Non mette di buon umore sapere che le autorità stanno accelerando, anche nei presidi sanitari bresciani, la costituzione di depositi di ioduro di potassio, le pillole a base di sali di iodio «da distribuire come antidoto alla popolazione in caso di evento nucleare avverso».
Il fatto di fare scorta di farmaci utili in caso di un’esposizione di massa a radiazioni nucleari può voler dire che la percezione del rischio, ai piani alti delle istituzioni, è aumentata.
Fra l’altro la «timeline» delle relative disposizioni si sovrappone allo scoppio e all’evolversi della guerra in Ucraina. Benché l’Italia non abbia centrali nucleari, ne è circondata per parte della Francia, Svizzera, Austria e Slovenia. Insomma non siamo mai stati indenni da rischio radioattivo.
L’Asst del Garda (che gestisce gli ospedali di Desenzano, Gavardo e Manerbio) ha convocato per il 17 dicembre 2024, con lettera firmata dalla direzione sanitaria, una riunione che ha per oggetto «Microdepositi di ioduro di potassio», precisando nella stessa lettera che si tratta di un «antidoto da distribuire alla popolazione e agli operatori in caso di evento nucleare avverso», in attuazione delle ultime disposizioni statali e regionali.
Che si voglia accelerare sembra testimoniarlo anche il fatto che nella riunione del 17 dicembre all’Asst del Garda siano invitati non solo i dirigenti medici e amministrativi, ma anche, come scritto nella convocazione, «farmacisti, autisti di collegamento e operatori di magazzino».
“Se si informano i magazzinieri e gli autisti, riunendoli insieme a medici e dirigenti, vuol dire probabilmente che siamo alla preparazione di una fase molto operativa.” – scrive il Bresciaoggi.
Questa attività intrapresa dall’azienda ospedaliera con sede a Desenzano, del resto, è solo l’attuazione di una delibera della Giunta di Regione Lombardia, del 30 ottobre 2003, che dispone di «istituire 30 microdepositi sul territorio regionale dedicati allo stoccaggio di Ioduro di potassio».
Firmata dal governatore Attilio Fontana e avente per oggetto «Schema di intesa tra Regione e Ministero della Salute per la messa in disponibilità di antidoti», la delibera cita fra l’altro «il Piano nazionale di difesa per il Settore sanitario, che prevede la costituzione e la gestione di una scorta strategica di presidi di tipo farmacologico utilizzabili in caso di atti ostili nei confronti della popolazione mediante uso – così è riportato – di armi chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari (Crbn) rivolte contro la popolazione».
Negli ultimi due anni circa, fra l’altro, Regione Lombardia si è anche attivata per garantirsi la fornitura di queste pillole, con un bando di Aria (Azienda regionale per l’innovazione e gli acquisti), del valore di 900 mila euro aggiudicato già nel giugno 2022. Si parla di uno stock di 10 milioni di compresse sino ad ora a disposizione: meglio restassero in quei 30 depositi, ma intanto ci si attiva.