Come mettere in pratica a livello locale i primi due punti della gerarchia europea sui rifiuti, ovvero riduzione e riutilizzo?

Una delle strade l’ha indicata il governo Conte II a fine 2019 nell’ambito del decreto clima.

All’articolo 7 (misure per l’incentivazione di prodotti sfusi e alla spina) aveva introdotto una norma attraverso cui ai clienti era consentito “utilizzare contenitori propri purché riutilizzabili, puliti e idonei ad uso alimentare.” Inoltre per incentivare alla vendita di prodotti sfusi era concesso ai negozi che attrezzassero specifici spazi per la vendita di prodotti alimentari o detergenti sfusi o alla spina un contributo fino a 5.000 euro essendo l’importo massimo di 20 milioni di euro relativi agli anni 2020 e 2021. Purtroppo di lì a pochi mesi l’irruzione della pandemia da Covid avrebbe travolto anche questo provvedimento incentivando anzi l’uso esasperato dell’usa e getta. Ma oggi non c’è più motivo per non applicare tale norma.

Un contributo decisivo alla lotta allo sconvolgimento climatico può essere data proprio dalla riduzione dei rifiuti a monte. Uno dei modi per ridurre i rifiuti è evitare di comprarne montagne quando andiamo a fare la spesa, con particolare riferimento agli imballaggi e contenitori di plastica per prodotti alimentari e per l’igiene personale e casalinga. Per quanto riguarda gli acquisti di verdura, frutta, pesce, gastronomia, detergenti, ecc. il decreto citato indica chiaramente la strada: portarsi i contenitori da casa. Non è utopia invertire la rotta; poteva apparire impossibile riuscire a convincere le persone a rinunciare ai sacchetti usa e getta per la spesa o alle bottigliette di plastica da portare in ufficio, in fabbrica o a scuola. E invece è successo, tanto che ora sono sempre di più lavoratori e studenti che usano borracce o chi va a fare la spesa portandosi la sporta riutilizzabile da casa. Insomma le abitudini possono cambiare se società, mezzi di informazione, politica si impegnano con convinzione in azioni a livello culturale ed organizzativo.

Nel Biellese cosa fanno Cosrab e Seab rispetto alle prime due azioni della gerarchia europea ovvero riduzione dei rifiuti e riutilizzo? Pare proprio poco. A leggere la presentazione della mission di Seab nella sua homepage si legge del resto che si tratta di “raccolta e smaltimento dei rifiuti” nessun cenno quindi alle due R di riduzione e riutilizzo. L’unica limitata attività in tal senso si riferisce alle giornate del riuso, ovvero il baratto di mobili e elettrodomestici conferiti in una giornata specifica in un dato luogo. Ma a leggere il calendario di tale evento troviamo solo un appuntamento che si è svolto a Candelo a settembre e uno a Donato a novembre. Nulla da parte di Cosrab.

Greenpeace ha svolto un’indagine proprio sulla pratica dei contenitori riutilizzabili. Su 54 punti vendita di tutta Italia ha verificato che solo nel 44% dei casi è stato possibile utilizzare il proprio contenitore. Gli altri non lo hanno permesso nonostante i contenitori fossero perfetti. E’ successo per mancata conoscenza della legge, mancanza di disposizioni della direzione del punto vendita, supposti problemi di pesatura e di posa dei codici a barre. In sostanza questa legge fondamentale sugli sfusi è applicabile ma occorrono informazione, formazione e accordi operativi tra enti e aziende istituzionalmente deputate e mondo del commercio. Per i cittadini che vanno a fare la spesa si tratta di portare insieme al sacco riutilizzabile i contenitori necessari per gli acquisti che si intende fare. E’ chiaro che una volta era tutto più semplice. Erano diverse le abitudini e i ritmi di lavoro e di apertura degli esercizi commerciali.

Quando i supermercati erano assenti o poco diffusi si andava ancora nel negozio, anzi in negozi diversi, avendo ben chiaro cosa si sarebbe acquistato. Ora una città come Biella, ma lo stesso accade altrove, è infarcita di supermercati che uccidono le attività dei piccoli esercenti. Ma occorre d’altra parte fare i conti con tale cambiamento, per cui i compiti che spettano al Consorzio e alla Società incaricate di occuparsi di rifiuti sono duplici: da una parte un’operazione su vasta scala a livello culturale per indurre i cittadini a usare i contenitori riutilizzabili, i sacchetti, le retine, e poi una parallela azione presso i supermercati e i negozianti per informarli sulla legge di cui si è detto, sensibilizzarli, incentivarli, e far sì che sia consentita ai clienti questa pratica. Ovviamente si può anche fare di più che consentire, i supermercati possono stimolare l’adozione di questo modo ecologico di fare la spesa. E le istituzioni pubbliche da parte loro possono dare un riconoscimento a tali esercizi commerciali facendo in modo di contraddistinguerli con una sorta di marchio di qualità ecologico. Qualcosa di analogo ai marchi di qualità delle eccellenze gastronomiche locali. In questo caso si tratterebbe di un marchio verde di qualità ambientale.

Ci sono poi anche altri modi per ridurre i rifiuti da parte dei cittadini. Ne riparleremo.