Come Faenza Eco-logica abbiamo appreso con soddisfazione le recenti dichiarazioni dell’amministrazione comunale che esplicitano dubbi sulla sostenibilità ambientale della centrale a biometano di Granarolo.
Ad ogni modo riteniamo che non si possa abbassare la guardia troppo in fretta, perché la Conferenza dei Servizi (con il parere dei vari enti) avrà l’ultima parola.
Riguardo alla trasparenza, sottolineiamo che gli atti ci sono stati consegnati solo due giorni fa. Centinaia di documenti che dovremmo studiare in pochi giorni e senza possibilità di fare osservazioni puntuali in sede di conferenza di servizi. Questo non è rispetto della partecipazione dei cittadini e del loro diritto all’informazione. Inoltre il Comune, anziché parlare con due o tre cittadini ufficiosamente e senza mostrare documenti scritti (fino a due giorni fa), poteva organizzare tramite il quartiere un’assemblea pubblica dove esporre il problema in modo pubblico e documentato. Perché non lo ha fatto?
In mancanza di una assemblea organizzata dal quartiere, l’abbiamo organizzata noi come Faenza Eco-logica e si terrà domani sabato 11 gennaio 2025, ore 16,30 in piazza Manfredi 2 Granarolo Faentino (Faenza), presso la sede del quartiere.
Interverranno il dott. Gianni Tamino biologo, membro del comitato scientifico di Isde (associazione Medici per l’Ambiente) e Maria Grazia Bonfante (Salviamo il Paesaggio Cremona e Coordinamento Terre Nostre) entrambi esperti dei rischi connessi alle centrali a biometano.
Invitiamo la cittadinanza, gli amministratori, e i delegati Snam ad un dibattito pubblico e trasparente.
L’impatto ambientale dell’ampliamento sarà consistente: non solo perché sarà raddoppiata-triplicata la superficie impermeabilizzata in zona a rischio alluvioni, a due passi dal canale e dalla massicciata della ferrovia, ma anche perché entreranno 150 tonnellate al giorno di reflui zootecnici e di biomassa (da colture apposite), trasportate da tir. La produzione attesa di biometano sarà pari a 500 Smc/h, mentre la produzione attesa di biogas è pari a circa 1.100 -1.200 Smc/h in parte bruciati sul posto, in parte trasportati altrove con carri bombolai che transiteranno nelle strade dissestate e strette di Granarolo.
La PAS si può concedere solo se la potenzialità dell’impianto è inferiore a 500 smc/h. Come è stato possibile che gli uffici comunale accettassero la procedura PAS?
Senza parlare delle acque di scarico che finiranno nei fossi, con sostanze nei limiti di legge, ma quale sarà l’impatto cumulativo di questi scarichi sommati a tutti quelli della zona industriale di Faenza?
Ricordiamo che il Comune di Faenza, con Massimo Isola come vicesindaco, nel 2011 approvò l’impianto esistente in deroga alla fascia di rispetto (50 metri) del canale emiliano-romagnolo (CER).
Ora forse il sindaco si è avveduto dei suoi errori, ma se è (come dice) contrario all’ampliamento, perché i suoi uffici hanno concesso la famigerata PAS (procedura abilitativa semplificata), che taglia i tempi, impedisce la reale partecipazione dei cittadini e bypassa anche il consiglio comunale? Una procedura alla quale a nostro parere si poteva dire di no, procedendo con procedure più articolate, rinviando alla AUA (Autorizzazione unica).
Faenza Eco-logica