Di Cristen Hemingway Jaynes

Secondo il rapporto Arctic Report Card 2024 dell’Ente nazionale per l’oceano e l’atmosfera (NOAA – National Oceanic and Atmospheric Administration) degli Stati Uniti, la tundra artica sta diventando una fonte netta di anidride carbonica, spodestando l’effetto benefico che aveva sul clima nei millenni in cui fungeva da serbatoio di carbonio.

Il rapporto afferma che quest’anno è stato il secondo più caldo nella regione artica, sulla base di dati risalenti al 1900. «In tutta la regione, le temperature da ottobre 2023 a settembre 2024 sono state di 1,20°C sopra la media rispetto al periodo che va dal 1991 al 2020», si legge in un comunicato stampa del NOAA.

«La regione artica continua a riscaldarsi ad un ritmo sempre più veloce rispetto alla media globale. L’Arctic Report Card 2024 mette in evidenza delle osservazioni quasi da record, dimostrando cambiamenti drastici tra cui la trasformazione della tundra artica da serbatoio a fonte di carbonio, il declino delle mandrie di caribù dell’entroterra, in precedenza molto numerose, e l’aumento delle precipitazioni invernali», ha dichiarato il NOAA. «L’adattamento è sempre più necessario: le conoscenze indigene e i programmi di ricerca guidati dalle comunità sono essenziali per comprendere e rispondere ai rapidi cambiamenti della regione».

Nel 2023 l’autunno artico è stato il secondo più caldo mai registrato, mentre l’estate di quest’anno è stata la terza più calda, nonché la più piovosa, in tutta la regione artica. Gli ultimi nove anni sono stati anche i più caldi mai registrati.

Un’ondata di calore all’inizio del mese di agosto ha stabilito un record giornaliero di temperatura in diverse comunità del Canada settentrionale e dell’Alaska.

Le precipitazioni nella regione artica sono in aumento dal 1950, con i picchi più pronunciati in inverno.

«Le nostre osservazioni dimostrano che la tundra artica, già surriscaldata e con l’incremento di incendi, sta emettendo più anidride carbonica di quanto ne immagazzina, il che peggiorerà l’impatto dei cambiamenti climatici», ha dichiarato l’amministratore del NOAA Rick Spinrad, come riporta The Guardian.

Anche gli incendi alle alte latitudini stanno diventando più intensi a causa dei cambiamenti climatici provocati dall’uomo. Gli incendi selvaggi rilasciano anidride carbonica nell’atmosfera bruciando la vegetazione e la materia organica immagazzinata nel suolo, privando i terreni dei loro strati isolanti, accelerando il disgelo del permafrost a lungo termine e rilasciando emissioni di carbonio.

«Negli ultimi anni abbiamo visto come l’aumento del numero degli incendi dovuto ai cambiamenti climatici minaccia sia le comunità, che il carbonio immagazzinato nel permafrost, ma ora stiamo iniziando a misurare l’impatto cumulativo sull’atmosfera ed è significativo», ha dichiarato il dottor Brendan Rogers, scienziato del Woodwell Climate Research Center che ha contribuito al rapporto, come riportato da The Guardian.

Con il disgelo del permafrost, i microrganismi decompongono le sue riserve di carbonio, rilasciando gas serra, tra cui il metano.

«Abbiamo bisogno di una conoscenza accurata, olistica e completa di come i cambiamenti climatici influenzeranno la quantità di carbonio che la regione artica assorbe e immagazzina e di quanto ne rilascia nell’atmosfera, per poter affrontare efficacemente questa crisi», ha dichiarato la dott.ssa Sue Natali, scienziata del Woodwell Center che ha anche contribuito alla ricerca. «Questo rapporto rappresenta un passo fondamentale verso la quantificazione di queste emissioni su scala».

Attualmente, le temperature della regione artica stanno salendo fino a quattro volte più velocemente rispetto alla media mondiale. Il rapporto ha rilevato che questo è l’undicesimo anno consecutivo in cui il riscaldamento della regione artica è stato più rapido di quello globale.

«La catastrofe climatica a cui stiamo assistendo nella regione artica ha già conseguenze per le comunità di tutto il mondo», ha dichiarato Brenda Ekwurzel, climatologa dell’Union of Concerned Scientists, come riporta The Guardian. «Le allarmanti avvisaglie del rilascio anticipato di una fonte netta di anidride carbonica non lasciano presagire nulla di buono. Una volta raggiunte, molte di queste soglie di impatto negativo sugli ecosistemi non possono essere invertite».

Traduzione dall’Inglese di Martina D’amico. Revisione di Mariasole Cailotto.

Di seguito un video in inglese che spiega il rapporto del NOAA:


Cristen scrive narrativa e saggistica. Si è laureata in Giurisprudenza e specializzata in Legge degli oceani e delle coste presso la Facoltà di giurisprudenza dell’Università dell’Oregon; ha conseguito un master in Scrittura creativa presso la University of London-Birkbeck. È l’autrice della raccolta di racconti intitolata The Smallest of Entryways e della biografia di viaggio Ernest’s Way: An International Journey Through Hemingway’s Life.

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