La presentazione del libro “Ricordi a piede libero, l’Autonomia Operaia, l’esilio, gli studi sull’HIV” di Gianfranco Pancino, organizzata dalla Rete degli Ambulatori Popolari, dal Coordinamento studentesco Sanitari per la Palestina/Virdimura e dalla redazione palermitana di Pressenza, con la presenza dell’Autore, è stata da subito una ghiottissima occasione per iniziare a tessere i fili di un confronto a tutto tondo tra soggetti operanti a diverso titolo nel territorio.

Colpiva immediatamente la quantità dei presenti accorsi numerosi (quasi colma, in prevalenza giovani, l’aula magna “Maurizio Ascoli”) nonostante l’allerta meteo diffusa nel primo pomeriggio di venerdì ultimo scorso e le tante strade allagate che rendevano impossibile raggiungere il Policlinico, ove si svolgeva l’importante iniziativa. Insomma l’atmosfera era quella delle occasioni straordinarie e la voglia di confrontarsi molto forte.

Gli stessi saluti istituzionali portati da Marcello Ciaccio, presidente  della Scuola di Medicina e Chirurgia, non sono stati un semplice e doveroso rituale nei confronti di un ospite illustre, ma sono entrati nella carne viva delle pesanti contraddizioni che attraversano la Sanità pubblica e l’Università, invitando l’autore e gli organizzatori ed i partecipanti presenti a tenere sempre in considerazione la facoltà di Medicina,  ma anche la stessa Università nel suo complesso ogni qual volta che le varie forme di ricerca/azione richiedano momenti di approfondimento e confronto.

Gli interventi di Calogero Cammà –  Presidente del comitato tecnico scientifico della Rete degli Ambulatori Popolari – e di Renato Costa (Presidente della stessa Rete) hanno sottolineato il ruolo e il percorso degli Ambulatori popolari in antitesi alla finanziarizzazione della medicina e alla privatizzazione dell’assistenza sanitaria, interloquendo con Pancino sulla necessità di riavviare il conflitto sociale come unica possibilità per tentare di sganciare la ricerca scientifica dal profitto del sistema oligopolistico dominante.

Secondo l’ordine della scaletta dei relatori, l’ultimo intervento è stato quello di Antonio Casano – redattore dell’agenzia stampa ‘Pressenza’ – che ha puntato la sua attenzione sul percorso politico e sulla storia degli anni settanta che ha attraversato la vicenda umana e professionale di Pancino illustrata in questa sua autobiografia. Pancino, infine,  ha concentrato il suo intervento sulla “politicità della ricerca”, in  coerenza con il suo percorso rivoluzionario che lo ha portato in esilio in Francia e che gli ha dato la possibilità di accedere al prestigioso Istituto Pasteur, dove ha lavorato nelle equipe di ricercatori che hanno ottenuto straordinari risultati, in particolare nella ricerca sul tumore al seno e sull’AIDS. Inoltre ha più insistito anch’egli sulla necessità di una presa di coscienza conflittuale per liberare la sanità e la scienza dalla valorizzazione economica accumulativa dominata dalle Big Pharma.

Tantissimi gli interventi che si sono succeduti in una interlocuzione continua con l’Autore che non si è mai sottratto al dibattito, bensì – al contrario – ha continuato a fornire spunti interessanti per approfondire la relazione strettissima tra radicalità delle scelte politiche e impegno scientifico per la cura.

Un’ultima annotazione felice, tanti gli interventi di giovani del Collettivo Virdimura e non solo: precisi, competenti e soprattutto desiderosi di colmare il gap generazionale e il vuoto storico,  determinati anche da anni di repressione durissima e da una narrazione mainstream dei ’70, descritti e illustrati solo come angoscia, violenza e follia. Un tentativo sterile di rimuovere le radici storiche e le cause che in quegli anni incendiavano il conflitto sociale, insieme ai cuori di migliaia di giovani, con l’obiettivo di togliere la dignità politica a chi quegli anni li ha vissuti magari  operando scelte dolorose, comunque coerenti col desiderio di una generazione intera che voleva dare l’assalto al cielo, pagandone le conseguenze fino in fondo.

 

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