In Italia prosegue lo sperpero di denaro pubblico per impianti che saranno inutilizzabili

Con l’avvicinarsi dei Campionati mondiali di sci FIS a Trondheim, la campagna norvegese Folk mot fossilmakta (Persone contro il potere dei fossili) ha annunciato potenziali proteste di disobbedienza civile, tra cui il blocco della gara maschile di 50 km stile libero dell’8 marzo. Invitano gli organizzatori dell’evento a prendere posizione contro la presa dell’industria dei combustibili fossili sulla società norvegese e il suo ruolo nella crisi climatica globale.

“È ironico che i Campionati mondiali FIS 2025 mirino a essere i ‘Campionati mondiali più sostenibili di sempre’, ma consentano la sponsorizzazione di Equinor, un’azienda che produce il 99% di combustibili fossili”, afferma il portavoce della campagna Calum Macintyre.

Il gruppo ha due richieste chiave:

1)     Rimuovere tutta la pubblicità e il marchio sui combustibili fossili dall’evento.

2)     Condividere informazioni sul Trattato di non proliferazione dei combustibili fossili sui grandi schermi per evidenziare l’urgente necessità di un’eliminazione graduale globale di carbone, petrolio e gas.

“Quando il potere finanziario e politico soffoca le voci comuni, la disobbedienza civile diventa necessaria. La palla è nelle mani degli organizzatori. Possono scegliere una sostenibilità seria, oppure costringere la gente comune a intervenire.” afferma il portavoce Klenge

Il doppio standard verde della Norvegia

La Norvegia, una nazione che si promuove come verde e sostenibile, è anche tra i maggiori produttori di petrolio e gas al mondo. Aziende come la compagnia petrolifera per lo più statale Equinor hanno a lungo utilizzato gli sport invernali per fare greenwashing della propria immagine, continuando le loro pratiche distruttive per il clima mentre plasmare il dibattito pubblico per proteggere i propri interessi. L’influenza di Equinor nella società norvegese è enorme, forse questo spiega perché la Norvegia ha una delle più grandi popolazioni di negazionisti del cambiamento climatico in Europa?

MENTRE LA NEVE NON C’E’ QUASI PIU’ IN ITALIA SI CONTINUA A SPERPERARE DENARO IN NUOVI IMPIANTI

In Italia intanto si continuano a costruire nuovi impianti per lo sci-turismo a bassa quota, dunque senza alcuna prospettiva di vita, con ampio uso di fondi pubblici. E’ il caso di Colere e Lizzola, due località nelle Alpi Orobiche, in provincia di Bergamoquattro impianti di risalita, una galleria lunga oltre 450 metri che andrà a collegare le due località, impianti per l’innevamento programmato, il bacino artificiale, gli sbancamenti. Un enorme cantiere dai costi vertiginosi: 70 milioni di euro totali, di cui 50 dalla Regione Lombardia e 20 dai privati. Oggi, molte piccole stazione a bassa quota vengono chiuse, o tenute in vita con soldi pubblici seguendo le logiche di un disperato quanto miope accanimento terapeutico. Nell’inverno 2024-‘25 erano 177 gli impianti chiusi, con una crescita di 39 unità rispetto alla stagione precedente (dato Legambiente). Anche a gennaio si assiste a una fusione accelerata del manto nevoso. Da qui, la necessità di grandi disponibilità d’acqua da sfruttare nelle rare giornate abbastanza fredde per produrre neve, con enormi costi energetici. Allora ecco il potenziamento degli impianti per la neve programmata, con bacini di raccolta ingranditi e nuove stazioni di pompaggio. Sbancamenti, cemento armato, acciaio, tubature, tutti lasciti spesso non convertibili. Eppure il documento Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (Snacc) dice chiaro che si dovrebbero “promuovere misure volte ad adattare l’apertura e la durata della stagione invernale all’effettiva disponibilità di neve”.

ABBIAMO NECESSITÀ DI UN FONDO RIPARAZIONE: firma anche tu la petizione per chiederne l’istituzione. La nostra richiesta è di un Fondo Riparazione preventivo, permanente e partecipato da prevedere annualmente nel bilancio dello Stato. I soldi dovranno essere ottenuti attraverso l’eliminazione dei Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD), la tassazioni degli extra-profitti delle compagnie fossili, il taglio di stipendi premi e benefit ai loro manager, delle enormi spese della politica e delle sempre più ingenti spese militari.  Per questo continueremo a scendere in strada, a fare azioni di disobbedienza civile nonviolenta, assumendoci la responsabilità delle nostre azioni, affrontando la repressione, tribunali e processi.

Cartella stampa su tutte le azioni organizzate da dicembre 2021 qui

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