Riceviamo e pubblichiamo da Patrizia Sterpetti, WILPF ITALIA APS.

Il 23 novembre 2024 presso la Casa Internazionale delle donne di Roma si è svolto, in coincidenza con il passaggio della Terza Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza, il 2° incontro dedicato a nucleare e genere del Progetto: “Abolire il nucleare con i Saperi, la Memoria, le Reti, i Territori” finanziato dall’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia (U.C.E.B.I.).

Giulia Rodano del Direttivo della Casa ha dato il benvenuto e Patrizia Sterpetti ha presentato il progetto e le relatrici: Bruna Bianchi, storica, Università di Venezia, direttrice della rivista DEP (Deportate, Esuli, Profughe); Daniela Padoan, scrittrice, ambientalista, direttrice dell’associazione Libertà e Giustizia; Mary Olson, biologa, direttrice del GRIP “Gender Radiation Impact Project”; Laura Varella, esperta di disarmo, del Programma Reaching Critical Will WILPF; Angie Zelter, attivista storica di LAP Lakenheath Alliance for Peace.

Prima di dare loro la parola ha sottolineato gli obiettivi della Terza Marcia Mondiale e la facilità nel trovare il consenso delle relatrici a partecipare, che ha definito come “un abbraccio di volontà” parafrasando il nome del programma per il disarmo WILPF “reaching critical will” “raggiungendo una volontà critica”.

Bruna Bianchi ha presentato un intervento intitolato: “Per una scienza femminista, decoloniale, dei cittadini e delle cittadine” nel quale ha illustrato l’apporto differenziale delle donne scienziate come la genetista Charlotte Auerbach e le epidemiologhe Alice Stewart e Rosalie Bertell.

Diversamente dagli uomini queste hanno puntato sulla divulgazione, usando un linguaggio semplice, rivolgendosi in particolare alle cittadine, per stimolare la partecipazione civica e la responsabilità collettiva.

Hanno sfidato la segretezza dei programmi atomici militari e civili che stimolavano la crescita dell’industria atomica. Hanno perso per questo i fondi per la ricerca, hanno subito l’occultamento dei risultati delle loro indagini sui danni alle vittime.

Nel caso di Alice Stewart questa sorte è stata condivisa con l’epidemiologo Thomas Mancuso (mandato prematuramente in pensione), insieme al quale, con lo statistico George Kneale, avevano studiato negli USA gli effetti della radioattività sui lavoratori di Hanford, il più grande e antico complesso per la produzione di nucleare.

Rosalie Bertell fu critica rispetto alla ricerca di solo laboratorio, che non tiene conto di tutte le variabili. Questo tipo di scienza femminista, anti-coloniale, dei cittadini, si è legato al movimento femminista anti-nucleare. Alice Steward e Rosalie Bertell a Newbury hanno difeso, come esperte, le attiviste del Greenham Common.

Daniela Padoan ha presentato la riedizione con una sua prefazione del libro di Robert Junk “Lo Stato atomico” (2024, Castelvecchi, Roma, per la collana da lei diretta Lupicattivi). Jungk, scampato alle persecuzioni naziste, visitò il Giappone, non credette alla retorica del “mai più”, diventò attivista per la pace collaborando con Günther Anders, partecipò ad azioni nonviolente davanti a siti nucleari contro gli euromissili nucleari Cruise a Mutlangen in Germania, a Common in UK, a Comiso in Sicilia (dove difese l’attivista Giorgio Nebbia).

Si schierò contro lo sfruttamento industriale dell’energia atomica e al “nucleare di pace”.
Associò il disastro di Hiroshima alla catastrofe industriale e considerò il potere nucleare l’antitesi della democrazia e della pace. Considerò i nuovi promotori del nucleare “giocatori d’azzardo scientificamente preparati”. Per l’attualità del suo pensiero Padoan intende pubblicare in italiano tutti i libri di Jungk.

Mary Olson – che avevamo conosciuto a Vienna in occasione della Conferenza Umanitaria durante il 2MSP del TPNW nel 2022 – con la sua relazione e poi con i suoi commenti ha spiegato perché le armi atomiche e le centrali nucleari sono nocivi alla salute e al pianeta.
Come recita il suo intervento: “La radiazioni atomiche sono più dannose per le ragazze e per le donne che per i ragazzi e gli uomini”.

Ha messo a disposizione la sua presentazione e i suoi contatti, che alleghiamo. Ha sottolineato di essere in pensione ma di contare molto sul proseguimento delle ricerche da parte dei giovani.

Ha ricordato in relazione al documentario della regista Heidi Hutner “Radioactive: The Women of Three Mile Island” (2022) come la nocività della centrale nucleare di Three Mile Island è attestata anche prima dell’incidente verificatosi nel 1979. Le donne hanno trovato il coraggio di parlare perché erano amiche e si sono sostenute a vicenda.

Laura Varella ha illustrato in un intervento intitolato: “Costruire connessioni tra i movimenti anti-nucleare e per il clima” alcuni aspetti emersi nello studio: “Petrobromance, Nuclear Preisthood & Police Repression. Confronti femministi con industrie violente e movimenti per abolirle”.

Questa ricerca basata anche su numerose interviste ad attivisti negli USA, in Brasile, in Australia, nelle Filippine, in Pakistan, in Zimbabwe evidenzia le minacce all’umanità della crisi climatica e delle armi nucleari.

Tutta la catena del nucleare dalla estrazione dalle miniere di uranio, la produzione, i test, fino alle scorie causano un indicibile danno per la salute e l’ambiente.

Il colonialismo nucleare ha un impatto sulle popolazioni indigene e sulle comunità marginalizzate.

I combustibili fossili hanno un impatto sul cambiamento climatico con una dinamica coloniale simile: i benefici vanno al Nord Globale mentre la distruzione di comunità e di territori avviene nel Sud Globale.

Altro punto in comune ad entrambe le industrie sono il patriarcato e la mascolinità, sia rispetto al controllo che al modo in cui vengono viste queste tecnologie e affrontate le persone che le criticano. La mascolinità è associata agli armamenti nucleari e ai combustibili fossili.

In Norvegia il 70% degli uomini non crede al cambiamento climatico; l’attaccamento ai combustibili fossili coincide con quello che l’uomo bianco rappresenta. Entrambi i settori sono dominati in maggioranza dagli uomini, le donne sono minoranza e percepiscono salari più bassi.

Un altro aspetto è l’impatto misogino, ad esempio nel corso delle trattative per l’adozione del TPNW; coloro che si stavano esponendo per la ratifica venivano ridicolizzati come troppo emotivi e venivano colpevolizzati. Quindi nell’ottica di WILPF per affrontare il nucleare bisogna comprendere la mascolinità e il patriarcato.

Entrambe le industrie adottano la cattura dello Stato, esercitando potere sui governi, usando strategie per influenzare la narrazione, facendo donazioni ai partiti politici e alle lobbies.

È radicato il sistema delle “porte girevoli” tra le industrie e i funzionari di governo: chi lavorava per l’industria nucleare o per i combustibili fossili passa a lavorare per il governo.
Negli USA il 64% dei lobbisti dei combustibili fossili lavorava per il governo.

La violenza di Stato è la stessa contro i movimenti contrari ai combustibili fossili come al nucleare. Viene attuata per mano di militari, polizie o sicurezza privata. La pratica più frequente è quella di considerare terroristi gli attivisti. È necessario condividere informazioni e strategie di resistenza, coordinarsi, fare ulteriori ricerche e imparare gli uni dagli altri.

Bisogna sfidare e trasformare non solo l’industria nucleare, ma anche i sistemi di oppressione: Militarismo, Capitalismo, Patriarcato, Colonialismo. Per contrastare la cattura degli Stati occorre il disinvestimento, il boicottaggio, la controinformazione.
I movimenti abolizionisti devono coinvolgere i popoli indigeni. Bisogna fermare la macchina nucleare e universalizzare il TPNW.

Angie Zelter ha esortato gli Europei ad unirsi ad aprile Nel regno Unito. Le donne devono organizzarsi e sostenersi reciprocamente.

Gli USA causano devastazione e guerre, stracciano trattati internazionali e la seconda Presidenza di Trump aggrava la situazione. Hanno 800 basi militari, le basi sono sotto il loro controllo e in UE c’è lo stoccaggio delle bombe nucleari, quindi l’UE è il primo fronte della guerra nucleare.

La base US Air Force nel Suffolk nel 2008 aveva visto la riduzione delle armi atomiche grazie alla resistenza popolare. É la più grande base aerea USA in Europa, collegata ad Europa, Africa e Asia, con intervento immediato. Da questa base sono partiti aerei diretti in Kuwait, Iraq, Afghanistan, Serbia, Libia.

Le armi nucleari che stanno tornando rendono la base ancora più pericolosa. Un video documenta il campo tenuto a luglio sostenuto da 42 associazioni, compresa la WILPF Italia. Anche l’Italia ha basi militari internazionali che operano in Medio Oriente, per questo chiede di partecipare ad aprile, per imparare reciprocamente e creare piani comuni, trascorrere del tempo insieme facilita le nostre campagne.

Il campo durerà dal 15 al 24 aprile, il 26 ci sarà il primo blocco della base dopo una conferenza di pace alla quale sono invitati tutti gli internazionalisti. L’ospitalità e il cibo saranno gratuiti, avverranno vari workshop – sono aperti a proposte – vi sarà un servizio di vigilanza multireligioso e multiculturale, si potranno fare interviste alle persone che abitano a ridosso della base militare.

Dal pubblico domande da parte di Noemi Colombo, docente, Pilar Castel, poeta e attrice pacifista; da parte di un giovane stupito di sentir parlare in termini negativi del nucleare civile.

Spontaneo l’intervento di Giorgio Ferrari, fisico nucleare ravveduto. Ex responsabile del combustibile nucleare per tutte le centrali nucleari dell’ENEL, è stato un ispiratore della campagna contro la centrale nucleare di Montalto di Castro, continuando a lavorare per l’ENEL per occuparsi di persona della supervisione.

Dal 1986 con l’incidente di Černobyl ha dato le dimissioni all’ENEL e ha fatto obiezione di coscienza senza ricevere alcuna solidarietà. Non esiste un nucleare “di pace”, esiste forse un nucleare civile. Il progetto di Fermi era bellico e lo è stato per undici anni, dal 1942 al 1952, quando Eisenhower pronunciò il discorso su “l’atomo di pace” per la produzione di energia elettrica.

Si parla infatti di dual use, di doppio uso, la via più semplice per fare bombe nucleari è la produzione di plutonio, l’altra è l’arricchimento dell’uranio 235, estremamente costoso.
Questa è la strada intrapresa da Israele, India e Pakistan che ricavano 40-50 chili di plutonio all’anno. Se si considera che per fabbricare una bomba ci vogliono 5-6 chili di plutonio è facile rendersi conto di quante se ne possano produrre.

Ci sono i controlli da parte dell’AIEA, ma gli ammanchi di materiali fissili nel corso degli anni sono stati tanti, sia per l’uranio che per il plutonio.

È fazioso cercare di separare il nucleare civile dal militare. Si parla di life cycle assessment: non bisogna solo considerare il momento della generazione elettrica rispetto all’impatto ambientale del nucleare, la valutazione va fatta su tutto il ciclo, dall’estrazione a quando diventa rifiuto. L’impatto del nucleare, dei rifiuti – ancora non risolto – è molto più grave di quello dei combustibili fossili.

Mary Olson si inserisce precisando che dividendo gli atomi si produce calore, il reattore nucleare fa bollire l’acqua e il vapore fa girare le turbine che generano energia. Il 90% di quel che rimane sono scorie, i costi per lo stoccaggio delle scorie nucleari sono molto maggiori del profitto ottenuto (vedi la centrale di Onkalo in Finlandia), e questi costi non comprendono la spesa sanitaria necessaria per curare le malattie arrecate dagli incidenti di Three Mile Island o di Fukushima. Per raffreddare il vapore ci vuole energia, che impatta la crisi climatica. Grandi o piccoli i reattori sono comunque pericolosi. L’unica soluzione è quella di ridurre il consumo di energia.

Giorgio Ferrari sulla pericolosità delle radiazioni ricorda come dalla metà degli Anni Settanta si è interessato agli studi di Thomas Mancuso da cui è nato l’interrogativo sulle piccole dosi del nucleare. Generalmente si definisce una soglia sotto la quale non c’è nocività ma questa è un’affermazione apodittica perché non si studia cosa fanno le piccole dosi.

Il video sul campo antinucleare di Lakenheath svoltosi nel luglio 2024 ha concluso l’evento. Chi vuole unirsi ad aprile 2025 contro il ritorno di bombe nucleari in UK compili il format:
https://lakenheathallianceforpeace.org.uk/sign-up/

L’ultimo libro di Angie Zelter può essere visto su http://tridentploughshares.org/activism-for-life-a-new-book-by-angie-zelter/