Pena ridotta in appello per Pauline Nyiramasuhuko, ex ministro della famiglia ruandese e i suoi coimputati. Questa l’ultima sentenza del Tribunale penale internazionale per il Rwanda, che con questo verdetto termina, dopo 21 anni il suo mandato.
Nyiramasuhuko e i suoi complici (suo figlio Arsène Shalom Ntahobali e l’ex sindaco di Muganza, Elie Ndayambaje) sono stati condannati per genocidio e istigazione allo stupro, ma ora dovranno scontare 47 anni, mentre in primo grado avevano avuto l’ergastolo. Ridotte anche le pene di altri tre funzionari coinvolti nello stesso processo, relativo alle violenze commesse dai miliziani Interahamwe nella prefettura di Butare. Il verdetto era atteso da mesi: originariamente, infatti, la stampa aveva parlato di agosto come possibile termine ultimo.
Istituito nel 1994, con sede ad Arusha, in Tanzania, il Tpir avrebbe dovuto cessare le sue attività lo scorso anno: il Consiglio di Sicurezza dell’Onu però ne ha prolungato il mandato proprio per permettere la conclusione del processo appena terminato. La competenza a processare gli ultimi ricercati passerà ora alla giustizia ruandese e al Meccanismo per i tribunali penali internazionali, istituzione già esistente che ha anche il compito di rilevare le ultime competenze del Tpir.