“Il governo continua a trattare la migrazione come un’emergenza da respingere, anziché come un fenomeno sociale strutturale da regolare in maniera seria ed equa. Il decreto Flussi è l’ennesimo pessimo intervento sul tema”. Così EMERGENCY commenta in una nota il Decreto Flussi all’esame della Camera. “Un provvedimento arrivato, sulla carta, per migliorare i meccanismi legati a click day, permessi per lavoratori stranieri e procedure per la domanda di asilo, ma che renderà anche più complicato il lavoro delle Ong impegnate nelle attività Sar nel Mediterraneo centrale, a tutela della vita delle persone migranti”.
“Il risultato – prosegue l’Ong – è di sicuro impatto positivo per la propaganda del governo e negativo per la vita delle persone in movimento, che per ottenere la protezione internazionale nel nostro Paese avranno meno tutele e dovranno affrontare nuovi ostacoli”.
Vanno in questa direzione le misure che obbligano il richiedente asilo a collaborare nell’accertamento della sua identità, quelle per velocizzare l’identificazione dei migranti, la riduzione delle tempistiche per fare ricorso in caso di diniego della domanda di protezione internazionale, le disposizioni per snellire le procedure accelerate di frontiera e rendere più facile il trattenimento dei richiedenti asilo e quelle per rendere più difficili i ricongiungimenti familiari. Idem dicasi per la norma che riduce da 60 a 10 giorni il tempo a disposizione per fare ricorso contro i provvedimenti di fermo amministrativo delle navi umanitarie, o quella che amplia la prescrizione destinata alle Ong-Sar di non creare situazioni di pericolo a bordo sostituendo le parole “a bordo” con le seguenti: “per l’incolumità dei migranti”.
Inoltre il provvedimento sottrae la competenza sulla convalida del trattenimento di richiedenti asilo alle sezioni specializzate in immigrazione dei tribunali civili e la affida alle già oberate Corti d’Appello, esautorando di fatto i giudici delle sezioni specializzate.
“Preoccupante anche la misura che secreta gli appalti per la cessione a Paesi terzi di mezzi e materiali per rafforzare il controllo delle frontiere e dei flussi migratori – prosegue EMERGENCY – che in pratica significa non sapere più niente delle motovedette che cediamo a Libia o Tunisia”.
La decisione di far confluire il decreto Paesi sicuri in questo provvedimento – si legge ancora nella nota dell’Ong – ribadisce la volontà dell’esecutivo di ridurre lo spazio del confronto e mantiene nella lista dei Paesi “sicuri” anche Bangladesh, Egitto e Tunisia, ossia dei Paesi che non possono essere definiti tali, come evidenziato anche da diversi report delle agenzie delle Nazioni Unite.
“Inoltre, arriva l’applicazione del decreto Piantedosi anche agli aerei delle Ong che pattugliano il mare per trovare e segnalare le imbarcazioni in difficoltà. Ad eccezione del permesso speciale e temporaneo concesso alle vittime di caporalato che denunciano o dei 60 giorni di permesso cuscinetto concessi ai lavoratori stranieri allo scadere del contratto, le misure di questo decreto riducono le tutele per i migranti e sono ispirate a una logica punitiva per persone in movimento e Ong. Uno dei suoi effetti più concreti sarà ostacolare l’impegno umanitario di associazioni e Ong e agevolare i guadagni dei trafficanti di persone, aumentando anche i rischi per chi attraversa il Mediterraneo. Lungo la sola rotta del Mediterraneo centrale dall’inizio dell’anno al 16 novembre, come risulta dai dati dell’Oim, si contano almeno 515 morti e 830 dispersi” conclude EMERGENCY.