Fa parte della necessaria transizione dell’agricoltura europea anche la fine delle gabbie nelle quali sono detenuti ogni anno 300 milioni di animali, 40 milioni in Italia. Conigli, volatili, scrofe in gestazione, vitellini. Il 21 novembre alla Camera dei deputati, in conferenza stampa, le iniziative italiane ed europee per la fine di questa modalità di allevamento sono state illustrate da parlamentari dell’opposizione e dall’organizzazione Compassion in World Farming (Ciwf), parte della coalizione End the Cage Age, 170 aderenti su tutto il continente.
Grazie a 1,4 milioni di firme raccolte in tutta Europa con il metodo Ice-Iniziativa dei cittadini europei, la coalizione aveva ottenuto nel 2021 l’impegno non vincolante della Commissione europea a presentare entro il 2023 una proposta legislativa per vietare l’allevamento in gabbia. Impegno non rispettato.
Ma, come ha spiegato Anna Maria Pisapia a nome di End the Cage Age, il nuovo commissario europeo all’agricoltura sta prendendo impegni e il documento finale del Dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura europea ha esortato la Commissione nello stesso senso. Inoltre oltre mille aziende alimentari si sono impegnate a non utilizzare le gabbie per gli allevamenti di ovaiole; in Italia alcuni produttori del settore suinicolo si sono impegnati a eliminare quelle per le scrofe. Occorrerebbe introdurre intanto sui prodotti di filiera un bollino cage-free come segno di riconoscimento e incentivo, nel quadro del Sistema qualità nazionale benessere animale (Sqnba) che partirà l’anno prossimo.
Ma la maggioranza ha bocciato l’emendamento presentato in questo senso in sede di legge di bilancio dall’opposizione per inserire il cage-free nel sistema, hanno spiegato i deputati presenti.
Ciwf ha anche presentato la sua inchiesta sulle condizioni di vita in gabbia dei conigli in alcuni allevamenti italiani e polacchi: minuscoli spazi di ferro sovraffollati che impediscono il minimo movimento e le attività tipica della specie.