“La casa brucia”: al Circolo ARCI dell’Isolotto Claudio Grassi introduce e presenta la mozione proposta da “Il coraggio della pace disarma”, invitati Elena Basile, Raniero La Valle, Domenico Gallo entra nel merito e Dmitrij Palagi esemplifica percorso che dentro i consigli comunali può essere avviato a partire da questo percorso, che proprio a Firenze aveva mosso i suoi primi passi nel settembre 2023 con “Disarma”.

Attraverso la mozione, si chiede con forza lo stop all’invio di armi (in Ucraina), che siano prese misure precise contro il genocidio del popolo palestinese; eppure oggi si propone di passare dall’1 al 2% di spese militari (secondo Crosetto), al 2.5% (per l’Unione Europea). Elena Basile propone una lettura in cui i conflitti bellici sono associati al dominio economico degli Stati Uniti, che rendono attualmente impossibile il multilateralismo, con la supremazia del dollaro che utilizza il predominio della guerra. Peraltro, se la fine della guerra dovesse coincidere, come si propone, con la vittoria di una delle parti, viene da chiedersi quale sia lo scenario in cui una delle parti si configuri essere il nucleare. Viene denunciata la presenza di oligarchie illiberali piuttosto che di democrazie, con la necessità di attuare una “demistificazione della narrativa istituzionale”, che ha giustificato il genocidio con l’auto-difesa, per cui “subiamo un linguaggio orwelliano che falsifica il reale e fa diventare realtà la mistificazione” con tre o quattro agenzie di stampa internazionali che mandano avanti la narrativa occidentale. È necessaria quindi la mobilitazione, “politica ed etica devono andare insieme”, spendendo un giudizio morale per le vittime del Mondo, senza perdere la capacità di indignarci.

Raniero La Valle, ripartendo da queste parole, invita a riflettere sul fatto che sia in gioco la ragione per cui vivere, ripercorrendo la storia delle guerre principali che hanno caratterizzato lo scenario contemporaneo. Agli ebrei della diaspora che vivono in Italia ricorda che è stata inviata una lettera, per chiedere loro perché non abbiano preso posizione. Eppure “la misura è colma” rispetto a guerre, violenze, minacce, e bisogna lottare per “rovesciare il corso della storia”. E se in alcuni passaggi storici non c’è stata una presa di posizione ad esempio dentro il mondo delle istituzioni religiose, partendo dal Papa, che ad esempio non condannò i bombardamenti in Vietnam per non prendere una parte, contrariamente alla base cattolica che invece manifestava perché finisse la guerra in quel paese, viene da chiedersi in quale scenario ci troviamo. Siamo passati attraverso la prima guerra del Golfo, la guerra del Kossovo, la seconda guerra del Golfo, le torri Gemelle, fino oggi al genocidio di Gaza. Le guerre, si denuncia, nascono dal dominio, gli Stati sovrani vogliono conquistare un dominio. È l’idea di uno stato armato che debba sottomettere la popolazione palestinese che sta portando oggi ad una strage. Che cosa dobbiamo fare? Rovesciare un corso storico.

Da queste parole riparte Domenico Gallo, ricordando alcuni passaggi recenti di escalation bellica, particolarmente il dicembre 2021, quale tempo in cui il vento di guerra ha iniziato a soffiare forte ed è stata “sventata la pace” quando, al tentativo della Russia di proporre un accordo, si è preferito altro e lo stesso parlamento europeo ha spostato gli interessi dei governi dei Paesi europei e della NATO dentro una lettura della Russia quale “stato terrorista”, con cui si è proposta quindi l’impossibilità di negoziare la pace. Ed, essendo la Russia stessa una potenza nucleare, il rischio che vengano usate armi nucleari è presente, anche se, nella lettura mistificante il reale, questo rischio è sottaciuto (oppure semplicemente sottovalutato). È necessaria quindi una mobilitazione universale, che coinvolga comitati di base popolari, sconfessando l’idea della vittoria quale obiettivo, che sarebbe invero un “suicidio collettivo”. Con la mozione che viene proposta si dice quindi no all’invio di armi, no alle armi, no agli euromissili, no alle direttive politiche portate avanti in Medioriente; l’onnipotenza di Israele deve cessare.

Dmitrij Palagi sottolinea l’importanza di iniziare dai consigli comunali, che sono luoghi di potere dove esercitare l’azione politica orientata alla pace; ricorda oltre La Pira anche Fabiani, e ricorda anche Angelo Baracca. Così come è stata approvata la mozione orientata al riconoscimento dello stato di Palestina, così è stata portata la mozione de “La casa brucia”; adesso si attende che la sindaca porti le sue proposte ovvero sostenga le progettualità. Oggi manca alla politica la capacità di dialogare, appaltata alle comunità religiose, mentre diviene necessario collocarci in un passaggio che faciliti questo atto trasformativo delle proposte. La mozione vuole smascherare anche le ipocrisie, quella ad esempio della presenza di un comando NATO a Firenze che poco si concilia con politiche orientate al disarmo e alla pace. È necessario disvelare le contraddizioni, non strumentalizzare il consenso sociale per il consenso elettorale. Le mozioni devono dialogare con le mobilitazioni che insistono e devono continuare ad essere. L’invito di Claudio Grassi nel chiudere è al passare da essere ascoltatori a divenire promotori di questa proposta (politica), partendo dalla mozione “La casa brucia”.

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Emanuela Bavazzano – redazione toscana di Pressenza