E’ stata presentata l’ottava edizione del Rapporto sui conflitti dimenticati della Caritas Italiana. Frutto di un lungo lavoro di studio portato avanti a cura di un gruppo ristretto di studiosi ed enti accreditati, il Rapporto si concentra sul peso mediatico delle guerre nell’agenda informativa, con particolare interesse agli aspetti umanitari e al legame tra guerra, ambiente e transizione ecologica.
Uno spazio di approfondimento è dedicato al ruolo dell’acqua, risorsa limitata per eccellenza, che può divenire causa, strumento e obiettivo di un conflitto. Guerre dimenticate che “non bucano lo schermo” e non fanno notizia: nel 2022 le notizie sulle guerre sono state 4.695, pari all’11,7% di tutte le notizie (42.271). Il 96,5% delle notizie di guerra parlano dell’Ucraina, il 3,5% parla di Afghanistan e Siria. Nel 2023, le notizie sulle guerre sono state 3.808, pari all’8,9% di tutte le notizie (42.976). Il 50,1% è concentrato sul conflitto israelo-palestinese, il 46,5% sulla guerra in Ucraina, il restante 3,4% è distribuito su 15 Paesi in guerra. In un anno sei Paesi in guerra non hanno ricevuto alcuna copertura mediatica: Bangladesh, Etiopia, Guatemala, Honduras, Iraq e Kenya.
Dopo una prima parte di taglio descrittivo-analitico che intende offrire uno spaccato dei fenomeni e delle tendenze in atto, con particolare riferimento allo scenario geopolitico dello scacchiere internazionale, la seconda parte del Rapporto riporta una serie di ricerche sul campo condotte ad hoc. Una di queste è il tradizionale sondaggio demoscopico, realizzato per la seconda volta dall’Istituto Demopolis, relativo alla conoscenza e alla percezione dei conflitti nell’opinione pubblica, realizzato su un campione rappresentativo di italiani. Il sondaggio si sofferma su vari aspetti legati alla guerra.
Questi alcuni dati che emergono dal Rapporto: il 71% degli intervistati è in grado di citare almeno una guerra degli ultimi cinque anni, conclusa o ancora in corso (nel 2021 era il 53% della popolazione). Il conflitto più spontaneamente citato è quello russo-ucraino (47%); l’attenzione degli italiani è ancora legata alla dimensione locale: il 65% si interessa di cronaca locale, non di grandi eventi internazionali. Tuttavia, rispetto al 2021 tale attenzione sta aumentando; l’80% degli italiani considera le guerre come avvenimenti evitabili e non legati in modo indissolubile alla natura profonda dell’uomo (erano il 75% nel 2021); buona la fiducia nel ruolo della comunità internazionale per prevenire la guerra o attivarsi per la mediazione tra le parti: il 72% vorrebbe potenziare il ruolo dell’Onu e il 74% non vuole interventi armati ma il ricorso alla mediazione.
Il Rapporto mette a fuoco i 52 Stati del mondo che vivono situazioni di conflitto armato. Erano 55 nel 2022. Di questi, 4 guerre sono ad altissima intensità, con più di 10mila morti (erano 3 nel 2022), come le guerre civili in Myanmar e Sudan, conflitti Israele-Hamas e Russia-Ucraina. 20 guerre invece sono ad alta intensità (1.000-9.999 morti) ed erano 17 nel 2022. Sono invece 170.700 i morti a causa diretta di azioni di guerra, erano 153.10 nel 2022, il numero più alto dal 2019.
Le operazioni multilaterali di pace sono 63 (64 nel 2022) e un terzo delle operazioni è coordinato dall’ONU. Sono 100.568 gli operatori civili e militari impegnati in operazioni di pace (a dicembre 2023) ed erano 114.984 nel 2022. Quanto alla spesa militare mondiale: siamo arrivati alla folle cifra di 2.443 miliardi di dollari. Il massimo storico. Per la prima volta dal 2009 si registra un aumento delle spese militari in tutti i continenti: +6,8%, ovvero 2,3% del PIL globale, 306 dollari a persona. La spesa militare USA è arrivata a 820 miliardi di dollari (+2,3%), quella della Cina a 296 miliardi di dollari (+6%), la spesa della Russia ammonta a 109 miliardi di dollari.
Sono i bambini le prime vittime dei conflitti. Secondo i dati diffusi nell’ultimo Rapporto dal Segretario generale ONU per i bambini e i conflitti armati, del giugno 2024, sono state registrate nel mondo 32.990 gravi violazioni contro i bambini in 25 conflitti nazionali e nel conflitto regionale del bacino del Lago Ciad: il numero più alto mai registrato dal 2005, data di inizio delle attività di monitoraggio. Le violazioni includono sei categorie: uccisioni e menomazioni; reclutamento e utilizzo dei minori in gruppi e forze armate; violenza sessuale; rapimenti; attacchi a scuole e ospedali; diniego dell’accesso umanitario.
In ordine alle Uccisioni e menomazioni, nel rapporto del 2024 è stato registrato il numero più alto di casi di questa violazione dall’inizio del monitoraggio con un aumento del 35% dallo scorso anno: da 8.647 nel 2022 a 11.649 bambini uccisi o mutilati nel 2023. Quanto ai bambini rapiti nei conflitti armati. il numero è aumentato, raggiungendo per il terzo anno consecutivo un record storico: 4.356 bambini rapiti nel 2023, la maggior parte maschi. La situazione in Ucraina è particolarmente preoccupante: nel febbraio 2022 sono stati riportati 1.682 attacchi alla salute dei minorenni, a danno di operatori sanitari, forniture, strutture, magazzini e ambulanze e oltre 3.000 attacchi a strutture educative, che hanno lasciato circa 5,3 milioni di bambini ucraini senza un accesso sicuro all’educazione.
Conflitti che portano alla fame milioni di persone: quasi 300 milioni di persone nel mondo sono dipendenti da aiuto umanitario, in quanto non possiedono alcuno strumento per soddisfare in modo autonomo i propri bisogni primari. È una popolazione che si avvicina al 70% di quella dell’Unione europea. 74,1 milioni di persone in Africa orientale e meridionale sono dipendenti da assistenza umanitaria. La guerra in Sudan ha generato nel 2023 bisogni umanitari per 15,8 milioni di persone, stimate a 30 milioni di persone per il 2024. Ben 3,5 milioni di loro sono bambini. Questo fa del Sudan il Paese con il più alto numero di bambini sfollati in tutto il mondo.
Qui una Scheda di sintesi dell’ 8° Rapporto: “Il ritorno delle armi. Guerre del nostro tempo” (ed. San Paolo)