Un gruppo internazionale di scienziati, tra cui i fisici italiani Carlo Rovelli e Flavio Del Santo, ha redatto un manifesto rivolto agli accademici, intellettuali e a tutti i cittadini consapevoli dei rischi della guerra, invitandoli a prendere una posizione ferma contro il riarmo europeo. Nel manifesto si chiede un’immediata de-escalation e l’abbandono della cosiddetta “strategia della paura”, che, secondo i politici europei, giustificherebbe il più grande riarmo del continente dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Un appello per la pace e la diplomazia, affinché l’Europa non ceda alla tentazione della militarizzazione, ma riscopra il valore del dialogo e della cooperazione.
Il manifesto, che riportiamo qui sotto in traduzione italiana, può essere sottoscritto, da scienziati e non, al link: https://www.iuscientists.org/against-militarization-scientists-unite-in-opposition-to-eu-rearmament/
Scienziati contro il riarmo – Un manifesto
Come scienziati – molti di noi impegnati in settori in cui si sviluppa la tecnologia militare – come intellettuali, come cittadini consapevoli dei rischi globali attuali, riteniamo che oggi sia un dovere morale e civico di ogni persona di buona volontà alzare la voce contro l’appello alla militarizzazione dell’Europa e promuovere il dialogo, la tolleranza e la diplomazia. La militarizzazione improvvisa non preserva la pace; conduce alla guerra.
I nostri leader politici affermano di essere pronti a combattere per difendere presunti valori occidentali che ritengono in pericolo; sono pronti a difendere il valore universale della vita umana? I conflitti nel mondo sono in aumento. Secondo le Nazioni Unite (2023), un quarto dell’umanità vive in aree colpite da conflitti armati. La guerra tra Russia e Ucraina, sostenuta dai paesi della NATO con la giustificazione di “difendere i principi”, sta lasciando dietro di sé circa un milione di vittime. Il rischio di genocidio dei palestinesi da parte dell’esercito israeliano appoggiato dall’Occidente è stato riconosciuto dalla Corte Internazionale di Giustizia. Guerre brutali stanno infuriando in Africa, come in Sudan o nella Repubblica Democratica del Congo, alimentate dagli interessi sulle risorse minerarie africane. Il “Doomsday Clock” del Bulletin of the Atomic Scientists, che quantifica i rischi di una catastrofe nucleare globale, non ha mai registrato un rischio così alto come quello attuale.
Spaventata dall’attacco russo in Ucraina e dal recente riposizionamento degli Stati Uniti, l’Europa si sente emarginata e teme che la sua pace e prosperità possano essere a rischio. I politici stanno reagendo in modo miope, con un appello a mobilitare, su scala continentale, una quantità colossale di risorse per produrre più strumenti di morte e distruzione. Il 4 marzo 2025, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha rilasciato il “Piano ReArm Europe”, dichiarando che “l’Europa è pronta e capace di agire con la velocità e l’ambizione necessarie. […] Siamo in un’era di riarmo. E l’Europa è pronta ad aumentare massicciamente le proprie spese per la difesa.” L’industria militare, che dispone di enormi risorse e di una potente influenza sui politici e sui media, getta benzina sul fuoco di una narrazione apertamente bellicosa. La “paura della Russia” viene alimentata come un cavallo di battaglia, ignorando convenientemente che la Russia ha un PIL inferiore a quello della sola Italia. I politici affermano, senza alcun fondamento, che la Russia ha ambizioni espansionistiche verso l’Europa, minacciando Berlino, Parigi e Varsavia, quando ha appena dimostrato di non essere nemmeno capace di prendere il suo ex satellite, Kiev. La propaganda di guerra è sempre alimentata da una paura esagerata. Con la diplomazia, l’Europa può tornare alla sua coesistenza pacifica e collaborazione con la Russia che la maledetta questione ucraina ha interrotto.
L’idea che la pace dipenda dallo possibilità di schiacciare l’altro porta solo all’escalation, e l’escalation porta alla guerra. La Guerra Fredda non è diventata una guerra “calda” e politici saggi da entrambe le parti sono riusciti a superare le loro forti divergenze ideologiche e le rispettive “questioni di principio” e a concordare una riduzione drammatica degli armamenti nucleari. I trattati nucleari START tra USA e Unione Sovietica hanno portato alla distruzione dell’80% dell’arsenale nucleare del pianeta. Gli scienziati e gli intellettuali da entrambe le parti hanno svolto un ruolo riconosciuto nel spingere i politici verso una razionale de-escalation. Nel 1955, uno dei filosofi più eminenti del XX secolo, matematico e premio Nobel per la letteratura, Bertrand Russell, e il premio Nobel per la fisica Albert Einstein hanno firmato un importante manifesto, e la Conferenza Pugwash, da esso ispirata, ha riunito scienziati di entrambi le fazioni, facendo pressioni per una de-escalation. Quando a Russell, nel 1959, fu chiesto di lasciare un messaggio per la posterità, rispose: “In questo mondo, che sta diventando sempre più interconnesso, dobbiamo imparare a tollerarci a vicenda, dobbiamo imparare a sopportare il fatto che alcune persone dicano cose che non ci piacciono. Possiamo solo vivere insieme in questo modo. Ma se dobbiamo vivere insieme, e non morire insieme, dobbiamo imparare una sorta di carità e una sorta di tolleranza, che sono assolutamente vitali per la continuazione della vita umana su questo pianeta.” Dobbiamo attenerci a questo saggio patrimonio intellettuale.
I grandi conflitti sono sempre stati preceduti da ingenti investimenti militari. Dal 2009, la spesa militare globale ha raggiunto livelli record senza precedenti ogni anno, con la spesa del 2024 che ha toccato il massimo storico di 2443 miliardi di dollari. Il “Piano ReArm Europe” impegna l’Europa a investire 800 miliardi di euro in spese militari. Sia l’attuale presidente degli Stati Uniti che l’attuale presidente della Russia hanno recentemente dichiarato di essere pronti a iniziare colloqui per la normalizzazione delle relazioni e per una riduzione equilibrata degli armamenti militari. Il presidente della Cina chiede ripetutamente la de-escalation e il passaggio da una mentalità conflittuale a una mentalità collaborativa “win-win”. Questa è la direzione da seguire. E ora l’Europa si prepara alla guerra, con nuove spese militari pianificate mai viste dalla Seconda Guerra Mondiale. L’Europa è ora disposta a brandire le spade perché si sente messa da parte?
L’umanità è messa oggi di fronte ad enormi sfide globali: cambiamento climatico, fame nel Sud del mondo, la più grande disuguaglianza economica mai registrata, rischi crescenti di pandemie, guerra nucleare. L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno oggi è che il Vecchio Continente passi da essere un faro di stabilità e pace a diventare un nuovo signore della guerra.
Si vis pacem para pacem — se vuoi la pace, costruisci la pace, non la guerra.