La “gioia” e le file di macchine che “intasano” le strade, nonostante il monito dell’esercito di Israele e il fatto che quello al sud sia un ritorno verso il nulla, “città e villaggi sono stati distrutti”. Racconta così Beirut dopo la notizia del cessate il fuoco Saad Kiwan, giornalista e commentatore libanese.
La sua testimonianza è condivisa con l’agenzia Dire al telefono. Kiwan è stato caporedattore del quotidiano Al-Safir e ora guida NowLebanon, testata nazionale in lingua inglese. “Beirut si è svegliata stamattina con la speranza di riprendersi la sua libertà e il desiderio di rivivere la propria
abituale quotidianità di città aperta e plurale, nonostante il cessate il fuoco di fatto non sia ancora entrato in vigore”, riferisce il giornalista.
“File di macchine hanno intasato le strade per riportare decine di migliaia di profughi verso il sud
malgrado l’avvertimento del portavoce dell’esercito israeliano di non tornare adesso e di aspettare un suo segnale; proprio da lui che da mesi ‘guidava’ gli spostamenti delle persone indicando con
messaggi via Facebook i palazzi che sarebbero stati bombardati e rasi al suolo”. Kiwan torna alla giornata di ieri: “La gioia del ritorno era palpabile già dal pomeriggio, appena si era sparsa la voce di un possibile accordo di cessate il fuoco”.
La nuova fiammata del conflitto in Medio Oriente ha però lasciato ferite e macerie. “C’è chi ha cominciato a mettere a posto quei pochi vestiti e quelle poche cose che possiede in attesa del ritorno verso il nulla” riferisce il cronista, “perché gran parte delle città e villaggi sono stati distrutti”. Kiwan sottolinea: “La voglia di tornare, anche se solo fisicamente, per riassaporare l’aria del villaggio, animava parecchi nelle piazze e nelle strade di Beirut ed era al centro delle testimonianze di coloro che venivano intervistati dalle tv locali”. Il giornalista continua: “La parola ‘voglio tornare’ viene gridata oggi anche dai ragazzini che gironzolano attorno ai loro genitori cercando qualche giocattolo che non hanno”.
A Beirut stamane non si sentono esplosioni. “Regna la calma”, dice il giornalista, “perché i bombardamenti ieri hanno proseguito fino a tardi ma nella notte ha piovuto”. Secondo Kiwan, la pioggia è stata un messaggio, “come per dire che anche la natura vorrebbe festeggiare il cessate il fuoco”.