1. Mentre in Italia riparte la macchina del fango contro le odiate ONG, e non si conosce ancora il Piano nazionale di attuazione del Patto europeo sulla migrazione e l’asilo, che la presidente Von der Leyen, in sintonia con il governo Meloni, vorrebbe anticipare al 2025, il Consiglio europeo fa un altro passo avanti per criminalizzare i soccorsi umanitari, con la nuova “direttiva sui trafficanti”, che dovrebbe entrare in vigore nel prossimo anno.
La parola d’ordine è sempre la stessa, la lotta senza quartiere ai trafficanti, fallita in Italia per la minima parte di espulsioni effettivamente eseguite con un rimpatrio forzato, e dopo l’infelice avvio del modello Albania, a cui guarderebbero altri governi europei. Il calo degli arrivi via mare che pure si deve registrare nel 2024 rispetto agli anni precedenti, al di là dei costi disumani che ha comportato in Libia ed in Tunisia, non sembra garantire che in futuro le rotte del Mediterraneo centrale non ritornino più affollate che mai. La situazione politica e militare in Libia è sempre più in bilico, e il deterioramento della situazione politica e sociale in Tunisia, potrebbe spingere alla partenza, anche prima della prossima primavera, altre migliaia di migranti, sia tunisini, che persone provenienti da altri paesi, oggetto ormai, anche n territorio tunisino, di una sistematica, violenta, persecuzione che arriva a tradursi in abusi sessuali e deportazioni collettive.
Le prossime scadenze elettorali in Francia ed in Germania, le pressioni che arrivano dagli Stati Uniti dopo la rielezione di Trump, con la macchina mediatica di Musk che sta unificando e galvanizzando l’internazionale nera, devono trovare un nemico con il quale distogliere le masse elettorali dai veri problemi che derivano dallo smantellamento dello Stato sociale e da una preoccupante divaricazione della forbice tra ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri, con la scomparsa del ceto medio.
Ecco allora che si cerca di fare passare a livello europeo quel ribaltamento di paradigma morale, prima che giuridico, che mette ancora al primo posto i diritti fondamentali della persona, e dunque il diritto di asilo ed il diritto al soccorso in mare, Riparte dunque l’attacco contro le organizzazioni non governative che continuano ad operare tra mille ostacoli attività di ricerca e salvataggio in mare. Per colpire definitivamente il soccorso civile si tenta di assimilare le attività svolte dalle navi umanitarie ad attività illegali che permetterebbero l’ingresso nel territorio dello Stato non di naufraghi, e quindi di richiedenti asilo o di altri soggetti vulnerabili, ma di immigrati irregolari, generalmente definiti come “clandestini”. Le ONG ritornano così ad essere un facile bersaglio per la rabbia delle persone private dei diritti sociali, sempre più spesso costrette alla sopravvivenza, senza prospettive di futuro. La solidarietà verso i naufrraghi, e le persone migranti in genere, viene vista come un reato, se non come una strumentalizzzione politica. Per questa operazione politica e mediatica che mira a stravolgere il senso comune occorre un arsenale di parole che ingannano, o che nascondono la sostanza dei fatti che succedono ed i corpi delle persone.
Dopo che la distinzione tra “eventi migratori “da contrastare con attività di polizia (law enforcement) e attività di ricerca e salvataggio (SAR) è servita a legittimare l’omissione di soccorso, dopo che le procedure accelerate in frontiera hanno facilitato la narrazione fuorviante della strumentalizzazione delle richieste asilo delle persone che provengono da paesi di origine definiti, spesso a torto, come “sicuri”, il tassello che manca, per rilanciare la politica di difesa dei confini, è la criminalizzazione per legge delle attività di ricerca e salvataggio in quanto tali. I tentativi giudiziari di criminalizzazione che si sono fatti in Italia, a partire dal caso Iuventa, nel 2017, con decine di processi penali finiti prima ancora di cominciare, sono falliti, ed anche la politica dei fermi amministrativi è stata sconfitta, con la maggior parte dei provvedimenti di blocco delle navi umanitarie annullati o sospesi dai Tribunali civili. Anche se qualcuno parla di una sfida vinta dal governo Meloni, a proposito del ritiro della Geo Barents di MSF dalle attività di soccorso nel Mediterraneo centrale. Presto si capirà chi ha perduto davvero. Non solo nei tribunali, ma sui territori, dove le pratiche di solidarietà attiva si diffonderanno ancora di più. Perchè sarà sui territori che le leggi liberticide e le pratiche discriminatorie dovranno essere contrastate.
Si tenta di introdurre normative che permetterebbero di assimilare i soccorsi umanitari alle attività illegali di scafisti e trafficanti, con la Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante norme minime per prevenire e contrastare il favoreggiamento ingresso, transito e soggiorno illegali nell’Unione e in sostituzione del Consiglio Direttiva 2002/90/CE e decisione quadro del Consiglio 2002/946 GAI, sulla quale il Consiglio dell’Unione europea ha gà espresso un atto di indirizzo favorevole, con una posizione che dovrebbe costituire la base per la successiva negoziazione con l’altro co-legislatore, il Parlamento europeo. Il ministro della giustizia Nordio ha già espresso la sua posizione favorevole rispetto alla nuova Direttiva, che va ben oltre l’inasprimento delle sanzioni nei confronti dei “trafficanti”, considerato ancora il principale obiettivo da realizzare per la “difesa dei confini” che adesso dovrà essere disciplinata a livello europeo, ma in chiave nazionale. Si tende infatti ad introdurre un generale “via libera” ai singoli Stati per sanzionare le attività di ricerca e salvataggio svolte dalle organizzazioni non governative. Con questo rigurgito sovranista si smarrisce l’identità dell’Europa basata sulla Carta dei diritti fondamentali e sul rispetto dei diritti umani.
2. Secondo la più recente posizione del Consiglio dell’Unione europea, Gli Stati membri hanno mantenuto solo formalmente la proposta iniziale della Commissione di inserire una cosiddetta clausola umanitaria in un “considerando” (in premessa) della proposta. Lo scopo della clausola umanitaria è specificare che prestare assistenza ai migranti irregolari, in particolare l’assistenza ai familiari stretti o il sostegno per soddisfare i bisogni umani fondamentali, non può qualificarsi come reato penale di traffico di migranti.
Dal momento che questa clausola potrebbe restare prevista nella nuova Direttiva soltanto nelle premesse (Considerando), senza più comparire con una previsione specifica nella bozza di articolato che si andrà a discutere con il Parlamento europeo,, resterà in facoltà degli Stati membri decidere come affrontare la questione della cd. “clausola umanitaria” nella legislazione nazionale. Il testo provisorio adottato dal Consiglio sottolinea il fatto che gli Stati membri sono liberi di adottare o mantenere una legislazione nazionale che preveda misure più rigorose. In sostanza, ogni paese potrà fare come ritiene, e dunque in Italia potrebero essere inserite norme, che al momento non esistono, specificamente dirette a criminalizzare i soccorsi umanitari, a scapito del diritto al soccorso e del diritto di accesso al territorio per chiedere asilo.
Si apre dunque una fase di duro confronto in un Parlamento europeo ancora molto frammentato, dopo la risicata conferma della Commissione von der Leyen che, se riuscirà a trovare una posizione comune forte, dovrà affrontare una trattativa con il Consiglio UE, ormai dominato da capi di governi sovranisti. Di certo, anche in questo caso, si prospetta il rischio che il Parlamento e il Consiglio, sotto l’impatto della ventata populista e xenofoba che sta spazzando l’Europa (e non solo), alla fine trovino un intesa al ribasso che potrebbe permettere agli Stati membri di penalizzare i soccorsi umanitari cone non si è riusciti a fare finora.
Contro questo degrado del tessuto democratico europeo, e dei diritti umani sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, rimangono importanti argini, A livello europeo si dovrà esprimere una forte mobilitazione quando il Parlamento dovbrà votare su questa materia, e poi non appena la nuova Direttiva sarà entrata in vigore e dovrà essere implementata negli Stati membri. Come sarà necessario fare per tutti i Regolamenti “regressivi” previsti dal Patto europeo sulla migrazione e l’asilo, dovranno fare partire a raffica esposti ai giudici penali e richieste di rinvio pregiudiziale alla Corte di giusizia dell’Unione europea. Non sarebbe la prima volta che, dopo una pronuncia sfavorevole della Corte di Giustizia, il Parlamento UE ed il Consiglio siano costretti a modificare un Regolamento o una Direttiva,
3. A livello nazionale diventa sempre più importante il controllo giurisdizionale che si potrà esercitare su tutti gli atti legislativi interni, che si richiameranno alle nuove Diretive ed ai nuovi Regolamenti, previsti dal Patto europeo sulla migrazione el’asilo, ma che potrebbero risultare in contrasto con principi fondativi dello Stato democratico, come il diritto di asilo (art.10), le garanzie in materia di libertò personale (art.13), il diritto di difesa (art.24), sanciti dalla Costituzione repubblicana.
Sul piano del diritto internazionale poi, si potrà seguire la strada degli esposti ai Comitati delle Nazioni Unite che proteggono i diritti umani, ed in particolare i diritti delle persone migranti. Una cosa è certa. La nuova Direttiva sullo smuggling o altri atti legislativi dell’Unione europea, in forma di Regolamenti, non potranno modificare le sovraordinate Convenzioni internazionali di diritto del mare, e la Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951, alle quali fa riferimento persino il vigente Regolamento Frontex n.656/2014. Che nessuno ancora pensa di modificare, restando espressamente richiamato nel più recente Regolamento 1896/2019.
Da anni Amnesty chiede l’allineamento del Pacchetto facilitatori, di cui fa parte la nuova Direttiva sul contrasto dei trafficanti, al Protocollo delle Nazioni Unite sul traffico di esseri umani, che riconosce come l’attraversamento irregolare delle frontiere sia spesso l’unica possibilità per le persone in pericolo. In base all’art. 19 del Protocollo sul traffico di esseri umani, addizionale alla Convenzione di Palermo del 2000 contro il crimine organizzato transnazionale, “Nessuna disposizione del presente Protocollo pregiudica diritti, obblighi e responsabilità degli Stati e individui ai sensi del diritto internazionale, compreso il
diritto internazionale umanitario e il diritto internazionale dei diritti dell’uomo e, in particolare, laddove applicabile, la Convenzione del 1951 e il Protocollo del 1967 relativi allo Status di Rifugiati e il principio di non allontanamento”.
Le finalità di difesa dei confini, dietro le quali si nasconde la cacellazione del soccorso civile e l’abbattimento sostanziale del diritto di asilo, non potranno essere perseguite neppure a livello europeo con la criminalizzazione dei soccorsi umanitari, come in Italia si tenta di fare da anni, dal Decreto sicurezza bis n.53 del 2019, fino al più recente decreto legge Piantedosi (legge 15/2024), ulteriormente inasprito con il Decreto legge 145/2024 (adesso legge 187/2024).