, ma anche dall’adozione di politiche retributive più trasparenti ed eque.

Senza trascurare la digitalizzazione in atto e soprattutto l’introduzione dell’intelligenza artificiale nei processi aziendali, fattori che potrebbero ridefinire il valore delle competenze richieste e influenzare le politiche retributive, premiando maggiormente le figure con elevate competenze tecnologiche e analitiche.

“L’edizione 2025 del report, ha dichiarato Matteo Gallina, Responsabile Osservatorio JobPricing, fornisce alcune precise indicazioni sull’andamento del mercato: negli ultimi tre anni i rinnovi dei principali CCNL, la pressione dell’aumento dei prezzi di mercato, la netta ripresa dopo il periodo pandemico e un maggior fermento e competizione del mercato del lavoro hanno generato una ripresa della crescita retributiva nel contesto italiano.

Questo è di per sé un segnale positivo, nonostante l’andamento dell’inflazione e il confronto con l’estero non ci mettano in una condizione lusinghiera.

Tuttavia, la previsione per il 2025, sostenuta da più parti istituzionali, racconta di una dinamica retributiva che non sarà generosa come quella dell’ultimo anno, in cui per la prima volta l’aumento delle retribuzioni ha superato l’aumento dei prezzi al consumo.

La principale dinamica osservata nel mercato retributivo negli ultimi anni è una lieve ma continua riduzione dei gap interni al mercato retributivo e una riduzione della distanza tra gli estremi: ne sono un esempio gli andamenti nel lungo periodo significativi nei settori agricolo e dei servizi, nelle piccole imprese, nelle popolazioni giovani, tra le donne e nelle regioni del Sud Italia.”

Qui per scaricare il Rapporto: https://osservatoriojobpricing.it/report/salary-outlook.