Ho incontrato gli invulnerabili. Ma non erano supereroi. Gli “invulnerabili” li ho incontrati in Albania, nel centro di reclusione da cui, per la terza volta, ieri i giudici hanno detto che non potevano essere trattenuti.

Ora che il trattenimento non è stato confermato saranno riportate in Italia e di questo sono davvero felice, avendo avuto modo di parlare con alcuni di loro e immaginandoli adesso sollevati, da una prospettiva di miglioramento della propria condizione, di libertà. Il Tavolo Asilo di cui fa parte anche l’Arci con alcun* deputat* infatti sta assicurando una presenza il più costante possibile, per avere degli occhi qualificati (avvocat*, mediator*, attivist*) dove con tutta evidenza il potere non ne vorrebbe.

Dicevo dei supereroi perché nel centro in Albania dovrebbero andare solo coloro i quali non hanno vulnerabilità specifiche. Immaginare di considerare “non vulnerabili” persone che hanno appena attraversato il Mare Mediterraneo su imbarcazioni di fortuna è già una determinazione per cui serve cinismo. Ma quelle che abbiamo incontrato non sono semplicemente delle persone che hanno attraversato il mare e rischiato la vita così: tutti sono stati mesi o anni in Libia, quasi tutti ne portano i segni vivi addosso, molti lamentano problemi di salute sottovalutati e raccontano storie di rapimenti e riscatti. Di torture. I loro volti raccontavano la disperazione di quell’ulteriore sfortuna di trovarsi deportati in Albania.

Sì, perché di sfortuna e arbitrio si tratta: finire in quel simbolo di cinismo, orrore e spreco.
Le persone che abbiamo incontrato erano disperate, confuse, non avevano evidentemente ricevuto informazioni sufficienti, in più, in sostanza, nessuno aveva parlato con il proprio legale, nonostante fossero già passati in pochi giorni sia la commissione territoriale – affrontata da tutti senza tutela legale e senza alcuna preparazione a poche ore dal salvataggio – sia l’udienza per la convalida.

Per quale ragione il Governo non ha atteso la Corte di Giustizia Europea che entro poche settimane si pronuncerà (e siamo tutti in ansia, il “cattivismo” non è una malattia solo italiana) sulla legittimità di queste procedure? Che senso ha avuto esporre a inutili ulteriori sofferenze e stress decine di richiedenti asilo, di persone che vengono da anni di prigionia da quella stessa Libia in cui rimandiamo i torturatori col volo di Stato? Che senso ha mettere su tutta la situazione, atteso che il Governo non può ignorare che i giudici non avevano alcun motivo di ribaltare le decisioni precedenti in attesa della decisione della Corte di Giustizia?

Verificando che le informative legali fossero state effettuate correttamente, un componente della delegazione ha chiesto ad una delle persone con cui abbiamo parlato se gli fosse stato rappresentato il fatto che, per la legge, se pagasse lui potrebbe uscire da quel posto. Si chiama cauzione, bastano al massimo 5000 euro che ovviamente non ha nessuno di loro. Aveva appena parlato degli arresti subiti in Libia e delle richieste di riscatto alla famiglia e ha titubato un attimo nel rispondere, il tempo necessario a me per chiedermi dalla prospettiva di questo giovane uomo quanto sia diversa dalla Libia questa Europa.

Direi che per lui sono complementari, come ha dimostrato in modo definitivo, se ce ne fosse bisogno, dal caso Al-Masri.

Quella in foto è la vista che si avrebbe dal centro di Giader, se non fosse per le alte mura perimetrali che oscurano tutto.
È una piccola e colorata casetta rurale che sorge proprio dall’altra parte della strada.
É davvero incredibile vedere come questo mostro le sia atterrato di fronte.

Fausto Melluso, Arci Palermo